COSA SIGNIFICA INTIMITA’

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Will: Sono uscito con una, giorni fa.
Sean: Come è andata?
Will: Molto bene.
Sean: E la rivedrai?
Will: Non lo so.
Sean: Perché no?
Will: Non l’ho chiamata.
Sean: Cristo, sei un dilettante.
Will: So quello che faccio.
Sean: Ah, sì, eh?
Will: Sì. Non si preoccupi per me, so quello che faccio. Sì, ma questa ragazza, insomma, è bellissima, intelligente, divertente. È diversa dalle altre con cui sono stato.
Sean: E allora chiamala, Romeo.
Will: Così mi rendo conto che non è poi tanto intelligente? Che mi rompe i coglioni? Sì, insomma, ecco, questa ragazza, cazzo! è perfetta ora; non voglio rovinare questo.
Sean: Forse tu sei perfetto ora. Forse è questo che non vuoi rovinare. Questa la chiamerei una “super filosofia”, Will, così puoi in effetti passare tutta la vita senza dover conoscere veramente qualcuno… Mia moglie scoreggiava quando era nervosa. Aveva una serie di meravigliose debolezze. Aveva l’abitudine di scoreggiare nel sonno! [ridono] Scusa se ti racconto questa cosa. Una volta fu talmente forte che svegliò il cane! [ridono] Si svegliò anche lei e mi disse: “sei stato tu?”; e io: “sì”… Non ho avuto il coraggio.
Will [ridendo]: Si è svegliata da sola?
Sean: Eh, sì! [ridono]… Oh, Signore… aah, ma, Will, è morta da due anni e questo è quanto mi ricordo. [Will smette di ridere] Momenti stupendi, sai, piccole cose così. Però… sono queste le cose che più mi mancano. Le piccole debolezze che conoscevo soltanto io. Questo la rendeva mia moglie. Anche lei ne sapeva delle belle sul mio conto, conosceva tutti i miei peccatucci! Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono. Sono la parte essenziale. Poi dobbiamo scegliere chi fare entrare nel nostro piccolo strano mondo. Tu non sei perfetto, campione. E ti tolgo dall’incertezza: la ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei. Ma la domanda è se siete o no perfetti l’uno per l’altra. È questo che conta. È questo che significa intimità. Puoi sapere tutte le cose del mondo, ma il solo modo di scoprire questa qui è darle una possibilità. Certo, non lo imparerai da un rincoglionito come me. E anche se lo sapessi non lo direi a un piscione come te.

Will Hunting – Genio ribelle

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

Possibilità di effettuare consulenze via Skype e telefoniche

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

NON POSSO SCEGLIERE CIO’ CHE PROVO IN AMORE, MA POSSO SCEGLIERE CHE FARE AL RIGUARDO

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“E’ spaventoso essere innamorati, non trovi?”.
“Che cosa vuoi dire?” replicai.
“I poeti spesso descrivono l’amore come un’emozione che non possiamo controllare, che travolge la logica e il senso comune. Questo è ciò che è stato per me. Non avevo preventivato di innamorarmi di te, dubito che tu abbia pianificato di innamorarti di me. Ma una volta che ci siamo incontrati, era chiaro che nessuno dei due poteva controllare che cosa ci stava accadendo. Ci siamo trovati innamorati persi, nonostante le differenze e, una volta che eravamo cotti l’uno dell’altra, abbiamo creato dal nulla qualcosa di raro e bellissimo. Per me l’amore è un’alchimia che accade soltanto una volta, e ogni momento che abbiamo passato insieme si è come trasfigurato nella memoria. Non dimenticherò mai neanche un istante dei nostri incontri.”
“Che stai cercando di dirmi?”
“Che qualche volta il nostro futuro è dettato da ciò che siamo, in contrasto con ciò che vogliamo.”
“Non possiamo sempre ascoltare le nostre paure”, affermai.  

“Non posso scegliere ciò che provo, ma posso scegliere che fare al riguardo.”“Sei un enigma, lo sai?”

“Non lo siamo tutti?”
Sergio Bambarén_ Il guardiano del faro

Dott. Roberto Cavaliere

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L’ALTRA DONNA…

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In questo testo della canzone dei Pooh “L’altra donna” è delineata la condizione dell’amante dopo un incontro fugace, come spesso avviene in questo tipo di relazioni. Il testo non necessita di nessun commento ma di una profonda riflessione.

È ancora tutto all’aria da ieri sera,
è più comodo in albergo,
paghi il conto e te ne vai;
ma in certe cose tu ci credi ancora,
far l’amore nel tuo letto,
prepararmi il tuo caffè;
è poi mi lasci andare via, quando è ora,
perché ognuno ha la sua vita,
e la mia non è con te.

Sei l’altra donna,
la libertà,
quella che sa e non può dir niente,
quella che all’alba rimane sola,
e che non può mai lasciare impronte,
con me non puoi cercare casa,
o uscire insieme a far la spesa,
sei l’altra donna,
quella importante,
quella che ha tutto e non ha niente, di me.

Mio figlio è un’altra storia, un altro amore,
tu non puoi partecipare, Dio lo sa se io vorrei.
Tu in macchina con me non puoi fumare,
mozziconi col rossetto. parlerebbero di te;
ma in fondo tu che colpa hai del mio cuore,
delle ore che mi manchi, dei problemi che mi dai.

Sei l’altra donna,
la libertà,
quella che sa perché ritorno,
e quanta pace tu mi sai dare,
io dirò tutto a lei un giorno,
faremo insieme un’altra casa,
io e te che siamo un’altra cosa.
Io e te che siamo la stessa cosa,
faremo insieme la nostra casa;
prima dell’alba c’è ancora un’ora,
stringimi forte e sogna ancora,
di noi.

POOH

Dott. Roberto Cavaliere

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NON PIU’ DUE, MA UN ANIMA SOLA

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E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d’amore gli uni per gli altri, per riformare l’unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell’uomo.
Dunque ciascuno di noi è una frazione dell’essere umano completo originario.
Per ciascuna persona ne esiste dunque un’altra che le è complementare, perché quell’unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E’ per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare. (…) quando incontrano l’altra metà di se stesse da cui sono state separate, allora sono prese da una straordinaria emozione, colpite dal sentimento di amicizia che provano, dall’affinità con l’altra persona, se ne innamorano e non sanno più vivere senza di lei – per così dire – nemmeno un istante. E queste persone che passano la loro vita gli uni accanto agli altri non saprebbero nemmeno dirti cosa s’aspettano l’uno dall’altro.
Non è possibile pensare che si tratti solo delle gioie dell’amore: non possiamo immaginare che l’attrazione sessuale sia la sola ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C’è qualcos’altro: evidentemente la loro anima cerca nell’altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza.
Se, mentre sono insieme, Efesto si presentasse davanti a loro con i suoi strumenti di lavoro e chiedesse: “Che cosa volete l’uno dall’altro?”, e se, vedendoli in imbarazzo, domandasse ancora: “Il vostro desiderio non è forse di essere una sola persona, tanto quanto è possibile, in modo da non essere costretti a separarvi né di giorno né di notte? Se questo è il vostro desiderio, io posso ben unirvi e fondervi in un solo essere, in modo che da due non siate che uno solo e viviate entrambi come una persona sola. Anche dopo la vostra morte, laggiù nell’Ade, voi non sarete più due, ma uno, e la morte sarà comune. Ecco: è questo che desiderate? è questo che può rendervi felici?” A queste parole nessuno di loro – noi lo sappiamo – dirà di no e nessuno mostrerà di volere qualcos’altro.
Ciascuno pensa semplicemente che il dio ha espresso ciò che da lungo tempo senza dubbio desiderava: riunirsi e fondersi con l’altra anima. Non più due, ma un’anima sola.
Dal Fedro di Platone

Dott. Roberto Cavaliere

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LA DIFFERENZA TRA “TI AMO” E “TI VOGLIO BENE”

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“Ti amo” – disse il piccolo principe.
“Anch’io ti voglio bene” – rispose la rosa.
“Ma non è la stessa cosa” – rispose lui.
“Voler bene significa prendere possesso di qualcosa, di qualcuno; cercare negli altri cio’ che riempie le aspettative personali di affetto e di compagnia.

Voler bene significa rendere nostro ciò che non ci appartiene; desiderare qualcosa per completarsi perché sentiamo che ci manca qualcosa e se non siamo ricambiati soffriamo.

Amare significa desiderare il meglio dell’altro. Permettere all’altro di essere felice, anche quando il suo cammino è diverso dal nostro.
È un sentimento disinteressato che nasce dalla volontà di donarsi… di offrirsi completamente dal profondo del cuore.
Per questo l’ amore non sarà mai fonte di sofferenza.

Amare è attribuire un posto nel nostro cuore affinché ci resti in qualità di partner, padre, madre, fratello, figlio, amico e sapere che anche nel cuore dell’altro c’è posto per noi.
Dare amore non esaurisce la quantità, anzi l’aumenta e per ricambiare tutto questo amore bisogna aprirsi e lasciarsi amare”.

“Adesso ho capito” – rispose la rosa dopo una lunga pausa.
“Il meglio è viverlo” – le consigliò il piccolo principe.

(libero riadattamento di un passaggio del libro “Il piccolo principe” tratto dal web)

Dott. Roberto Cavaliere

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UNA DIVERSA LETTURA DELLA STORIA DI NARCISO

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L’Alchimista conosceva la leggenda di Narciso, un bel giovane che tutti i giorni andava a contemplare la propria bellezza in un lago. Era talmente affascinato da se stesso che un giorno scivolò e morì annegato. Nel punto in cui cadde nacque un fiore, che fu chiamato narciso.
Ma non era così che Oscar Wilde concludeva la storia.
Egli narrava invece che, quando Narciso morì, accorsero le Oreadi – ninfe del bosco – e videro il lago trasformato da una pozza di acqua dolce in una brocca di lacrime salate.
“Perché piangi?” domandarono le Oreadi.
“Piango per Narciso” disse il lago.
“Non ci stupisce che tu pianga per Narciso,” soggiunsero. “Infatti, mentre noi tutte lo abbiamo sempre rincorso per il bosco, tu eri l’unico ad avere la possibilità di contemplare da vicino la sua bellezza. ”
“Ma Narciso era bello?” domandò il lago.
“Chi altri meglio di te potrebbe saperlo?” risposero, sorprese, le Oreadi. “In fin dei conti, era sulle tue sponde che Narciso si sporgeva tutti i giorni.”
Il lago rimase per un po’ in silenzio. Infine disse: “Io piango per Narciso, ma non mi ero mai accorto che fosse bello. Piango per Narciso perché, tutte le volte che lui si sdraiava sulle mie sponde, io potevo vedere riflessa nel fondo dei suoi occhi la mia bellezza.”
“Che bella storia,” disse l’Alchimista.

da L’Alchimista di Paulo Coelho

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LA LEGGENDA DELL’AMORE ETERNO

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Narra la leggenda che, un giorno, il figlio di un coraggioso guerriero si innamorò di una giovane bellissima donna. I due decisero di sposarsi, dopo aver ottenuto il permesso da parte dei genitori.

Si amavano davvero tanto e, allo stesso tempo conoscevano le insidie della convivenza. Decisero allora di rivolgersi allo stregone della tribù, per chiedere un incantesimo che rendesse eterni il loro amore e la loro complicità.
Lo stregone disse al guerriero:

“Vai sulle Montagne del Nord, sali più in alto che puoi e quando sei in cima cerca il falco più forte e coraggioso di tutti. Devi catturarlo e portarlo qui vivo.”

Quindi si rivolse alla fanciulla e disse:
“Vai sulle Montagne del Sud, cerca l’aquila più grande di quella catena montuosa, quella che vola più in alto e che ha lo sguardo più profondo. Catturala e portala qui viva.”

Dopo diversi giorni a camminare sulle montagne, il guerriero e la ragazza riuscirono a raggiungere i loro obiettivi e tornarono soddisfatti dallo stregone, accompagnati dai due splendidi uccelli.

“Cosa dovremmo fare adesso con loro?”
Chiesero.

“Questi uccelli sono belli e forti, giusto?”
Disse lo stregone.

I due giovani annuirono, spiegando di avere trovato i migliori, per quanto fosse stato difficile catturarli.

“Li avete visti volare più in alto di tutti, molto rapidamente?”
Chiese nuovamente lo stregone.

“Più di qualunque altro”
Risposero i due.

“Molto bene. Adesso legateli insieme, l’uno con l’altro, per le gambe.”

I due giovani seguirono le istruzioni e poi provarono a far volare gli uccelli. Questo non era più possibile, essendo legati l’uno all’altro. Uno faceva da ostacolo all’altro. L’unica cosa che riusciva bene era inciampare uno sull’altro e farsi del male mentre rotolavano a terra.

“Vedete cosa succede a questi uccelli? Se sono legati l’uno con l’altro non sono in grado di volare.Questo è l’incantesimo che vi do affinché il vostro amore sia eterno: che il vostro legame non sia vincolante per nessuno, ma che a dominare siano sempre e solo la forza e l’incoraggiamento all’altro affinché cresca e migliori come persona.”
Disse lo stregone.

“Possa il vostro amore non creare dipendenze, ma manifestare unione e solidarietà l’uno con l’altro. Rispettatevi come persone e lasciate l’altro libero di imparare a volare con voi nell’immensità del cielo. Se farete questo, il vostro amore sarà eterno, perché non sarà frenato da alcuna limitazione, ma rappresenterà sempre per entrambi uno stimolo a crescere.
Tutto ciò che limita l’anima, prima o poi muore, perché la legge suprema della natura è che ogni individuo cresca ed evolva come persona. Un amore che stronca l’anima ed opprime l’individuo è destinato a morire. L’unico amore che non muore mai, quello che vince anche la morte è la sacra alleanza di due anime che si aiutano a vicenda ad evolvere, che si rispettano reciprocamente e che, pur essendo lasciati liberi, si sostengono a vicenda.
Chi vuole che il proprio amore sia eterno, non soffochi la libertà dell’amato. Volate in alto insieme, ma volteggiando nel cielo anche da soli, senza zavorre né paura.
Solo in questo modo l’amore sarà eterno, perché rappresenterà non solo cibo e gioia per il corpo, ma anche forza e nutrimento per lo spirito.”

DAL WEB

Dott. Roberto Cavaliere

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RINUNCIARE O LASCIARSI ANDARE ALLA PASSIONE ?

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“La passione ti fa smettere di mangiare, di dormire, di lavorare, di vivere in pace. Molti si spaventano perchè, quando compare, distrugge tutto ciò che di vecchio incontra.

Nessuno vuole mettere a soqquadro il proprio mondo. Perciò alcune persone – tante – riescono a controllare questa minaccia, mantenendo in piedi una casa o una struttura già marcia. Sono gli ingegneri delle cose superate.

Altri individui pensano esattamente il contrario: si abbandonano senza riflettere, aspettandosi di trovare nella passione la soluzione di tutti i loro problemi. Attribuiscono all’altro il merito della propria felicità, e la colpa della propria possibile infelicità. Sono sempre euforici perchè è accaduto qualcosa di meraviglioso, oppure depressi perché un evento inatteso ha finito per distruggere tutto.

Sottrarsi alla passione, o abbandonarvisi ciecamente: quale di questi atteggiamenti è il meno distruttivo?

Non lo so…”

DAL LIBRO “UNDICI MINUTI” DI PAULO COELHO

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AVVICINARSI ALL’ALTRO COME ALTRO, NELLA RELAZIONE

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«Avvicinarsi all’altro come altro» spiega perché sia tanto difficile per noi riconoscere l’altro in quanto tale e rispettare la differenza tra noi. Siamo stati abituati a ridurre l’altro a ciò che ci è proprio o a noi stessi. Al livello della coscienza come a quello dei sentimenti, siamo stati educati a rendere nostro quel che avviciniamo o che ci viene incontro. Il nostro modo di ragionare, il nostro modo di amare consiste spesso in un’appropriazione, sia attraverso una mancanza di differenziazione o una fusione, sia attraverso una trasformazione in un oggetto, un oggetto di conoscenza o di amore, che integriamo nel nostro mondo. Ci comportiamo così in particolare con quelli che ci sono più vicini,dimenticando che sono altri, differenti da noi, ma anche con lo straniero, accolto da noi a patto che lui, o lei, accetti di essere conglobato nei nostri modi di vivere, nei nostri costumi, nel nostro mondo.

Perdiamo così l’emozione e l’arricchimento che riceviamo dall’incontro con l’altro. E spesso è solo all’inizio di un incontro che l’altro ci tocca in una maniera globale e incontrollabile. Allora il mistero che l’altro rimane per noi ci comunica un risveglio, corporeo e spirituale al contempo. Dopo perdiamo questo risveglio, persino la percezione dell’altro svanisce. L’altro è diventato una parte di noi, a meno che non l’abbiamo rigettato. L’altro deve invece stare; insieme dentro e fuori da noi, non dentro o fuori.L’altro ha un posto nella nostra interiorità, pur rimanendo esterno, estraneo, altro da noi.Solo così continuerà a commuoverci ed illuminarci, senza che siamo capaci di catturare o fare nostra la reale origine del nostro stato.Irigaray  Amo a te, Bollati Boringhieri, 1993

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L’AMORE E’ L’IMMAGINE DELLA NOSTRA VITA

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L’amore è l’immagine della nostra vita: entrambi sono soggetti alle stesse rivoluzioni e agli stessi cambiamenti. La loro giovinezza è piena di gioia e di speranza: ci si sente felici di essere giovani come ci si sente felici di amare. Questa condizione così bella e importante ci porta a desiderare, sempre di più; non ci si accontenta di esistere, si vogliono fare dei progressi, si cerca il modo di migliorare e di consolidare la propria fortuna; non si sopporta l’idea che altri pretendano quello che noi pretendiamo. Nonostante le mille preoccupazioni che vengono cancellate dal piacere di avere raggiunto una meta e soddisfatte tutte le passioni, non prevediamo che la nostra felicità possa avere fine.

Ma raramente questa felicità è di lunga durata e non può conservare per molto il fascino della novità. Anche se abbiamo esauditi i nostri desideri, non smettiamo di desiderare ancora. Ci abituiamo a ciò che ci appartiene; gli stessi beni non conservano lo stesso valore e non ci attraggono più come prima; cambiamo impercettibilmente, senza che ce ne accorgiamo; ciò che abbiamo ottenuto diventa una parte di noi stessi: saremmo crudelmente colpiti se lo perdessimo, ma non siamo più sensibili al piacere di conservarlo; la gioia non è più viva e cerchiamo cose diverse da quelle che abbiamo tanto desiderato. Questa involontaria incostanza è un effetto del tempo, che, nostro malgrado, opera sull’amore come sulla nostra vita, giorno per giorno cancella insensibilmente una certa aria di spensieratezza, distrugge le attrattive più vere; si assumono modi più seri, si mescolano gli affari alla passione; l’amore non sopravvive più per se stesso e cerca nuove esperienze. Questo momento dell’amore assomiglia al primo declinare degli anni, quando non si ha più l’entusiasmo della giovinezza.

La gelosia, la diffidenza, la paura di stancare, il timore di essere abbandonati sono le ansie che si fanno avanti con la vecchiaia dell’amore, così come i malanni sono legati alla durata della vita. Di tutto questo sarebbe bene tenerne conto, poiché ogni conquista non si trasformi inesorabilmente e nello stesso tempo in una delusione oppure in una crudele sconfitta.

François De La Rochefoucauld: L’amore e la vita

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