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COME CI “RAGGIUNGONO” I NOSTRI AFFETTI DEFUNTI

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I nostri cari defunti ci “raggiungono” con più facilità, se qui sulla terra possono trovare pensieri, sentimenti e sensazioni, rivolti a loro. L’amore, la simpatia costante che conserviamo verso i defunti stabiliscono questo collegamento.

I defunti si chiamano con un moto di affetto. E’ questo che crea il contatto. E’ questo che loro sentono. Bisogna ricordarli in situazioni che abbiamo vissuto insieme, anche le più semplici, non importa se recenti o remote (ad esempio mentre parlava o si lavorava insieme). In altre parole si dovrebbero immaginare delle scene reali.

Quando una o più persone defunte ci vengono improvvisamente in mente, mentre stiamo svolgendo le nostre attività consuete, dobbiamo arguire che sono loro che stanno chiedendo la nostra attenzione. A quel punto è doveroso per noi dedicare loro qualche minuto del nostro tempo, così come faremmo per un appuntamento telefonico: qualche minuto speso per uno “scambio” di idee. Si tratta infatti di uno scambio e non di un discorso unilaterale: uno scambio che risulterà benefico per entrambi.

Questo tipo di attività dovrebbe essere ordinata e programmata con metodo ed esercizio. Essere fedeli e puntuali indica correttezza da parte nostra nei loro confronti, anche se ciò può comportare qualche piccolo sacrificio. Noi abbiamo bisogno di loro quanto loro di noi.

Rudolf Steiner

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

NELLE RELAZIONI SII PIETRA DURA

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FIGLIA MIA, SII PIETRA DURA
per chi vuole scalfire il tuo mondo
e modellarti come meglio crede.

Sii roccia impervia
per gli amori malati,
che vogliono domarti
e pretendono di tenerti a bada
e vorrebbero isolarti dal mondo intero,
per averti tutta per loro.

Non mendicare amore,
per paura della solitudine.
Fai della mancanza un’occasione per diventare tormenta.
Scagliati come un’onda d’urto
che si oppone agli abbandoni,
alla sofferenza, al dolore.
Sii più forte di loro.
Falli tremare.

Impara a costruire muri,
vette invalicabili,
per chi ti manca di rispetto
per chi osa con la violenza , quella dei gesti
o delle parole.

Fatti caverna inaccessibile
in cui nascondere il tuo cuore di perla
dalle false persone.
Da chi ti mette da parte,
quando pensa che ci sia di meglio.
Da chi fa finta di non vederti,
perchè non servi più.
Da chi non trova il tempo,
quando tutto ciò di cui hai bisogno è presenza.

Sii superficie marmorea, lucente,
per farti scivolare addosso gli insulti, le umiliazioni.
Di chi vuole impedirti di crescere, di essere migliore.

Non accettare mai compromessi.
Pretendi attenzione,
con gli amici, con un compagno,
fatti scaltra come le facce delle montagne rivolte al sole.

Non lasciare che ti sgretolino le critiche.
Fatti tu sabbia,
scivola tra le loro mani,
perché sappiano che un animo pulito
non si può chiudere in un pugno di parole.

Ma quando incontrerai chi di te ha rispetto,
fatti incavo in cui accogliere le carezze,
rigagnolo in cui far scorrere l’incanto.

Fa che le tue crepe
siano impenetrabili all’odio e al rimpianto,
che li attraversi solo l’acqua che lava, che porta via.

Figlia mia, fatti cristallo,
quando incontri l’amicizia e l’amore, quelli veri,
e come un caleidoscopio
che riflette infinite combinazioni di colore,
moltiplica in mille facce la gioia e la passione.

E quando avrai bisogno di coltivare sogni,
perché il presente non ti basta e vuoi volare,
fatti polvere di stelle.

Per me, continuerai ad essere così,
gemma preziosa,
ed io, ad ogni risveglio,
i tuoi sogni li vorrò abbracciare.

Felicia Lione – dal libro “Figlia mia, sii pietra dura”

Questa bellissima e significativa poesia di Felicia Leone può essere usata come autoterapia personale nelle relazioni affettive e sentimentali.

Infatti non va letta solo come poesia che una madre indirizza ad una figlia, ma assume anche una lettura autopersonale indirizzata alla bambina interiore che è dentro ogni persona.

E’ l’adulto di oggi che parla al bambino di ieri al fine di “curare e riparare” copioni affettivi passati disfunzionali nelle relazioni adulte

Dott. Roberto Cavaliere

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AMARE IL CONTENUTO E NON LA FORMA

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Un grande professore universitario docente di filosofia, come sua consuetudine ormai da 20 anni, arriva in aula e scrive alla lavagna.
COME O AMATO TE
NON O MAI AMATO !!!
Con una voce triste come non mai,
chiede ai suoi alunni.
Cosa ho scritto?
Tutti imbarazzati tacciono.
Dai, dice il prof è facile da leggere.
Una ragazza si alza e legge:
COME HO AMATO TE
NON HO MAI AMATO!!!
Bene,dice il professore.
Ieri sera ho invitato a cena una donna che è stata capace di farmi sentire nel profondo del mio cuore queste parole.
Ci siamo frequentati per 2 mesi.
Le nostre anime hanno vibrato insieme, tutto era meraviglioso.
Ieri volevo chiederle di sposarmi.
L’ho portata a cena.
Tutto era favoloso.
Lei era favolosa.
Sentivo la mia voce strozzarsi in gola.
Ho tirato fuori il mio quaderno ,ne ho strappato un pezzetto e come si faceva da bambini le ho scritto:
COME O AMATO TE
NON O MAI AMATO !!!
Come un bambino,mi aspettavo di vedere sorgere un sorriso sulle sue meravigliose labbra.
Il suo viso si è spento.
Ha iniziato a piangere.
Si è scusata perchè non riusciva a trattenersi ed è andata via.
Incredulo, l’ho rincorsa .
Volevo, DOVEVO sapere perchè di quella reazione.
Alla fine mi ha risposto:
Tu sei un grande professore di filosofia.
Io una stimata professoressa di lettere.
Come puoi aver commesso quell’errore ?
Non riesco a crederci , NON RIESCO !!!
Avrei potuto spiegarle che lo avevo fatto consapevolmente solo per fingere di essere tornati bambini.
Per dimostrarle che l’amore che provo per lei è capace di trasportarmi a quando non sapevo distinguere una O da una HO.
Ma in quell’ attimo ho capito.
Amarsi non è essere perfetti.
Amarsi non è fare sempre la cosa giusta.
Lei cercava un amore perfetto.
Io non l’avrei mai resa felice.
Sono stato zitto.

CERCATE DI NON AMARE LA FORMA
AMATE IL CONTENUTO

dal web

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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Possibilità di effettuare consulenze via Skype e telefoniche

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LA MORTE DI UN AMORE

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La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato. Ti sembra d’essere rimasto con un occhio solo, un orecchio solo, un polmone solo, un braccio solo, una gamba sola, il cervello dimezzato, e non fai che invocare la metà perduta di te stesso: colui o …colei con cui ti sentivi intero. Nel farlo non ricordi nemmeno le sue colpe, i tormenti che ti inflisse, le sofferenze che ti impose. Il rimpianto ti consegna la memoria d’una persona pregevole anzi straordinaria, d’un tesoro unico al mondo, nè serve a nulla dirsi che ciò è un’offesa alla logica, un insulto all’intelligenza, un masochismo. (In amore la logica non serve, l’intelligenza non giova e il masochismo raggiunge vette da psichiatria.) Poi, un po’ per volta, ti passa. Magari senza che tu sia consapevole lo strazio si smorza, si dissolve, il vuoto diminuisce e il rifiuto di rassegnarti ad esso scompare. Ti rendi finalmente conto che l’oggetto del tuo amore morto non era nè una persona pregevole anzi straordinaria, nè un tesoro unico al mondo, lo sostituisci con un’altra metà o supposta metà di te stesso e per un certo periodo recuperi la tua interezza. Però sull’anima rimane uno sfregio che la imbruttisce, un livido nero che la deturpa e ti accorgi di non essere più quello o quella che eri prima del lutto. La tua energia si è infiacchita, la tua curiosità si è affievolita e la tua fiducia nel futuro s’è spenta perchè hai scoperto d’aver sprecato un pezzo d’esistenza che nessuno ti rimborserà. Ecco perchè, anche se un amore langue senza rimedio, lo curi e ti sforzi di guarirlo. Ecco perchè, anche se in stato di coma boccheggia, cerchi di rinviare l’istante in cui esalerà l’ultimo respiro: lo trattieni e in silenzio lo supplichi di vivere ancora un giorno, un’ora, un minuto. Ecco infine perché , anche quando smette di respirare, esiti a seppellirlo o addirittura tenti di resuscitarlo. Alzati Lazzaro e cammina.

– Oriana Fallaci –

Dott. Roberto Cavaliere

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COME TENERSI PER MANO IN AMORE

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Una coppia di fidanzati stavano attraversando un ponte…
Lui un po’ ansioso disse alla sua donna: “Amore, ti prego di tenere la mia mano così non cadi nel fiume”.
La donna gli rispose:”no amore tieni tu la mia mano”.
“qual è la differenza?”chiese lui perplesso.
“c’è una grande differenza, “rispose la donna.
“Se tengo io la tua mano e mi succede qualcosa, è probabile che allento la presa e cado giu’…ma se sei tu a tenermi la mano, io so per sicuro che qualunque cosa accada…tu non la lascerai mai…

Dott. Roberto Cavaliere

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LA PAROLA DESIDERIO SIGNIFICA “MANCANZA DI STELLE”

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L’origine della parola desiderio è una delle più belle e affascinanti che si possa trovare. Questo termine deriva dal latino e risulta composto dalla preposizione de- che in latino ha sempre un’accezione negativa e dal termine sidus che significa, letteralmente, stella. Desiderare significa “mancanza di stelle”, nel senso di “avvertire la mancanza delle stelle”, di quei buoni presagi, dei buoni auspici e quindi per estensione questo verbo ha assunto anche l’accezione corrente, intesa come percezione di una mancanza e, di conseguenza, come sentimento di ricerca appassionata. Ricerca dell’altro, di una passione, di…

Aggiungete voi la vostra personale stella che manca

L’amore, nell’ansia dolorosa come nel desiderio felice, è desiderio d’un tutto. Non nasce, non sussiste se non resta almeno una parte da conquistare. Si ama soltanto ciò che non si possiede per intero.
(Marcel Proust)

Dott. Roberto Cavaliere

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COSA INSEGNARE ALLA PROPRIA FIGLIA ?

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Insegnerò a mia figlia ad essere se stessa. A ricordarle di sorridere anche quando non è facile. Le insegnerò che l’amore non è come lo raccontano le favole, ma la spronerò a conoscerlo. A viverlo. Le dirò che il tempo non cancella niente, ma che aiuta a stare meglio. A ritrovarsi. Le insegnerò ad amare se stessa e poi gli altri. A non accontentarsi di chiunque. Le insegnerò ad asciugarsi le lacrime dopo ogni pianto. Le insegnerò che non sono sempre gli altri a deludere, a volte sarà anche lei a farlo. Le insegnerò a vivere di pancia e secondo le sue emozioni. Le insegnerò che spesso, il bene non riceve altrettanto bene. Ma non le dirò di smettere di donarlo. Le insegnerò a camminare a piedi nudi sull’erba bagnata, a sentirsi libera ma padrona del suo cammino.

Le insegnerò ad entrare in punta di piedi nelle vite altrui. Le insegnerò ad andare avanti anche con il mondo contro. Le insegnerò che non sempre è tutto come sembra, ma che ogni cosa va vissuta prima di giudicarla, affinché possa riconoscere il bene ed il male.
Ci sono cose che mi auguro viva, ed altre che si limiti a conoscerle. Le insegnerò a credere che, se qualcosa la vuole davvero, questa è facile che si avveri. Le insegnerò a non arrendersi, a prendersi in braccio e portarsi in salvo perché, ahimè, spesso sarà da sola a doverlo fare. Le insegnerò in fine, che le cicatrici hanno una storia e che ad ogni modo saranno una vittoria.

DOMANDE DA PORSI PER INDIVIDUARE CHI SI AMA

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DOMANDE DA PORSI PER INDIVIDUARE CHI SI AMA
(principi della teoria dell’attaccamento)

Nell’effettuare il test di seguito rispondete alle domande col nome di una persona. Maggiormente una persona ricorre nelle risposte, maggiormente vuol dire che è la persona ideale da amare per voi. Si potrebbe dire che la persona ideale dovrebbe avere tutte le caratteristiche elencate nelle domande.

MANTENIMENTO DEL CONTATTO
Con chi mi piace passare il mio tempo, a chi mi piace stare vicino in modo particolare?

RIFUGIO SICURO
A chi mi rivolgo quando sono turbato, ho un problema o non mi sento bene?

ANSIA DI SEPARAZIONE
Chi non sopporto che mi stia lontano o semplicemente mi manca molto quando non c’è?

BASE SICURA
Su chi sento di poter contare e so che farebbe il possibile per aiutarmi se ne avessi bisogno?

ACCUDIMENTO
Di chi mi fa piacere prendermi cura e soddisfare i desideri? Chi desidero mi riconosca importante?

DESIDERIO SESSUALE
Con chi desidero realmente intrattenere una intimità sessuale?

Dott. Roberto Cavaliere

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LE TRE FORME D’AMORE: EROS, PHILOS E AGAPE

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Nel 1986, mentre percorrevo il cammino di Santiago con Petrus, la mia guida, passammo per la cittadina di Logroño mentre si stava svolgendo un matrimonio. Chiedemmo due bicchieri di vino, io preparai un piatto di antipasti e Petrus trovò un tavolo dove ci saremmo potuti sedere insieme ad altri invitati.

La coppia di sposi tagliò una torta immensa.
– Devono amarsi – pensai a voce alta.
– Certo che si amano – disse un signore in abito scuro che era seduto al tavolo con noi. – Avete mai visto qualcuno sposarsi per un altro motivo?

Ma Petrus non lasciò passare la domanda:
– A che tipo di amore si riferisce: Eros, Philos o Agape?
Il signore lo guardò senza capire.
– Esistono tre parole greche per designare l’amore – disse poi. – Oggi lei sta vedendo la manifestazione di Eros, il sentimento fra due persone.

Gli sposi sorridevano per le fotografie e ricevevano gli auguri.
– Sembra che si amino. Fra poco si ritroveranno a lottare da soli per la vita, metteranno su casa e parteciperanno alla stessa avventura: questo rende più grande e conferisce dignità all’amore. Lui seguirà la sua carriera, lei saprà cucinare e sarà un’eccellente padrona di casa, perché fin da bambina è stata educata proprio per questo. Lei lo seguirà, avranno dei figli e, se riusciranno a costruire qualcosa insieme, saranno davvero felici per sempre.

“Questa storia, però, potrebbe evolversi anche in maniera inversa. Lui comincerà a sentire di non essere abbastanza libero per manifestare tutto l’Eros, tutto l’amore che prova per altre donne. Lei potrebbe cominciare a sentire di avere sacrificato una carriera e una vita brillante per seguire il marito. Allora, invece di creare qualcosa insieme, ciascuno di loro si sentirà derubato nel proprio modo di amare. Eros, lo spirito che li unisce, comincerà a mostrare solo il suo lato negativo. E quello che Dio aveva destinato all’uomo come il suo sentimento più nobile diverrà fonte di odio e distruzione.”
Mi guardai intorno. Eros era presente in varie coppie. Ma potevo sentire la presenza di Eros Buono ed Eros Cattivo, proprio come li aveva descritti Petrus.

– Nota come è curioso – proseguì la mia guida. – Che sia buono o che sia cattivo, la faccia di Eros non è mai la stessa in ogni persona.
I musicisti cominciarono a suonare un valzer. Gli invitati si diressero verso un piccolo spazio di cemento davanti al coretto per ballare. Il tasso alcoolico cominciava a salire e tutti erano più sudati e più allegri. Io notai una giovane vestita di azzurro, che doveva aver atteso questo matrimonio solo perché arrivasse il momento del valzer, giacché voleva ballare con qualcuno con cui aveva sognato di stare abbracciata sin da quando era entrata nell’adolescenza. I suoi occhi infatti seguivano i movimenti di un ragazzo ben vestito, con un abito chiaro, che si trovava con un gruppo di amici.

Chiacchieravano tutti allegramente, non si erano accorti che il valzer era cominciato e non notavano lì ad alcuni metri di distanza quella giovane vestita di azzurro che guardava con insistenza uno di loro.
Pensai allora alle piccole cittadine, ai matrimoni sognati fin dall’infanzia con il ragazzo prescelto.

La giovane in azzurro si accorse del mio sguardo e si avvicinò. E come se i movimenti fossero stati combinati, fu in quel momento che il ragazzo la cercò con lo sguardo. Vedendo che lei si trovava accanto ad altre giovani, riprese a chiacchierare animatamente con gli amici.
Io richiamai l’attenzione di Petrus su quei due giovani. Lui seguì per un po’ quel gioco di sguardi e poi tornò al suo bicchiere di vino.
– Si comportano come se fosse una vergogna dimostrare che si amano – fu il suo unico commento.

C’era un’altra ragazza che ci fissava: avrà avuto la metà dei nostri anni. Petrus alzò il bicchiere di vino e fece un brindisi, la ragazza sorrise imbarazzata e fece un gesto indicando i genitori, quasi scusandosi di non avvicinarsi di più.
– Questo è il lato bello dell’amore – disse. – L’amore che sfida, l’amore per due estranei più vecchi che sono giunti da lontano e che domani partiranno per un cammino che anche lei vorrebbe percorrere. L’amore che preferisce l’avventura.

E poi, indicando una coppia di anziani, proseguì:
– Guarda quei due: non si sono lasciati contagiare dall’ipocrisia, come tanti altri. A vederli, deve trattarsi di una coppia di contadini: la fame e la necessità li ha costretti a superare insieme tante difficoltà. Hanno scoperto la forza dell’amore attraverso il lavoro, che è dove Eros mostra la sua faccia più bella, nota anche come Philos.

– Che cos’è Philos?
– Philos è l’Amore in forma di amicizia. Proprio quello che io provo per te e per gli altri. Quando la fiamma di Eros non riesce più a brillare, è Philos che mantiene le coppie unite.

– E Agape?
– Agape è l’amore totale, l’amore che divora chi lo prova. Chi conosce e prova Agape, vede che nient’altro a questo mondo ha più importanza, soltanto amare. Questo fu l’amore che Gesù provò per l’umanità e fu talmente grande che scosse le stelle e cambiò il corso della storia dell’uomo.

“Durante i millenni della storia della Civiltà, molti uomini sono stati pervasi da questo Amore che Divora. Essi avevano tanto da dare – e il mondo esigeva tanto poco – che furono costretti a ricercare i deserti e i luoghi isolati, perché l’Amore era talmente grande che li trasfigurava. Divennero così quei santi eremiti che oggi noi conosciamo.

“Per me e per te, che proviamo un’altra forma di Agape, questa vita potrebbe sembrare dura, terribile. Eppure, l’Amore che Divora fa sì che tutto perda importanza: questi uomini vivono unicamente per essere consumati dal loro Amore.”
Fece una pausa.

– Agape è l’Amore che Divora – ripeté ancora una volta, come se questa fosse la frase che meglio potesse definire quella strana specie di amore. – Luther King una volta disse che, quando Cristo parlò di amare i nemici, si riferiva all’Agape. Perché, secondo lui, era “impossibile voler bene ai nostri nemici, a coloro che ci fanno del male e che tentano di rendere più meschina la nostra sofferta quotidianità.”
“Ma Agape è molto di più che voler bene. È un sentimento che pervade tutto, che colma tutte le fessure e trasforma in polvere qualsiasi tentativo di aggressione.

“ Esistono due forme di Agape. Una è l’isolamento, la vita dedicata unicamente alla contemplazione. L’altra è l’esatto contrario: il contatto con gli altri esseri umani e l’entusiasmo, il senso sacro del lavoro. Entusiasmo significa trance, slancio, legame con Dio. L’Entusiasmo è Agape diretto a qualche idea, a qualche cosa.

“Quando amiamo e dal profondo della nostra anima crediamo in qualcosa, ci sembra di essere più forti del mondo e ci sentiamo pervasi da una serenità che proviene dalla certezza che niente potrà vincere la nostra fede. Questa strana forza ci permette di prendere sempre le decisioni giuste, nel momento giusto, e noi stessi ci sorprendiamo delle nostre capacità quando raggiungiamo il nostro obiettivo.

“L’Entusiasmo si manifesta normalmente con tutto il suo potere nei primi anni della nostra vita. Abbiamo ancora un forte legame con la divinità e ci dedichiamo ai nostri giocattoli con una tale volontà che le bambole prendono vita e i soldatini di piombo riescono a marciare. Quando Gesù disse che era dei bambini il Regno dei Cieli, si riferiva ad Agape sotto la forma di Entusiasmo. I bambini gli si avvicinarono senza badare ai suoi miracoli, alla sua saggezza, ai farisei e agli apostoli. Andavano gioiosi, mossi dall’Entusiasmo.

“Che in nessun momento, per il resto dell’anno, e per il resto della tua vita, tu perda l’entusiasmo: esso è una forza più grande, volta alla vittoria finale. Non si può permettere che ci sfugga dalle mani solo perché dobbiamo fare fronte, nel corso dei mesi, a piccole e necessarie sconfitte.”

Brano tratto da “Il cammino di Santiago” di Paolo Coelho

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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CHE TIPO DI PERSONA TI E’ ACCANTO ?

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Ci sono persone a cui sei accanto ma che ti vivono come parte della loro vita. Tu rimani li anche se non ci sei e ti cercano, in maniera semplice ma concreta, non per possesso ma perché le completi, ne hanno piacere…sentono che sei unico, che sei importante, e sanno che le senti anche tu come tali. Nelle difficoltà e nei dubbi, nei momenti di gioia e nel buio. Senza proclami di eternità, senza clamori o esibizione…anche senza i “ti amo”…perché te lo leggono negli occhi.

Poi ci sono persone a cui sei accanto allo stesso modo. Ma sei come un temporale estivo. Rinfrescante, tonificante…hanno piacere di bagnarsi in quel mare d’amore, lo cercano col viso, col corpo, col brivido dell’emozione. Ma riempiono solo un vuoto. Lo gridano, lo mostrano, lo scrivono…ma le gocce poi si asciugano…l’acqua scorre…e si scaldano di nuovo in altre forme, in altri modi, con altra pelle. In attesa della prossima stagione, della prossima pioggia. E non importa se quelle gocce sono vite….gli basta solo placare la sete che hanno dentro.

(Riflessioni pervenute da un seguace della pagina fb del Dottor Roberto Cavaliere )

Dott. Roberto Cavaliere

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