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COSA INSEGNARE ALLA PROPRIA FIGLIA ?

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Insegnerò a mia figlia ad essere se stessa. A ricordarle di sorridere anche quando non è facile. Le insegnerò che l’amore non è come lo raccontano le favole, ma la spronerò a conoscerlo. A viverlo. Le dirò che il tempo non cancella niente, ma che aiuta a stare meglio. A ritrovarsi. Le insegnerò ad amare se stessa e poi gli altri. A non accontentarsi di chiunque. Le insegnerò ad asciugarsi le lacrime dopo ogni pianto. Le insegnerò che non sono sempre gli altri a deludere, a volte sarà anche lei a farlo. Le insegnerò a vivere di pancia e secondo le sue emozioni. Le insegnerò che spesso, il bene non riceve altrettanto bene. Ma non le dirò di smettere di donarlo. Le insegnerò a camminare a piedi nudi sull’erba bagnata, a sentirsi libera ma padrona del suo cammino.

Le insegnerò ad entrare in punta di piedi nelle vite altrui. Le insegnerò ad andare avanti anche con il mondo contro. Le insegnerò che non sempre è tutto come sembra, ma che ogni cosa va vissuta prima di giudicarla, affinché possa riconoscere il bene ed il male.
Ci sono cose che mi auguro viva, ed altre che si limiti a conoscerle. Le insegnerò a credere che, se qualcosa la vuole davvero, questa è facile che si avveri. Le insegnerò a non arrendersi, a prendersi in braccio e portarsi in salvo perché, ahimè, spesso sarà da sola a doverlo fare. Le insegnerò in fine, che le cicatrici hanno una storia e che ad ogni modo saranno una vittoria.

AMORE PER I FIGLI

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L’amore per i figli nasce dalla testa
L’istinto di difesa si trova in una regione del cervello che guida i grandi a prendersi cura dei piccoli
LONDRA, (Regno Unito) – Sono tanti i motivi per cui papà e mamma si prendono cura della propria prole. Ci sono motivi romantici (figli dell’amore), motivi evoluzionisti (conservazione della specie), motivi di buon senso e motivi puramente organici. A questo proposito i neuro scienziati dell’Università di Oxford hanno scoperto la zona del cervello incaricata di questo tipico sentimento di cura genitoriale, giungendo a importanti conclusioni anche nella spiegazione dei cattivi comportamenti dei grandi.
LO STUDIO – La ricerca inglese, come riferisce l’agenzia di stampa Reuters, oltre a fornire una visione scientifica dell’amore parentale, è cruciale nello spiegare le crisi depressive post-parto e gli episodi in cui mamma e papà tradiscono questo istinto. Secondo Morten Kringelbach, neuro scienziato che ha collaborato alla realizzazione dello studio, «si tratta di una teoria che precede addirittura le teorie evoluzioniste di Darwin». In sostanza, se i genitori non prestano le cure necessarie ai piccoli sarebbe colpa di una scarsa attività di una zona del cervello chiamata corteccia media orbitofrontale, situata in prossimità di un’area deputata al riconoscimento facciale. Quest’area del cervello, come è stato osservato empiricamente, reagisce in maniera vistosa solo di fronte al viso dei bambini. E quando qualcosa si inceppa l’istinto di tenerezza può venire meno.
TUTTO L’AMORE CHE C’È – Desmond Morris, lo studioso che per primo ha applicato le teorie e le tecniche di osservazione dell’etologia all’uomo, aveva già spiegato moltissimo dell’amore per i figli, osservando come i neonati, per massimizzare le possibilità di sopravvivenza, possiedono naturalmente alcune caratteristiche fisiche che sembrano “studiate” per commuovere anche l’adulto più cinico, stimolando in maniera spontanea un istinto di protezione nei grandi. Le pupille dilatate, il modo di guardare, la forma della testa: tutto sembra congegnato da madre natura per suscitare la protezione. Ma la ricerca va molto oltre questa visione, e ne fa una questione di pura attività cerebrale: la velocità impressionante con cui il cervello reagisce alla vista di un viso infantile trasforma questa reazione in un istinto quasi irrefrenabile. E se tutto funziona, per l’equipe di Oxford, non basta il degrado culturale, sociale, economico, non basta l’egoismo e neppure la cattiveria (ammesso che esistano esseri umani naturalmente cattivi) a spiegare l’infanticidio o la negazione di cure ai nostri bambini.
Emanuela Di Pasqua27 febbraio 2008 (fonte www.corriere.it)