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DIFFERENZA TRA ATTACCAMENTO E AMORE

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“… Già nelle prime fasi della relazione, dunque, cominciate a ricevere segnali contrastanti: lui (o lei) chiama, ma quando ne ha voglia; mostra interesse per voi, ma vi fa capire che si sta ancora guardando intorno. Insomma, vi tiene sulle spine. Ogni volta che vi arrivano questi messaggi contraddittori, il vostro sistema di attaccamento si mette in moto e cominciate ad essere in ansia per la relazione.
Poi, però, arriva un complimento o un gesto romantico che vi fa battere il cuore a mille e allora vi dite che, dopo tutto, è ancora interessato/a a voi: siete al settimo cielo. Purtroppo questa sensazione di beatitudine non è destinata a durare. In breve tempo i messaggi positivi ritornano a mescolarsi a quelli ambigui e di nuovo vi ritrovate in balia di un turbine di emozioni. A questo punto vivete col fiato sospeso, anticipando col pensiero quel piccolo gesto, quella parola che vi rassicurerà.
Dopo aver vissuto per un po’ questa situazione, cominciate a fare una cosa molto interessante: cominciate a scambiare l’ansia, le preoccupazioni, l’ossessione e quei brevissimi momenti di gioia per amore. Ciò che state facendo in realtà è confondere la passione con un sistema di attaccamento in azione. Se la cosa va avanti da un po’, è come se vi programmaste per venire attratti proprio da quegli individui che hanno le minori probabilità di rendervi felici. Avere un sistema di attaccamento perennemente attivo è il contrario di ciò che la natura aveva in mente per noi in termini di amore gratificante. Come si è visto una delle scoperte più importanti di Bowlby e Ainsworth è che per crescere e prosperare come esseri umani abbiamo bisogno di una base sicura da cui trarre forza e conforto. Perché ciò accada, il sistema di attaccamento deve essere calmo e sentirsi al sicuro. Ricordate: un sistema in azione non vuol dire passione.
La prossima volta che uscite con qualcuno e vi trovate in preda ad ansie, insicurezze e ossessioni – per sentirvi poi una volta ogni tanto euforici – dite a voi stessi che probabilmente si tratta del sistema di attaccamento in azione e non di amore! Il vero amore da un punto di vista evolutivo, significa pace mentale. Il detto “le acque tranquille scorrono profonde” è un bel modo per descrivere la cosa”

LEVINE, A., HELLER, R. (2012), Dimmi come ami e ti dirò chi sei, TEA, Milano.
www.maldamore.it

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

RIFLESSIONI DI BOWLBY

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Tutti noi, dalla nascita alla morte siamo al massimo della felicità quando la nostra vita è organizzata come una serie di escursioni, lunghe o brevi, dalla base sicura fornita dalle nostre figure di attaccamento” (John Bowlby)

“(…) negli anatroccoli e nelle papere: nelle ore successive all’uscita dall’uovo i giovani uccelli seguono il primo oggetto in movimento che hanno percepito; non solo, ben presto giunge il momento in cui seguono solo l’oggetto già seguito in precedenza ed evitano tutti gli altri. Questo rapido apprendimento di un oggetto familiare e la successiva tendenza a seguirlo è noto come “imprinting”

…) si considera il comportamento di attaccamento come ciò che si manifesta quando sono attivati certi sistemi comportamentali. Si ritiene che i sistemi comportamentali stessi si sviluppino nel bambino, come risultato dell’interazione con il suo ambiente di adattamento evolutivo, e specialmente dell’interazione con la figura principale di tale ambiente. cioè la madre. Si ritiene che il cibo e la nutrizione non svolgano che una parte secondaria nel loro sviluppo (…

“(…) noi diamo talmente per scontato che l’agnello e la pecora stiano vicini e che un branco di anatroccoli si tenga stretto attorno alla madre che raramente ci chiediamo che cosa induce tali animali a stare vicini fra loro, che funzione ha questo loro comportamento”

…) il comportamento dei genitori reciproco al comportamento di attaccamento dei piccoli è chiamato “comportamento di custodia”

“(…) nelle specie in cui il padre ha una funzione importante nell’allevamento dei piccoli, il comportamento di attaccamento può essere diretto anche verso di lui. Negli uomini può essere diretto anche verso altre persone”

“(…) oggi sembra indiscutibile che il legame del bambino con la madre sia la versione umana del comportamento riscontrato comunemente in molte altre specie animali”

“Questi dati evidenziano che il piacere del contatto è una variabile importantissima nello sviluppo delle risposte affettive ai surrogati materni e che invece l’allattamento vi svolge un ruolo trascurabile. Con I ‘aumentare dell’età e delle occasioni d’imparare, un piccolo nutrito da una madre metallica fornita di biberon non si attacca più a lei, come si potrebbe prevedere in base alla teoria della pulsione secondaria., ma invece si attacca sempre più alla madre di stoffa che non lo allatta. Questi dati sono del tutto discordanti da una teoria dello sviluppo affettivo fondata sulla soddisfazione della pulsione”.

(…) secondo gli esperimenti di Harlow, l’unico effetto apparente del cibo è di rendere un simulacro di stoffa un po’ più attraente di un altro”

“(…) recenti lavori sperimentali dimostrano come uno dei modi più efficaci per aumentare le prestazioni di un bambino in qualunque compito che richieda discriminazione o abilità motoria consiste nel ricompensarlo con una risposta di saluto da parte di un altro essere umano”

“un bambino in castigo si succhia il pollice”, “un bambino separato dalla madre mangia eccessivamente”. “(…) in tali situazioni è possibile pensare al pollice e al cibo come a simboli della madre nella sua totalità, o per Io meno del capezzolo e del latte”

“Il comportamento di attaccamento non scompare con l’infanzia, bensì permane per tutta la vita: vengono scelte figure vecchie o nuove con le quali si mantengono la vicinanza o la comunicazione. Mentre i risultati dell’attaccamento sono sempre gli stessi, i mezzi per raggiungerlo si diversificano sempre più”

..) fin dai primissimi mesi la cosa migliore è lasciarsi guidare dal bambino stesso: quando richiede più cibo, probabilmente ne avrà beneficio: quando lo rifiuta, probabilmente non ne avrà danno. Purchè non abbia disturbi del metabolismo, un bambino. Se lo si lascia decidere, è in grado -di regolare la propria ingestione di cibo riguardo sia alla quantità sia alla qualità. Quindi, salvo poche eccezioni, una madre può tranquillamente lasciare a lui l’iniziativa.
Lo stesso vale per il comportamento di attaccamento specialmente nei primi anni. In una famiglia normale in cui sia la madre ad occuparsi del bambino, questi non subirà danni se la madre gli dedica la sua presenza e la sua attenzione nella misura in cui egli sembra desiderare: perciò per quanto riguarda le attenzioni materne come per quanto riguarda il cibo sembra che, se gli si permette di farlo sin dall’inizio, un bambino sia in grado di regolare in modo soddisfacente le proprie “entrate”. Solo quando raggiunge l’età scolare può essere opportuno scoraggiarlo dolcemente”

“… nel mondo occidentale quelli di gran lunga più comuni a mio avviso derivano da insufficienti cure materne, o da un maternage ricevuto da persone diverse, una dopo l’altra. I disturbi che derivano da un maternage eccessivo sono assai meno frequenti, e insorgono non perché il bambino ha un bisogno insaziabile di amore e di attenzione, ma perché la madre glieli propina come in preda a una coazione: se si osserva da vicino la madre che eccede nell’atteggiamento materno, si noterà che, invece di raccogliere i segnali che provengono dal bambino, è sempre lei a prendere l’iniziativa, insiste per stare vicino al bambino, per occuparne l’attenzione o per salvaguardarlo dal pericolo, così come la madre di un bambino iperalimentato insiste nel rimpinzarlo di cibo. Altri svariati disturbi del comportamento di attaccamento possono considerarsi dovuti non a eccesso o insufficienza di cure materne, ma a deviazioni nel tipo di cure che un bambino ha ricevuto o riceve”

(….) la capacità di usare il linguaggio e altri simboli, la capacità di progettare piani e di costruirsi Modelli, la capacità di collaborare durevolmente con altri oppure d’ingaggiarsi in contese senza fine, tutti questi tratti contribuiscono a caratterizzare l’uomo. Tutti questi processi hanno origine nei primi tre anni di vita, e inoltre fin dai primissimi giorni rientrano tutti nell’organizzazione del comportamento di attaccamento. Non ci sarebbero quindi altre cose da dire sullo sviluppo dell’organizzazione dell’attaccamento nel secondo e nel terzo annodi vita? Certamente sì, ma forse non molte di più. In realtà la fase meno studiata dello sviluppo umano rimane quella in cui un bambino acquista tutto ciò che lo rende più spiccatamente umano, e questo è ancora un continente da conquistare”

I1 modello delle figure di attaccamento e il modello dell’io si sviluppano in modo da essere complementari e da confermarsi a vicenda Così è facile che un bambino che non è stato desiderato non solo si senta non voluto dai genitori, ma pensi anche di essere essenzialmente poco desiderabile cioè di essere non voluto da tutti. Inversamente, un bambino molto amato crescerà facilmente non solo avendo fiducia nell’affetto dei suoi genitori. ma anche fiducioso che pure tutti gli altri lo troveranno amabile. Anche se logicamente sono insostenibili, queste grossolane ipergeneralizzazioni sono tuttavia la regola. Inoltre una volta che esse sono state adottate e si sono intessute entro le strutture dei modelli operativi, è facile che in seguito non verranno mai messe seriamente in dubbio”

(..) un bambino tra i 15 e i 30 mesi che abbia goduto d’un rapporto relativamente sicuro con la madre e non abbia subito precedenti separazioni da lei, reagisce di solito con una sequenza comportamentale prevedibile, che si può suddividere in tre fasi, a seconda dell’atteggiamento predominante nei riguardi della madre”

Bowlby J., Uno base sicura. 11 Mulino, Bologna, 1989

Bowlby J., Attaccamento e perdita, Boringhieri., Torino

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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TEORIA DELL’ATTACCAMENTO E STILI D’ATTACCAMENTO

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DEFINIZIONE DI ATTACCAMENTO: Propensione innata a cercare la vicinanza protettiva di un membro della propria specie quando si è vulnerabili ai pericoli ambientali per fatica, dolore,impotenza o malattia . (Bowlby,1969)

 

La teoria dell’attaccamento ci fornisce una cornice evolutiva all’interno della quale è possibile comprendere meglio alcune dinamiche di coppia, scopo principale del sito. Infatti le modalità con cui ci leghiamo affettivamente ad un‘altra persona riflettono le nostre primarie esperienze di attaccamento.

Il termine“attaccamento” può essere interpretato in 3 diversi modi : a) comportamento di attaccamento ; b) sistema comportamentale di attaccamento ; c) legame d’ affetto. ha un significato generale e rimanda alla condizione di attaccamento di un soggetto: il sostenere che un bambino ha un attaccamento vuol dire che egli avverte il bisogno di percepire la vicinanza ed il contatto fisico con una persona di riferimento, soprattutto in particolari situazioni.

La tendenza all’attaccamento opera con massima intensità nella prima infanzia quando maggiore è la vulnerabilità ai pericoli e minore la capacità di fronteggiare da soli situazioni di disagio

La costituzione nella prima infanzia, di un attaccamento sano e di una fiducia di base, dipende dalla presenza e dalla capacità di risposta dei genitori o di altri significativi, ai segnali ed ai bisogni del bambino.

Secondo Bowlby l’attaccamento è un qualcosa che, non essendo influenzabile da situazioni momentanee, perdura nel tempo, si struttura nei primi mesi di vita intorno ad un’unica figura; molto probabile è che tale legame si instauri con la madre, dato che è la prima ad occuparsi del bambino, ma, come Bowlby ritiene, non sussiste nessun dato che avalli l’idea che un padre non possa diventare figura di attaccamento nel caso in cui sia lui a dispensare le cure al bambino. La qualità dell’esperienza definisce la sicurezza d’attaccamento in base alla sensibilità e disponibilità del caregiver (madre) e quindi la formazione di modelli operativi interni, che andranno a definire i comportamenti futuri (relazioni). Con la crescita, l’attaccamento che si viene a formare tramite la relazione materna primaria o con un “caregiver di riferimento”, si modifica e si estende ad altre figure, sia interne che esterne alla famiglia, fino a scomparire: nell’adolescenza e nella fase adulta il soggetto avrà maturato la capacità di separarsi dal caregiver primario e legarsi a nuove figure di attaccamento.

“Una caratteristica fondamentale è il concetto di chi siano le figure di attaccamento, di dove le si possa trovare, e di come ci si può aspettare che reagiscano. Analogamente, nel modello operativo del Sè che ciascuno si costruisce, una caratteristica fondamentale è il concetto di quanto si sia accettabili o inaccettabili agli occhi delle figure di attaccamento. Sulla struttura di questi modelli complementari l’individuo basa le sue previsioni di quanto le sue figure di attaccamento potranno essere accessibili e responsive se egli si rivolgerà a loro per aiuto… Dalla struttura di quei modelli dipendono inoltre la sua fiducia che le sue figure di attaccamento siano in genere facilmente disponibili e la sua paura più o meno grande, che non lo siano” (J. Bowlby, Attaccamento e perdita, vol. 2: La separazione dalla madre. Torino, Boringhieri, 1975).

Leggi anche la pagina sulle Riflessioni di Bowlby

STILI DI ATTACCAMENTO

La qualità della relazione tra il bambino e chi lo accudisce plasma l’espressione innata dell’attaccamento del bambino e la rappresentazione mentale di sé, dell’altro e della relazione.

Bowlby riteneva che l’attaccamento si sviluppa attraverso alcune fasi e che possa essere di tipo “sicuro” o “insicuro”. Un attaccamento di tipo sicuro si ha se il bambino sente di avere dalla figura di riferimento, protezione, senso di sicurezza, affetto; in un attaccamento di tipo insicuro invece il bambino riversa sulla figura di riferimento comportamenti e sentimenti come instabilità, prudenza, eccessiva dipendenza, paura dell’abbandono.

Bowlby identifica quattro fasi attraverso le quali si sviluppa il legame di attaccamento. La prima va dalla nascita fino alle otto-dodici settimane: in questo periodo il bambino non è in grado di discriminare le persone che lo circondano anche se può riuscire a riconoscere, attraverso l’odore e la voce, la propria madre. Superate le dodici settimane il piccolo comincia a dare maggiori risposte agli stimoli sociali. In un secondo momento il bambino, pur mantenendo comportamenti generalmente cordiali con chi lo circonda, metterà in atto modi di fare sempre più selettivi, soprattutto con al figura materna. Fra il sesto ed il settimo mese, il bambino diviene maggiormente discriminante nei confronti della persone con le quali entra in contatto e dal nono mese l’attaccamento con il caregiver si fa stabile e decisamente visibile: il bambino richiama l’attenzione della figura di riferimento, la saluta, la usa come base per esplorare l’ambiente, ricerca in lei protezione in particolare se si trova a cospetto di un estraneo. Il comportamento di attaccamento è stabile e profondo fino a circa tre anni, età in cui il bambino acquisisce la capacità di mantenere tranquillità e sicurezza in un ambiente sconosciuto; deve però essere in compagnia di figure di riferimento secondarie ed avere la certezza che il caregiver faccia presto ritorno.

ABBIAMO 4 PATTERN DI ATTACCAMENTO E DIVERSI MODELLI OPERATIVI INTERNI DI SE’ E DI CIASCUNA FDA (figura di accudimento)

STRANGE SITUATION

Mary Ainsworth ha analizzato l’organizzazione dell’attaccamento in età infantile attraverso una situazione sperimentale definita “strange situation” in cui venivano osservate le risposte di un bambino fra i 12 ed 18 mesi, posto in una stanza non familiare con un adulto estraneo e la propria madre. I tre momenti fondamentali:

  • Quando il genitore si allontana;
  • Quando il bambino rimane nella stanza con l’estraneo ed i giochi;
  • Quando si ricongiunge al genitore.

 

A: ATTACCAMENTO EVITANTE

Se la madre lo lascia solo non protesta, piange non la segue e quando torna dopo una breve separazione evita ogni contatto con lei, continua a giocare distogliendo lo sguardo da lei o volgendole attivamente le spalle.

MODELLO DI ACCUDIMENTO CORRISPONDENTE

Le fda di bambini con attaccamento evitante si dimostrano sensibilmente propense a ignorare o respingere le richieste di vicinanza dei figli

Mimica rigida nell’interazione col bambino o mimica che esprime il desiderio di tenerli a distanza

Modello operativo interno di sé e della fda

Immagine di sé come di un essere “poco amabile“, che deve tenersi a distanza anche se desidera la vicinanza; “sé“ privo della capacità di suscitare nell‘altro risposte positive e affettuose.

Fda indisponibile alle proprie richieste di aiuto e vicinanza

Sviluppi: Alterna momenti di indipendenza a momenti in cui si affanna a cercare la madre. L’indifferenza ed il mancato contenimento di lei non permettono al bambino l’elaborazione degli affetti negativi nei suoi confronti (dolore, rabbia..) che, scissi da quelli postivi, vengono ben presto incanalati in ambito sociale (atteggiamento ribelle e contestativo) o rimossi.

B: ATTACCAMENTO SICURO

Quando la madre lo lascia solo con un estraneo protesta intensamente ma appare prontamente rassicurato dal ritorno della madre.

L’attenzione del bambino è orientata coerentemente sia al genitore che si allontana, per richiamare la sua attenzione, sia è libera di rivolgersi all’esplorazione quando è in sua presenza, focalizzandola fluidamente sul gioco, o su di lui, ora esplorando, ora mostrandogli i risultati della sua esplorazione.

Stile di accudimento corrispondente

Le madri di bambini con attaccamento sicuro sono stabilmente disponibili a rispondere positivamente alle richieste di vicinanza e conforto

Modelli operativi interni di sé e della fda

Immagine di sé come di un essere degno di amore le cui esigenze di conforto hanno valore e significato

Fda come disponibile e degna di fiducia

Sviluppi: il bambino ha sviluppato fiducia nella presenza stabile della madre, da cui si sente contenuto, accolto e motivato all’esplorazione. E’ un bimbo sereno, che, rispecchiandosi in lei, ha maturato fiducia in sé e nelle proprie risorse.

C: ATTACCAMENTO ANSIOSO-RESISTENTE (ambivalente)

Quando la madre lo lascia solo con un estraneo protesta intensamente ma non appare prontamente rassicurato dal ritorno dela madre: preso in braccio continua a piangere, mostrando resistenza ai tentativi di rassicurazione della madre.

Stile di accudimento corrispondente

Le madri dei bambini C danno delle risposte imprevedibili. Possono essere ipercontrollanti ed intrusive, bloccando il bambino nei suoi tentativi di gioco ed esplorazione autonoma

Modelli operativi interni di sé e della fda

2 modeli operativi di sé e della fda opposti:

  • Immagine di sé come amabile e della fda come disponibile e degna di fiducia
  • Immagine di sé come non amabile e della fda come non disponibile.

Succesivamente si può formare una struttura sovraordinata

  • Sé e l‘altro come oggetti suscettibili di controllo.

Sviluppi: il bambino è passivo, esplora poco, ha bisogno costantemente di essere accudito. E’ introverso, timido e compiacente per essere accolto. Si mostra costantemente angosciato a causa dell’incostanza della madre (disponibile in modo discontinuo o incoerente, offrendo ad esempio un accadimento anaffettivo), e si aggrappa a lei temendo l’abbandono.

D: ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO E DISORIENTATO

Essi presentano dei comportamenti disorientati, disorganizzati e non direzionati: strillano cercando il genitore attraverso la porta e se ne allontanano durante la riunione, si avvicinano ad esempio alla fda con la testa voltata dall’altra parte, come se non potessero organizzare il proprio comportamento nè nel senso dell’avvicinamento né nel senso dell’evitamento.

Stile di accudimento corrispondente

Le ricerche hanno individuato una sofferenza delle fda a causa della mancanza di elaborazione di un lutto oppure di gravi eventi traumatici nelle relazioni con le proprie fda. Sono fda immerse in un doloroso mondo interiore e/o che incutono paura.

Modelli operativi interni di sé e dell’altro

Abbozzi multipli:

  • Sé accettabile e fda disponibile
  • Sé come vittima impotente di un altro minaccioso
  • Sé come pericoloso per le persone amate
  • Se e fda come deboli di fronte a pericoli esterni

Sviluppi: l’ultimo tipo di attaccamento descritto da Bowly origina da gravi mancanze della madre (violenza, maltrattamenti, abusi) che generano personalità borderline o psicotiche.

STILI D’ATTACCAMENTO IN ETA’ ADULTA

(tratto da Attaccamento e amore, Attili, 04, Edizioni Il Mulino)

Attaccamento sicuro – L’amore sicuro

Da adulto, sarà semplice, per il soggetto sicuro, riconoscere con precisione le persone a cui legarsi sentimentalmente. Egli, infatti, inconsapevolmente, si lascerà coinvolgere in relazioni che confermino i suoi modelli interni “sicuri”. Di conseguenza, si orienterà verso persone per lo più sicure, che dimostrino palesemente i propri sentimenti, e con cui poter condividere in maniera comunicativa i momenti tristi e quelli felici della propria esistenza, in modo da confermare la propria percezione di persona degna di essere amata e curata. Inoltre, avendo avuto esperienza di un rapporto di totale fiducia con la propria madre, tenderà a dar vita a legami sentimentali poco ossessivi, basati, cioè, sulla fiducia reciproca, utilizzando il proprio partner come base sicura da cui dipendere, ma allo stesso modo, da cui partire autonomamente, per le continue esplorazioni dell’ambiente circostante. Infine, il soggetto “sicuro”, impegnato, nella maggior parte dei casi, con partners altrettanto “sicuri”, presenterà un alto livello di consapevolezza circa la sua relazione e i possibili momenti di alti e bassi a cui andrà incontro, cercando di volta in volta, le strategie adatte al superamento di quelli difficili. Sono, dunque, per lo più correlate a soggetti sicuri, storie stabili e durature

Attaccamento ansioso ambivalente – L’amore ossessivo

In campo amoroso,tale soggetto sarà più volte trascinato dal vortice della passione, pensando di aver trovato la persona giusta. In realtà, andrà incontro ad idealizzazioni eccessive di persone che presentano, al contrario, proprio quei tratti caratteriali che egli stesso odia. Solo successivamente, si renderà conto di aver commesso uno sbaglio nella scelta, e a quel punto, soffrirà irrimediabilmente. Abbiamo, inoltre, sostenuto che il bambino che sperimenta una relazione con una madre imprevedibile, sviluppa dei modelli del sé, come di una persona da amare in maniera discontinua, ad intermittenza. Da quanto scritto, ne consegue che, all’interno di una relazione amorosa adulta, quando a prevalere saranno i modelli positivi del sé, come persona degna di amore, allora penserà di essere amato profondamente e rispettato dal partner, ma quando prenderanno il sopravvento i modelli negativi del sé, come persona vulnerabile e non degna di amore, allora sarà facilmente trascinato nel tunnel della gelosia più estrema, dando vita ad una relazione ossessiva, possessiva e autoritaria: non mancano, talvolta, reazioni di aggressività fisica piuttosto violente, o addirittura episodi che sfociano in delitti passionali. Il problema principale del soggetto insicuro-ambivalente è che “…rimane sempre nella fase dell’innamoramento. La sua ansia da separazione è sempre all’estremo. Il suo amore è sempre ossessivo. Il suo odio è sempre travolgente. La possibilità di esplorare il mondo, di essere contento e di amare sulla base della sicurezza che può offrire una relazione consolidata sono per lui dimensioni sconosciute. Per lui quello non è amore!

Attaccamento evitante/distanziante – L’amore freddo/distaccato

Coloro che da bambini, fanno esperienza di una madre “rifiutante”, che, cioè, non risponde con prontezza, efficienza e calore alle richieste di aiuto e conforto, elaborano un modello di attaccamento definito “ansioso-evitante”. Questi sfortunati individui, al contrario dei soggetti sicuri, non sviluppano la loro personalità a partire dalla sicurezza di una base sicura cui far riferimento: non godono, cioè, in alcun modo di sicurezza affettiva. Ne consegue la formazione di “…Un modello mentale del sé come di persona non degna di essere amata, che deve contare solo su di sé, e un modello mentale della madre come di persona cattiva dalla quale non aspettarsi alcunché” (Attili, 2004, p. 111). Naturalmente, ai soggetti in questione, sfugge la consapevolezza delle proprie rappresentazioni mentali, che operano a livello inconscio, influenzando lo sviluppo della personalità e, in particolare, le esperienze relazionali presenti e future. L’imperativo categorico degli individui con attaccamento ansioso-evitante consisterà, durante la propria esistenza, nel non farsi coinvolgere emotivamente nelle relazioni interpersonali instaurate, e la loro vita sarà improntata tutta sul desiderio di conquista di un’autonomia e autosufficienza personale che escludano, in caso di necessità, il ricorso agli altri, considerati individui inaffidabili e su cui contar poco. Questa vera e propria strategia di vita, in realtà, non è altro che una misura di prevenzione contro il rischio di ulteriori delusioni, dovute ad esperienze di eventuali rifiuti. (“…Per non correre il rischio di essere rifiutati, sopprimono la loro emozionalità” (Attili, 2004)

Attaccamento disorganizzato – L’ amore patologico

Si tratta di modelli di attaccamento che rimandano a storie di abuso e maltrattamento da parte della figura allevante, nei confronti del proprio bambino. I bambini che sperimentano questo tipo di legame, presentano, durante la Strange Situation , dei comportamenti alquanto anomali: restano immobili, si dondolano, si coprono gli occhi alla vista della madre, danno vita ad una serie di comportamenti piuttosto stereotipati. Essi, elaborano, durante l’infanzia, delle rappresentazioni interne della relazione, confuse e incoerenti. La conseguenza di tali esperienze pregresse è, nell’età adulta, l’intervento dei modelli interni nell’interpretazioni degli eventi della realtà, che restano sempre oscurati da un velo di confusione e incontrollabilità, e anneriti da una visione piuttosto catastrofica. In amore, questi soggetti, spesso, sono incapaci di scegliere partners affidabili, correndo il rischio di farsi coinvolgere in relazioni distruttive, con persone violente e aggressive (Attili, 2004). D’altro canto, gli stessi individui con modelli interni di tipo disorganizzato, tendono a dar vita, e a mantenere nel tempo, relazioni improntate su modalità comunicative violente e fredde, presentandosi come partners e genitori maltrattanti, o abusanti.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

TEST SULLE CARATTERISTICHE D’ATTACCAMENTO AL PARTNER

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Segni quale delle seguenti affermazioni la caratterizza nelle sue caratteristiche d’attaccamento col partner. Lo stesso test può essere effettuato retroattivamente, vale a dire per valutare le stesse caratteristiche coi partner del suo passato affettivo e sentimentale.

  • Mi piace trascorrere il mio tempo col partner
  • Mi piace essere in vicinanza col mio partner
  • Quando sono inquieto o ho un problema chiedo sostegno al mio partner
  • Quando non mi sento bene fisicamente o psicologicamente chiedo sostegno al mio partner
  • Non sopporto che il mio partner mi stia lontano
  • Quando il mio partner è lontano avverto molto la sua mancanza
  • Avverto di poter contare  sul mio partner.
  • So che il mio partner farebbe tutto il possibile per me.

 

Per valutare il test si rifaremo alle caratteristiche emozionali della relazione individuati dai psicologi che studiano la teoria dell’attaccamento.

Le prime due affermazioni  sono inerenti alla caratteristica del contatto . Si desidera, appunto, il contatto inteso come vicinanza col proprio partner e non con un altro.

Le seconde due affermazioni sono inerenti la caratteristica rifugio sicuro . Viene cercato il partner quando si ha un problema, si soffre psicologicamente e fisicamente. Lo stesso partner viene considerato rassicurante in tal senso.

Le successive affermazioni sono inerenti la caratteristica ansia da separazione . Questa dimensione è legata all’ansia provata nel momento che il proprio partner è lontano o quando lui non c’è.

Le ultime due affermazioni sono inerenti la caratteristica base sicura . E’ il senso di sicurezza che veicola il partner. E’ la sensazione che possiamo avventurarci nel mondo anche perché abbiamo una persona sui cui sappiamo di poter contare.

Il partner perfetto non è quello che corrisponde a tutte le affermazioni. Potrebbe tranquillamente corrispondere ad alcune di esse. Dipende dalla nostra età, dallo status sociale, dalle situazioni contingenti. Il test è solo uno spunto di riflessione sulle caratteristiche d’attaccamento che ci caratterizzano o ci hanno caratterizzato nella relazione col partner.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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