L’Amore rappresenta malattia e salute allo stesso tempo

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“L’ AMORE CI MOSTRA FIN DOVE POSSIAMO ESSERE MALATI PUR ESSENDO IN SALUTE”
Questa frase del filosofo Cioran può essere interpretata come una riflessione sulla complessità emotiva e sull’ambivalenza che l’amore spesso genera. L’amore, infatti, è un’esperienza che coinvolge non solo i sentimenti positivi, come gioia, passione e connessione, ma anche ansia, paura dell’abbandono, dipendenza emotiva e gelosia.

1. L’ambivalenza emotiva dell’amore:
L’amore può portare a stati emotivi che oscillano tra euforia e sofferenza. Ad esempio, la passione amorosa attiva aree del cervello associate alla ricompensa e alla dipendenza (come il sistema dopaminergico), simile a ciò che accade con le sostanze che creano dipendenza. Questo può spiegare perché, in certi casi, l’amore ci faccia sentire “malati”, quando le emozioni intense sembrano sopraffare il nostro equilibrio interiore.

2. La vulnerabilità emotiva:
Dal punto di vista psicologico, l’amore ci espone alla vulnerabilità. L’intimità e il desiderio di connessione ci mettono in una posizione di apertura verso l’altro, rendendoci anche più sensibili al rifiuto, al tradimento o alla perdita. Questa vulnerabilità può generare un senso di precarietà emotiva che somiglia a un malessere psicologico.

3. L’attivazione dei conflitti intrapsichici:
L’amore può riattivare conflitti profondi legati all’attaccamento e alla nostra storia personale. Secondo la teoria dell’attaccamento, i nostri modelli di relazione (sicuri, insicuri o evitanti) influenzano il modo in cui viviamo le relazioni amorose. Quando queste dinamiche entrano in conflitto con i nostri bisogni, possono emergere sintomi di ansia, insicurezza o ossessioni, rendendo il vissuto amoroso un’esperienza ambivalente.

4. Il parallelismo con lo stress positivo e negativo:
L’amore può essere considerato una forma di stress positivo (eustress), che ci motiva, dà energia e significato alla vita, ma, allo stesso tempo, può trasformarsi in distress quando le emozioni diventano ingestibili, portando a sintomi come insonnia, perdita di appetito o difficoltà a concentrarsi.

In sintesi, dal punto di vista psicologico, l’affermazione di Cioran coglie una verità profonda: l’amore è un’esperienza capace di portarci ai confini della nostra stabilità emotiva, facendoci percepire come “malati” pur non avendo nulla di patologico. È un fenomeno naturale che ci ricorda quanto siano intricati i legami tra mente, emozioni e corpo.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

IL DESIDERIO DELL’ AMORE ETERNO

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IL DESIDERIO DELL’ AMORE ETERNO
“«S’agapò tora ke tha s’agapò pantote».
«Cosa significa?»
«Significa: ti amo ora e ti amerò per sempre».
«Ripetilo.» (Lo ripete sottovoce)
«E se non fosse così?»
«Sarà così».
Tento un ultima vana difesa: «Niente dura per sempre, Alekos. Quando tu sarai vecchio e…»
«Io non sarò mai vecchio»
«Si che lo sarai, un celebre vecchio con i baffi bianchi»
«Io non avrò mai i baffi bianchi. Nemmeno grigi».
«Li tingerai?»
«No, morirò molto prima. E allora sì che dovrai amarmi per sempre».”

💙 Questo brano di Oriana Fallaci presenta un dialogo intenso e ricco di implicazioni psicologiche, esplorando dinamiche di amore, paura e negazione della mortalità.

1. Il bisogno di rassicurazione
La richiesta di ripetere “Ti amo ora e ti amerò per sempre” sottolinea un desiderio di sicurezza e di conferma. Questo gesto è emblematico di una vulnerabilità emotiva: l’amore, per sua natura, implica un rischio di perdita e la necessità di ancorarsi a certezze, anche quando sono solo verbali. La ripetizione diventa quindi un rituale consolatorio.

2. La paura dell’impermanenza
L’affermazione “Niente dura per sempre” introduce una prospettiva razionale, quasi difensiva, che cerca di prepararsi all’inevitabilità del cambiamento Chi pronuncia questa frase potrebbe temere l’amore proprio perché lo percepisce come fragile, soggetto alla mutevolezza del tempo e delle circostanze. È una forma di autodifesa psicologica: accettare fin da subito l’idea della fine per renderla meno dolorosa.

3. La negazione della vecchiaia
Alekos respinge con forza l’idea del tempo che passa, dichiarando: “Io non sarò mai vecchio”. Questo rifiuto può essere interpretato come un meccanismo di difesa contro la paura della decadenza fisica e della perdita di sé. La vecchiaia, associata al declino, è negata per proteggere l’immagine idealizzata di sé che si vuole offrire all’altro. Alekos non vuole essere visto come vulnerabile o mortale, ma eterno e immutabile.

4. Il paradosso della mortalità e dell’amore eterno
La frase finale di Alekos – “Morirò molto prima. E allora sì che dovrai amarmi per sempre” – introduce un paradosso psicologico affascinante. Da un lato, riconosce la propria mortalità, dall’altro trasforma questa consapevolezza in una strategia per garantire l’eternità del sentimento. È come se la morte stessa potesse immortalizzare l’amore, sottraendolo al logorio del tempo.

5. Umorismo e leggerezza come difese
L’elemento ironico – “Li tingerai?” – aggiunge una sfumatura di leggerezza che maschera il peso emotivo del dialogo. L’umorismo diventa un meccanismo per alleviare l’angoscia, per distogliere lo sguardo dalla gravità del tema trattato. Tuttavia, la risposta di Alekos riporta il discorso su un piano profondo, confermando che il suo modo di affrontare l’amore è radicato nella drammaticità.

✅Conclusioni
Il dialogo riflette dinamiche psicologiche universali: il desiderio di eternità nell’amore, la paura del cambiamento e della mortalità, e i meccanismi di difesa usati per affrontare queste paure. Alekos, con la sua negazione del tempo e il suo romanticismo tragico, rappresenta un ideale d’amore assoluto e totalizzante. Il suo interlocutore, invece, incarna un approccio più realistico e razionale, che tenta di proteggersi dall’inevitabile vulnerabilità legata al sentimento amoroso. Questo confronto tra idealismo e razionalità rende il brano estremamente umano e psicologicamente complesso.

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“AD UTRUMQUE PARATUS” : essere pronti ad entrambe le possibilità nelle Relazioni

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“AD UTRUMQUE PARATUS” è una frase latina che significa “preparato per entrambe le cose” o “pronto a entrambe le possibilità”. Può riferirsi a una persona che è preparata ad affrontare due situazioni opposte, come successo o fallimento, vita o morte, pace o guerra, ecc. Indica una disposizione mentale di prontezza e adattabilità in qualsiasi circostanza.
✅Nelle relazioni, la frase “ad utrumque paratus” può essere applicata per descrivere una persona che è mentalmente preparata a gestire sia gli aspetti positivi che negativi di una relazione. Essere pronti “ad entrambe le possibilità” significa accettare che una relazione possa attraversare momenti di gioia e intimità, ma anche sfide, conflitti o persino la fine.
Ad esempio:
➡️In amore: Significa essere disposti a vivere momenti di felicità e a superare difficoltà insieme, accettando sia i giorni sereni che quelli difficili.
➡️Nelle amicizie: Si è pronti a sostenere l’amico nei momenti felici, ma anche a essere presenti durante crisi o litigi.
✅In generale: Essere preparati al cambiamento e non temere l’evoluzione naturale del rapporto, che può migliorare o deteriorarsi.
In sostanza, la frase può rappresentare una maturità emotiva, in cui si affrontano le relazioni con apertura, consapevolezza e resilienza.

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DIFFERENZA TRA “STARE E STO CON LA PERSONA AMATA”

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In senso relazionale e psicologico, la differenza tra “stare con la persona amata” e “sto con la persona amata” può essere molto profonda e riflettere due modi diversi di vivere il rapporto.

✅1. “Stare con la persona amata”:

Questa espressione, essendo più generica, può riflettere una visione dell’amore come concetto ideale o desiderio. È una forma più distaccata e suggerisce una dimensione ispirazionale o teorica.

Da un punto di vista psicologico, può implicare che l’idea di essere con la persona amata sia qualcosa a cui si aspira o che si considera importante in generale. Non parla tanto di una realtà vissuta ma piuttosto di un bisogno o desiderio di unione e amore.

Relazionalmente, potrebbe anche sottintendere una dimensione potenzialmente insoddisfatta o insoddisfacente, come se l’individuo cercasse ancora un equilibrio o una pienezza nel rapporto. Potrebbe esserci il rischio di idealizzare il concetto di relazione, pensando a “stare con la persona amata” più come un’idea che una realtà concreta.

✅2. “Sto con la persona amata”:

In questo caso, l’espressione è molto più concreta e immediata, indicando che si vive realmente, qui e ora, il rapporto con la persona amata.

Psicologicamente, implica un coinvolgimento attivo e consapevole. Chi dice “sto con la persona amata” si sente presente e partecipe in quella relazione, e questo suggerisce che il legame è vissuto e riconosciuto, non solo immaginato.

Dal punto di vista relazionale, questa espressione sottintende un livello di impegno e reciprocità che va oltre l’idealizzazione. Chi “sta con la persona amata” accetta l’altro con i suoi pregi e difetti e vive realmente la relazione. C’è un senso di accettazione del quotidiano, delle difficoltà e dei compromessi che un rapporto comporta.

✅In sintesi:

➡️”Stare con la persona amata” può indicare un desiderio o una visione idealizzata della relazione, in cui il legame è più aspirato che realmente vissuto.

➡️”Sto con la persona amata” riflette una realtà concreta e consapevole, in cui l’individuo si sente effettivamente presente e partecipe, accettando i compromessi e l’impegno della relazione.

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La Teoria del Rasoio di Occam in Psicologia e nelle Dinamiche Relazionali

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La teoria del rasoio di Occam, attribuita al filosofo medievale Guglielmo di Occam, è un principio metodologico che suggerisce di privilegiare, tra le spiegazioni di un fenomeno, quella più semplice, ovvero quella che fa meno assunzioni.

✅Applicazioni nella psicologia
Nelle dinamiche psicologiche, il rasoio di Occam può essere usato come strumento per interpretare comportamenti, pensieri e reazioni. Alcuni risvolti includono:

1. Semplificazione delle analisi personali
Spesso, nella riflessione su sé stessi, le persone tendono a complicare le spiegazioni per i propri problemi, attribuendo cause multiple e complesse. Usare il rasoio di Occam può aiutare a concentrarsi sulle spiegazioni più immediate, come uno stress temporaneo o una mancanza di sonno, piuttosto che cercare cause più remote o elaborate.

2. Riduzione delle distorsioni cognitive
Bias cognitivi come il pensiero catastrofico o la tendenza a vedere complotti possono essere attenuati applicando il principio di semplicità: spesso, ciò che appare complesso o malevolo è solo il risultato di errori umani o eventi casuali.

3. Strumenti per il problem solving
In terapia o nel counseling, applicare il rasoio di Occam ai problemi relazionali o esistenziali aiuta a evitare soluzioni complicate quando una più semplice può risolvere il problema.

✅Risvolti nelle dinamiche relazionali
In un contesto relazionale, il rasoio di Occam può offrire spunti per migliorare comunicazione e comprensione reciproca.

1. Interpretazione delle intenzioni
Spesso si attribuiscono intenzioni complicate o negative ai comportamenti degli altri (es. “Non mi ha risposto perché ce l’ha con me”). Applicando il rasoio di Occam, si può considerare una spiegazione più semplice: “Non mi ha risposto perché era impegnato”.

2. Gestione dei conflitti
Nelle discussioni, il rasoio di Occam aiuta a evitare escalation inutili, concentrandosi sulle cause reali del disaccordo invece di attribuire colpe o intenzioni non confermate.

3. Miglioramento dell’empatia
Accettare spiegazioni più semplici e realistiche dei comportamenti altrui promuove la tolleranza e riduce giudizi affrettati.

✅Limiti del rasoio di Occam in psicologia e relazioni
Nonostante i vantaggi, il principio di Occam non è infallibile. Le relazioni e la psiche umana sono spesso influenzate da fattori complessi. Ridurre eccessivamente la complessità può portare a sottovalutare dinamiche profonde, traumi o fattori sistemici. Pertanto, il rasoio di Occam è utile come strumento iniziale di analisi, ma deve essere integrato con altre prospettive.

In sintesi, il rasoio di Occam applicato alla psicologia e alle relazioni promuove la semplicità e l’efficienza nell’interpretazione di comportamenti ed eventi, ma richiede equilibrio per evitare semplificazioni eccessive.

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Il Paradosso dell’ Amore non Espresso

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Ho visto il vero amore incontrarsi. Ignorarsi. E fingere di non mancarsi,

Il brano di Joy Musaj, “Ho visto il vero amore incontrarsi. Ignorarsi. E fingere di non mancarsi,” è un’osservazione pungente e malinconica sulle dinamiche complesse dell’amore, evidenziando le contraddizioni e le sofferenze che spesso accompagnano i sentimenti umani più profondi. Da un punto di vista psicologico, questa frase può essere interpretata attraverso diverse prospettive che ci aiutano a comprendere meglio i comportamenti umani in contesti amorosi.

➡️1. L’incontro del vero amore: il conflitto tra desiderio e paura
Il primo elemento del brano, “Ho visto il vero amore incontrarsi,” rappresenta l’atto cruciale dell’incontro tra due persone che provano sentimenti autentici e profondi l’uno per l’altro. Psicologicamente, l’incontro con il vero amore può attivare una serie di emozioni intense, tra cui la gioia, ma anche la paura. La paura dell’intimità, del rifiuto, o del dolore che potrebbe derivare da una relazione amorosa, può portare gli individui a comportarsi in modo difensivo.

➡️2. Ignorarsi: i meccanismi di difesa
Il secondo elemento, “ignorarsi,” suggerisce un comportamento di evitamento. Questo è un chiaro esempio di meccanismo di difesa, un concetto chiave nella psicologia, sviluppato da Sigmund Freud e poi approfondito dalla psicologia moderna. Ignorarsi potrebbe essere una forma di negazione o repressione, in cui gli individui cercano di evitare il confronto con i propri sentimenti, magari per proteggersi dal dolore potenziale che l’amore potrebbe causare. L’autoinganno può essere una strategia per mantenere una parvenza di controllo, anche se questo significa ignorare qualcosa di prezioso come l’amore reciproco.

➡️3. Fingere di non mancarsi: la dissonanza cognitiva
Infine, la frase “fingere di non mancarsi” mette in luce la dissonanza cognitiva, un termine coniato da Leon Festinger nel 1957. La dissonanza cognitiva si verifica quando una persona prova due o più credenze o emozioni contrastanti, creando uno stato di disagio psicologico. Nel contesto di questo brano, fingere di non sentire la mancanza dell’altro implica un conflitto interno: da un lato, c’è il sentimento autentico di mancanza, dall’altro c’è il tentativo di sopprimere o negare questo sentimento per proteggersi da ulteriori sofferenze.

➡️4. Il paradosso dell’amore non espresso
Nel suo insieme, la frase di Joy Musaj cattura il paradosso dell’amore non espresso: un sentimento così forte da essere innegabile, eppure così spaventoso da essere evitato. Questo paradosso riflette una verità psicologica comune: le persone possono sabotare le proprie opportunità di felicità a causa delle paure e delle insicurezze che portano dentro di sé. In questo senso, il brano mette in luce una tragedia silenziosa e comune, quella delle opportunità perdute e dei sentimenti non espressi.

➡️5. Conclusione
Il brano di Joy Musaj, attraverso la sua apparente semplicità, esplora temi psicologici complessi come la paura dell’intimità, l’autoinganno, e la dissonanza cognitiva. Esso ci ricorda che l’amore, pur essendo una delle emozioni più potenti e desiderate, può anche essere fonte di grande vulnerabilità e conflitto interno. Questo brano invita a riflettere su come le nostre paure e difese psicologiche possano influenzare le nostre relazioni e, in ultima analisi, la nostra capacità di vivere pienamente l’amore.

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Il Troppo Amore può essere distruttivo

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” E’ già autunno
altri mesi ho sopportato
senza imparare altro: ti ho perduta
per troppo amore, come per fame l’affamato
che rovescia la ciotola col tremito.

Il brano di Elio Pagliarani utilizza una potente metafora per esprimere la sofferenza e il rimpianto legati a una perdita amorosa. Attraverso l’immagine dell’autunno, del “troppo amore”, e della ciotola rovesciata dall’affamato, il poeta riflette sul paradosso dell’amore e sulla natura distruttiva di un sentimento troppo intenso.

✅Significato Psicologico e Interpretativo

1. L’Autunno come simbolo di declino e perdita: L’autunno è spesso utilizzato nella poesia come simbolo di decadenza, transizione e fine. Nel contesto di questo brano, “È già autunno” suggerisce che il periodo di fioritura e vitalità (primavera/estate) è ormai passato, lasciando il posto alla consapevolezza di una perdita o di un amore che non è più presente. Il poeta sembra suggerire che, proprio come l’autunno segna la fine di un ciclo, anche la relazione amorosa è giunta al termine.

2. Sopportazione e mancanza di apprendimento: Il poeta afferma di aver sopportato altri mesi senza “imparare altro”. Questo suggerisce un senso di stagnazione e impotenza. Nonostante il passare del tempo, non è riuscito a trarre insegnamenti dalla sofferenza o dall’esperienza amorosa. C’è una rassegnazione nel non essere riuscito a superare il dolore, ma anche una consapevolezza del proprio fallimento nel comprendere o cambiare la situazione.

3. La perdita a causa del “troppo amore”: La frase “ti ho perduta per troppo amore” evidenzia un paradosso. L’amore, che di solito è visto come una forza positiva, diventa qui la causa della perdita. Il “troppo amore” implica un sentimento così intenso e incontrollato che finisce per soffocare l’altro, allontanarlo, o portare alla rovina della relazione. L’amore, in questo caso, non è stato equilibrato o sano, ma eccessivo al punto da causare la distruzione della cosa amata.

4. La metafora dell’affamato che rovescia la ciotola: Questa immagine è molto potente. L’affamato, spinto dalla necessità e dall’urgenza di nutrirsi, finisce per rovesciare la ciotola nel tremito, perdendo così l’unica fonte di sostentamento. Allo stesso modo, il poeta suggerisce che, nel suo desiderio disperato di amare, ha finito per distruggere ciò che cercava di preservare. Questa immagine trasmette un senso di tragedia e fatalità, dove il bisogno stesso diventa la causa della perdita.

5. Il senso di rimpianto e fatalità: L’intero brano è pervaso da un profondo senso di rimpianto e inevitabilità. Il poeta riconosce che la perdita è stata causata dal suo stesso eccesso, dal suo amore troppo intenso, e ora è costretto a convivere con le conseguenze di questa distruzione. C’è un amaro riconoscimento che, nonostante le migliori intenzioni, l’amore non è sempre sufficiente e può, anzi, portare alla perdita se non è equilibrato.

✅In sintesi Il brano riflette sulla dolorosa consapevolezza che un amore troppo intenso e incontrollato può condurre alla perdita della persona amata. La metafora dell’autunno, della sopportazione senza apprendimento, e dell’affamato che rovescia la ciotola, crea un’immagine potente di rimpianto, distruzione e del tragico paradosso dell’amore che, in eccesso, può diventare autodistruttivo.

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L’ ATTESA IN AMORE che può diventare angoscia

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ATTESA – tumulto d’angoscia suscitato dall’attesa dell’essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni)…”

Il brano del semiologo Roland Barthes descrive l’attesa come un’esperienza emotiva intensa e tormentosa, caratterizzata da un tumulto interiore causato da un’angoscia che cresce a causa di piccoli ritardi o incertezze legate alla persona amata. Psicologicamente, questa angoscia è profondamente radicata nei sentimenti di amore e dipendenza emotiva.

✅Significato Psicologico

1. L’angoscia come manifestazione di vulnerabilità: L’attesa dell’amato, soprattutto quando ci sono piccoli ritardi o incertezze (come un appuntamento che tarda, una telefonata che non arriva, una lettera che non viene ricevuta), suscita un’angoscia che rivela la vulnerabilità emotiva della persona che attende. Questa vulnerabilità è collegata al timore che qualcosa possa essere andato storto, che l’amato possa non arrivare, o che ci sia un problema nella relazione.

2. La paura dell’abbandono: L’angoscia durante l’attesa può essere vista come una manifestazione della paura dell’abbandono. Ogni piccolo ritardo viene ingigantito nella mente di chi attende, perché evoca la possibilità che l’amato possa dimenticare, trascurare o persino abbandonare. Questa paura è spesso irrazionale, ma profondamente radicata nei sentimenti di attaccamento e dipendenza affettiva.

3. Il potere dell’incertezza: L’incertezza è un potente fattore scatenante dell’angoscia. Quando si attende qualcuno che si ama, l’incertezza del tempo (quando arriverà?) e dello stato della relazione (perché non è ancora qui?) può diventare insopportabile. L’angoscia nasce dal non sapere cosa sta succedendo e dal timore che l’attesa non venga soddisfatta, che l’amato non arrivi o che la relazione non sia così solida come si desidera.

4. La dilatazione del tempo: Durante l’attesa, il tempo sembra dilatarsi e ogni minuto può sembrare un’eternità. Questa dilatazione del tempo è amplificata dall’angoscia, rendendo l’attesa ancora più insopportabile. La persona che attende può sentire ogni secondo come un peso, aggravando la sua ansia e la sensazione di impotenza.

5. L’amore come dipendenza emotiva: Il brano sottolinea come l’amore possa trasformarsi in una forma di dipendenza emotiva, dove l’assenza temporanea dell’amato, anche se breve, può causare un tumulto interiore. L’angoscia dell’attesa è quindi un segno della profondità del legame emotivo e della paura di perdere ciò che si ama.

✅In sintesi, il brano esplora l’angoscia provocata dall’attesa nell’amore, evidenziando come i piccoli ritardi e le incertezze possano scatenare una profonda vulnerabilità emotiva, paura dell’abbandono, e un senso di dipendenza, rivelando l’intensità e la complessità dei sentimenti amorosi.

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L’ ANGOSCIA DI AMORE ed il suo superamento

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L’angoscia d’amore é la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall’inizio dell’amore, sin dal momento in cui sono stato stregato.

Bisognerebbe che qualcuno potesse dirmi: non essere più angosciato, tu l’hai già perduto.”

Il brano del semiologo Roland Barthes esprime un concetto profondo e complesso legato all’amore e all’angoscia che spesso lo accompagna. Psicologicamente, possiamo interpretarlo come una riflessione sulla natura intrinsecamente precaria e vulnerabile dell’amore.

✅Significato Psicologico

1. L’angoscia come compagna dell’amore: Il brano suggerisce che l’angoscia d’amore non è solo la paura di perdere l’amato, ma piuttosto la consapevolezza di una perdita che è già avvenuta nel momento stesso in cui l’amore è iniziato. L’amore, infatti, porta con sé una sorta di “stregoneria” che cattura l’individuo, facendolo sentire in bilico tra la gioia dell’amore e la paura della sua inevitabile fine. L’angoscia, quindi, non è una reazione a una perdita futura, ma a una perdita percepita già nel presente, quasi come se l’amato fosse già sfuggente sin dal primo istante.

2. Paura della caducità e dell’impermanenza: La frase “la paura di una perdita che è già avvenuta” può essere interpretata come una riflessione sulla caducità dell’amore. L’amore è percepito come fragile, destinato a svanire o a trasformarsi, e questa consapevolezza genera angoscia. Psicologicamente, questo sentimento può essere collegato alla difficoltà di accettare l’impermanenza delle cose e alla tendenza umana a voler trattenere ciò che è transitorio.

3. Il paradosso del conforto: La richiesta di essere rassicurato da qualcuno che affermi “tu l’hai già perduto” è paradossale, ma psicologicamente interessante. Se qualcuno potesse confermare che la perdita è già avvenuta, ciò potrebbe paradossalmente alleviare l’angoscia, perché la paura dell’incertezza e della possibilità di perdita futura sarebbe risolta. L’angoscia deriva spesso dall’incertezza e dal non sapere cosa accadrà. Se la perdita fosse già certa e accettata, non ci sarebbe più spazio per l’angoscia, solo per la rassegnazione o la guarigione.

4. L’illusione dell’amore eterno: Il brano potrebbe anche essere letto come una critica all’illusione di un amore eterno e immutabile. L’angoscia d’amore qui descritta nasce dalla consapevolezza che l’idea di un amore eterno è un’illusione, e che in realtà, ogni amore contiene in sé il seme della propria fine. Riconoscere che “l’hai già perduto” è riconoscere l’impossibilità di trattenere l’amore come qualcosa di stabile e duraturo, abbandonando così l’illusione e, forse, l’angoscia che ne deriva.

✅In sintesi, questo brano mette in luce la natura contraddittoria dell’amore, in cui la gioia è sempre accompagnata dalla paura della perdita, e dove l’accettazione della fine può, in qualche modo, liberare dall’angoscia, e tale accettazione rappresenta in questo modo una terapia preventiva.

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PLATONE E L’ AMORE PLATONICO

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La concezione dell’amore in Platone è complessa e articolata, emergendo principalmente nei suoi dialoghi come il “Simposio” e il “Fedro”. Ecco alcuni punti chiave:

1. Amore come mancanza: Platone vede l’amore (Eros) come un desiderio nato dalla mancanza. Nel “Simposio”, attraverso il discorso di Socrate che riporta le idee di Diotima, Platone descrive l’amore come il desiderio di possedere il bello e il buono, due elementi che mancano all’amante.

2. Scala dell’amore: Platone introduce la “scala dell’amore” o la “scala di Eros” nel “Simposio”. Questo concetto descrive un percorso ascendente di amore che inizia dall’attrazione fisica per una singola persona, passa all’amore per tutte le bellezze fisiche, poi per la bellezza delle anime, per le leggi e le istituzioni, e infine arriva alla contemplazione della bellezza in sé, che è eterna e immutabile.

3. Amore e conoscenza: L’amore platonico è strettamente legato alla conoscenza e alla filosofia. L’amore, per Platone, è una forza che spinge l’anima verso la conoscenza del Bene e della Verità. È un impulso che porta l’amante a trascendere il mondo sensibile per raggiungere il mondo delle idee, il regno dell’intelligibile.

4. Amore come mezzo di ascesa spirituale: Nel “Fedro”, Platone esplora ulteriormente l’idea che l’amore possa servire come mezzo di ascesa spirituale. L’amore vero non è solo fisico ma è anche intellettuale e spirituale, e può aiutare l’anima a ricordare la sua vera natura divina e a ritornare al mondo delle idee.

5. Amore platonico: Sebbene il termine “amore platonico” venga spesso usato oggi per indicare un amore non fisico e puramente spirituale, nella concezione platonica l’amore può iniziare come attrazione fisica ma deve evolversi verso una forma più alta di apprezzamento e connessione spirituale.

In sintesi, per Platone l’amore è una forza potente che guida l’essere umano verso la ricerca del bello e del buono, portandolo alla conoscenza delle verità più profonde e alla realizzazione spirituale.

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