L’AMORE LIQUIDO DI BAUMANN

Condividi

Brani tratti da Baumann, L’amore liquido (2006)

“L’amore liquido è un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame”

La solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale.In una relazione puoi sentirti insicuro quanto saresti senza di essa, o anche peggio.Cambiano solo i nomi che dai alla tua ansia.Finché dura, l’amore è in bilico sull’orlo della sconfitta.Man mano che avanza dissolve il proprio passato; non si lascia alle spalle trincee fortificate in cui potersi ritrarre e cercare rifugio in caso di guai.E non sa cosa lo attende e cosa può serbargli il futuro.Non acquisterà mai fiducia sufficiente a disperdere le nubi e debellare l’ansia.L’amore è un prestito ipotecario fatto su un futuro incerto e imperscrutabile.

E’ insito nella natura dell’amore il fatto che –come Lucano osservò duemila anni fa e Francio Bacon ripeté molti secoli dopo – esso non possa che significare il consegnarsi in ostaggio al destino.

Fino a quando le relazioni sono viste come investimenti redditizi, come garanzie di sicurezza e soluzioni ai tuoi problemi non c’è via di scampo: testa perdi, croce vince l’altro.

Per quanto abbia potuto imparare sull’amore e l’innamoramento, la tua sapienza può giungere solo, come il Messia di Kafka, un giorno dopo il suo arrivo.

«la relazione umana» e la sua sorte in un’età in cui «gli uomini e donne disperati perché abbandonati a se stessi, che si sentono degli oggetti a perdere, che anelano la sicurezza dell’aggregazione e una mano su cui poter contare nel momento del bisogno, e quindi ansiosi di “instaurare relazioni” [sono] al contempo timorosi di restare impigliati in relazioni “stabili”, per non dire definitive, poiché paventano che tale relazione possa comportare oneri e tensioni che non vogliono né pensano di poter sopportare e che dunque possa fortemente limitare la loro tanto agognata libertà di … si, avete indovinato, di instaurare relazioni»

«Come per lo shopping: oggi chi va per negozi non compra per soddisfare un desiderio […] ma semplicemente per togliersi una voglia. Ci vuole tempo, (un tempo insostenibilmente lungo per gli standard di una cultura che aborre la procrastinazione e postula invece il soddisfacimento immediato) per seminare, coltivare, nutrire, il desiderio. Il desiderio ha bisogno di tempo per germogliare, crescere e maturare. Via via che il “lungo termine” diventa sempre più breve, la velocità con cui il desiderio giunge a maturazione resiste ostinatamente all’accelerazione; il tempo occorrente per ottenere il ritorno dell’investimento della coltivazione del desiderio appare sempre più lungo, lo si avverte esasperante e insopportabile» (p. 17). «Oggigiorno i centri commerciali tendono ad essere progettati pensando a desideri facili da nascere e rapidi a estinguersi, non all’onerosa e protratta creazione e coltivazione dei desideri. L’unico desiderio che una visita al centro commerciale deve instillare e instilla è quello di reiterare all’infinito l’eccitante momento del lasciarsi andare, del dare briglia sciolta alle proprie voglie senza un copione prestabilito» (p. 18).

«Togliersi una voglia, diversamente dall’esaudire un desiderio, è soltanto un atto estemporaneo, che si spera non lasci conseguenze durevoli che potrebbero ostacolare ulteriori momenti di estasi gioiosa. Nel caso delle relazioni, e delle relazioni sessuali in particolare, seguire le voglie anziché i desideri significa lasciare la porta bene aperta “ad altre opportunità romantiche” le quali, come sostengono le psicologhe del Guardian potrebbero rivelarsi più soddisfacenti e appaganti» (p. 18).

«Mentre il principio del togliersi-le-voglie è inculcato a fondo nella condotta quotidiana dai poteri forti del mercato dei beni di consumo, il coltivare un desiderio sembra inquietantemente, inopportunamente, fastidiosamente, propendere dalla parte dell’impegno amoroso. Il desiderio va curato, coltivato, implica una cura prolungata, un difficile negoziato senza soluzioni scontate, qualche scelta difficile e alcuni compromessi dolorosi […] nella sua radicalizzata reincarnazione sotto forma di voglia, il desiderio ha perso gran parte dei suoi attributi fastidiosi […]. Come recitava il messaggio pubblicitario di una famosa carta di credito, oggi “ è possibile eliminare l’attesa dal desiderio”. Quando è pilotata dalla voglia, la relazione tra due persone segue il modello dello shopping e non chiede altro che le capacità di un consumatore medio, moderatamente esperto. Al pari di altri prodotti di consumo, è fatta per essere consumata sul posto (non richiede addestramento ulteriore o una preparazione prolungata) ed essere usata una sola volta. Innanzitutto, la sua essenza è quella di potersene disfare senza problemi. Se ritenute scadenti o non di piena soddisfazione le merci possono essere sostituite con altri prodotti che si spera più soddisfacenti […] ma anche se mantengono le promesse, nessuno si aspetta da esse che durino a lungo; dopo tutto, automobili, computer o telefoni cellulari in perfetto stato e ancora funzionanti vengono gettati via senza troppo rammarico nel momento stesso in cui le loro versioni nuove e aggiornate giungono nei negozi e divengono l’ultimo grido. Perché mai le relazioni dovrebbero fare eccezione alla regola?»

AMORE PERFETTO, RELAZIONI IMPERFETTE (WELWOOD)

Condividi

L’aprire il cuore ad un altro ci porta quasi sempre a misurarci con gli ostacoli che abbiamo dentro nei confronti dell’amore – a toccare tutti quei punti legati alla paura dell’intimità o al desiderio di rimanere chiusi in noi stessi. E se questa apertura d’amore continua, ben presto ci accorgiamo che iniziamo ad agire i soliti giochi di autoingannano che ci hanno intrappolato per tutta la vita. E inevitabilmente, tutto questo logorio interioriore prima o poi conduce a una situazione di lotta e di conflitto con il nostro partner.

La decisione di impegnarci in una relazione implica dunque l’inevitabile decisione di affrontare queste paure e confrontarci con questi rigidi modelli che sorgono puntualmente in una relazione. Ma per lavorare efficacemente su queste paure abbiamo però bisogno di riconoscere che cosa abbiamo veramente davanti e comprendere le forze che sono all’opera all’interno della relazione con il nostro partner, il quale può svolgere un ruolo molto importante nell’aiutarci a capirle e dominarle. Allora questi ostacoli possono diventare delle pietre migliari che ci portano avanti anziché trasformarsi in barriere che ostacolano la relazione e la nostra via.

Modelli condizionati

In realtà, il modo in cui ognuno di noi esprime e riceve amore (così come le eventuali paure che ne derivano) è stato stabilito molti anni fa, e dipende in gran parte dalle modalità con cui si sono espresse le nostre relazioni intime con nostro padre e nostra madre. I nostri genitori hanno svolto una fortissima influenza su di noi, non solo perché il nostro benessere dipendeva totalmente da loro, ma anche perché sono state le prime persone che abbiamo amato profondamente.

L’influenza psicologica dei genitori sui figli è ancora più forte oggi, in una società come la nostra dove oramai la famiglia allargata e la comunità parentale che una volta mitigavano l’impatto genitoriale si sono dissolte. Crescere in una famiglia nucleare isolata, lontana da una rete più ampia di figure parentali non offre abbastanza separatezza dai genitori e in ogni caso non dà l’opportunità di sperimentare una gamma sufficientemente ampia di modelli.

Perdita e abbandono

In fondo a tutte le paure dell’intimità c’è quasi sempre la paura dell’abbandono. Le persone i cui genitori sono stati distanti, non disposti o non disponibili, sono in genere le prime a temere la perdita dell’amore. Essi hanno paura di essere negletti o abbandonati di nuovo. Pertanto sono portati a creare relazioni quasi di dipendenza e a chiedere in continuazione al partner prove del loro amore. Oppure possono continuare a vivere fuori “dalla porta” in modo da non trovarsi in una situazione, dove potrebbero rischiare di essere abbandonate.

All’altro estremo ci sono coloro che hanno avuto genitori eccessivamente presenti, invasivi, costoro avranno paura di essere controllati emozionalmente o feriti da un partner in una relazione intima. E poiché le relazioni con i genitori spesso contengono influenze complesse e contraddittorie, molti crescono temendo entrambi i casi; e cioè sia la paura dell’abbandono che la paura di rimanere “intrappolati” e tutto ciò viene poi agito in modi differenti, a seconda delle situazioni.

Con un partner possiamo combattere per mantenere il nostro spazio separato, mentre con un altro ci scontreremo per avere più intimità e vicinanza. Quando agiamo queste paure in una relazione, non facciamo altro che rivivere le vecchie scene che costituiscono il dramma universale dell’infanzia. Un dramma che in genere presenta due subtrame principali: la prima è la costruzione del legame con i nostri genitori, la seconda è la fase della separazione da essi per diventare un individuo autonomo.

Le ferite dell’infanzia

Chi di noi non ha potuto vivere a pieno un legame profondo con i genitori o chi non è riuscito a separarsi completamente da essi, lascia l’infanzia ferito in una di queste due aree. Da adulti, l’ansia derivante da questi bisogni frustrati, ci spinge o a rivoltarci verso questi desideri inappagati o a cercarli in modo esasperato. Se i nostri genitori non hanno risposto ai nostri bisogni d’amore e di affetto, è probabile che ci sentiremo in colpa e/o molto esigenti sul piano emotivo e relazione. Se invece, i nostri genitori non hanno dato valore al nostro bisogno di indipendenza è più facile che ci sentiremo in colpa o con un atteggiamento di sfida per il fatto di reclamare un nostro spazio individuale. Tutte queste ferite, vengono perpetuate ogni qualvolta manteniamo un atteggiamento d’amore condizionato per noi stessi, cosa che poi ostacola il libero flusso dell’amore nelle relazioni. (“Io mi voglio bene solo se non ho bisogno di nessuno…o se piaccio agli altri”).

Le persone che soffrono della paura d’abbandono quasi si vergognano di questo sentimento, e pertanto hanno difficoltà a entrare in relazione con gli altri. Poiché essi non credono di potersi permettere di esprimere il loro bisogno di contatto, agiscono questo in modo indiretto, distorto o compulsivo.

Questi individui possono diventare persone eccessivamente esigenti, manipolative o critiche quando il loro partner non è li nella maniera in cui essi vorrebbero. E tutto spesso ha l’effetto di allontanare il partner, la qualcosa frustra ulteriormente il loro bisogno di contatto e li fa sentire ancora più impotenti. Inoltre poiché si sentono cronicamente bisognosi d’affetto diventa per loro difficile riconoscere la necessità di avere un proprio spazio individuale o di essere indipendenti. E quando il loro partner comincia ad agire questi bisogni, essi ne fanno un ulteriore motivo di conflitto.

Bisogno d’intimità

Una situazione analoga, ma rovesciata vivono coloro che, avendo avuto genitori eccessivamente invasivi, temono di perdere la propria individualità nella relazione. Costoro si vivono in conflitto solo per il fatto di sentirsi individui separati e non hanno fiducia nella loro autonomia. Di conseguenza agiscono il loro bisogno di spazio e libertà in modo esagerato. Mantenendo troppo distanza dal proprio partner, perché troppa intimità può minacciare il loro già fragile senso d’indipendenza, essi non riescono a riconoscere il bisogno di vicinanza e relazione. E quando il loro partner esprime un maggior bisogno d’intimità, i due rischiano di cadere nella trappola di una lotta “polarizzata”.

Insomma, ogni relazione riapre inevitabilmente vecchie ferite d’infanzia, tutto ciò fa sì che noi li agiamo in modo esagerato, poco amichevole e manipolativo, spingendo i nostri partner nella direzione opposta. A loro volta, i nostri partner cominciano ad agire i difetti opposti: gli stessi e si scatena così una furiosa lotta all’interno della coppia, la cui reale natura è spesso poco chiara ad entrambi. Fortunatamente, tutte queste ferite possono essere curate anche nel mezzo di una relazione. E da questo punto divista, tutte le difficoltà che si incontrano in una relazione profonda possono essere considerate come un utili percorso di crescita.

Storie e copioni

Invece, quello che di solito facciamo è ripetere continuamente gli stessi modelli autodistruttivi. Che cosa rende così difficile riconoscere questo comportamento e modificarlo? Qualche tempo fa ho conosciuto un uomo che diventava così ossessivo ogni qualvolta che iniziava una relazione con una donna che questa immancabilmente se ne andava via. Tutto questo lo faceva sentire abbandonato e poco amato, convincendolo sempre di più della sua incapacità di avere una relazione. Perché Chris continuava a ripetere all’infinito un tale modello distruttivo? In realtà, sotto questo tipo di comportamento compulsivo c’è qualcosa di più persistente: una storia e un copione che tutti noi recitiamo.

In realtà, Chris aveva sviluppato questa atteggiamento affrontare la grave deprivazione che aveva ricevuto durante l’infanzia. I bambini cercano di capire come mai i genitori non sono più amorevoli con loro. E’ spesso la risposta che si danno è che sono loro ad essere i cattivi e i non meritevoli d’ amore. Attraverso lo stesso percorso, Chris era giunto alla conclusione che i suoi genitori l’ho avevano trascurato perché egli non era abbastanza buono, insomma si era creato quest’identità per dare una risposta soddisfacente ai suoi bisogni insoddisfatti. Questo gli ha dato una sorta di sicurezza, l’unica che disponibile per lui. Da allora Chris, riesce a sentirsi pienamente se stesso solo quando si sente vuoto, affamato d’amore, deprivato. Come bambino questa è stata una strategia brillante per mantenersi in qualche modo unito, integro in una situazione familiare che minacciava la sua sopravvivenza fisica ed emotiva. Ma da adulto, l’attaccamento a questa identità limitata, gli aveva reso impossibile ricevere nutrimento affettivo. Ogni qualvolta incontrava una donna disponibile a daglielo, Chris si sentiva come se stesse perdendo se stesso, la sua identità. Perché oramai era in grado di sentire se stesso solo quando correva dietro a una donna o quando si sentiva abbandonato perché l’aveva persa. Come nel caso di Chris, ci possono numerosi altri esempi di copioni appresi durante l’infanzia che poi si riflettono negativamente nella vita adulta.

In più noi crediamo che la nostra storia rappresenti accuratamente il modo in cui le cose sono veramente. In verità si tratta solo di un sogno, di un modello condizionato di credenze che continua a ricreare il tipo di situazione che ci aveva ferito la prima volta. Condizionando così pesantemente le nostre relazioni, queste storie diventano profezie che si auto-avverano ricreando proprio quella situazione di cui abbiamo tanta paura. Tutto ciò rafforza le nostre convinzioni sbagliate, facendo si che esse diventino ancora più forti e si perpetuino all’infinito.

tratto da: John Welwood, Journey of the heart, Thorsons, London

CIORAN E L’AMORE

Condividi

Riflessioni del filosofo Cioran sull’amore

L’equivoco dell’amore viene dal fatto che uno è felice e infelice allo stesso tempo, la sofferenza si uguaglia alla voluttà in un turbine unitario. Per questo la disgrazia nell’amore cresce via via che la donna la percepisce e, proprio per questo, ama molto di più. Una passione senza limiti porta a lamentare che il mare abbia un fondale, ed è nell’immensità dell’azzurro che uno sazia il suo desiderio di immersione nell’infinito. Almeno in cielo non ci sono confini e sembra essere all’altezza del suicidio.

L’amore è un bisogno di affogarsi, una tentazione di profondità.In questo assomiglia alla morte. Così si spiega perché solo lenature erotiche possiedano il senso dell’infinito. Nell’amare siscende fino alle radici della vita, fino alla freddezza fatale della morte. Nell’abbraccio non ci sono raggi in grado di trapassare, e le finestre si aprono fino allo spazio infinito, affinché uno possa precipitarvi. C’è molto di felicità edi infelicità negli alti e bassi dell’amore, e il cuore è troppo stretto per queste dimensioni.

L’erotismo va oltre l’uomo: lo riempie e lo distrugge. È per questo che, schiacciato da queste onde, uno lascia passare i giorni senza rendersi conto che gli oggetti esistono, le creature si agitano e la vita si consuma,una volta che, intrappolato nel sogno voluttuoso dell’Eros, con tanto di vita e di amore, si è dimenticato dell’uno e dell’altro, e così nello svegliarsi dall’amore, agli inevitabili strazi segue un crollo lucido e senza consolazione possibile.

Il senso più profondo dell’amore non si trova nel “genio della specie”, e nemmeno nell’annullamento dell’individuazione. Avrebbe queste intensità tempestose l’amore, questa gravità inumana, se fossimo soltanto strumenti e ci perdessimo personalmente? Come ammettere che ci coinvolgiamo in tali enormi sofferenze unicamente per diventare vittime?

L’uomo e la donna non sono capaci di tanta rinuncia né di tanto inganno. In fondo amiamo per difenderci dal vuoto dell’esistenza, e come reazione ad esso. La dimensione erotica del nostro essere è una pienezza dolente, fatta proprio per riempire il vuoto che è dentro e anche fuori di noi. Senza l’invasione del vuoto essenziale che corrode la nudità dell’essere e distrugge l’illusione indispensabile all’esistenza, l’amore sarebbe soltanto un facile esercizio, un pretesto piacevole, e non sicuramente una reazione misteriosa a un’agitazione crepuscolare. Il niente che ci circonda soffre la presenza dell’Eros, che è anch’esso ingannevole e cerca di colpire l’esistenza. Di tutto ciò che viene offerto alla sensibilità, l’amore è il meno vuoto, al quale non si può rinunciare senza aprire le braccia al vuoto naturale, comune, eterno. Concentrando in sé un massimo di vita e di morte, l’amore costituisce un’irruzione di intensità nel vuoto.

Avremmo potuto sopportare la sofferenza dell’amore se questo non fosse un’arma contro la decadenza cosmica, contro il marciume immanente?

E saremmo stati in grado di scivolare verso la morte, attraverso incantamenti e sospiri, se non avessimo trovato in esso una forma di essere fino al non essere?

… Il vero contatto fra gli esseri si stabilisce solo con la presenza muta, con l’apparente non-comunicazione, con lo scambio misterioso e senza parole che assomiglia alla preghiera interiore.»

Il pallore ci mostra fino a che punto il corpo può capire l’anima.

PROUST E L’AMORE

Condividi

Marcel Proust, fra i grandi scrittori di fine 800 ed inizio 900, è quello che ha maggiormente analizzato l’amore in tutti i suoi aspetti. Nella sua opera principale Alla ricerca del tempo perduto, che consta di 7 volumi, opera un’introspezione fine e psicologica del sentimento amoroso negli uomini. Vi ritroveremo molti dei concetti espressi nel sito.

Di seguito i passaggi più significativi

In amore non può esserci tranquillità, perché il vantaggio conquistato non è che un nuovo punto di partenza per nuovi desideri.

I legami fra una persona e noi esistono solamente nel pensiero. La memoria, nell’affievolirsi, li allenta; e, nonostante l’ illusione di cui vorremmo essere vittime, e, con la quale, per amore, per amicizia, per cortesia, per rispetto umano, per dovere, inganniamo gli altri, noi viviamo soli.

L’uomo è l’essere che non puo’ uscire da se’, che non conosce gli altri se non in se medesimo, e che, se dice il contrario, mente.

Di tutti i modi di produzione dell’amore, di tutti gli agenti di disseminazione del male sacro, uno dei più efficaci è certo questo gran soffio d’ansia che passa a volte su di noi.La sorte è segnata, allora: sarà lui, l’essere della cui compagnia godiamo in quell’istante, sarà lui che ameremo. Non c’è nemmeno bisogno che, prima, ci piacesse più di altri, e nemmeno altrettanto. Occorreva solo che la nostra inclinazione per lui divenisse esclusiva. E tale condizione si realizza quando – nel momento in cui non ne disponiamo – alla ricerca dei piaceri prodigatici dalla sua grazia si sostituisce bruscamente dentro di noi un bisogno ansioso che ha per oggetto quell’essere medesimo, un bisogno assurdo, che le leggi di questo mondo rendono impossibile soddisfare e difficile guarire – il bisogno insensato e doloroso di possederlo.

Quando amiamo, l’amore, troppo grande per poter essere interamente contenuto dentro di noi, s’irradia verso la persona amata, dove incontra una superficie che l’arresta forzandolo a tornare verso il punto di partenza, ed è questo “urto di ritorno”della nostra stessa tenerezza che noi identifichiamo con i sentimenti dell’altro e che c’incanta più che all’andata, giacchè non lo riconosciamo come proveniente da noi stessi

Amare è un maleficio come quelli delle fiabe, contro cui non si puo’ far niente finche’ l’incantesimo non sia passato.

Il tempo che abbiamo quotidianamente a nostra disposizione è elastico: le passioni che sentiamo lo espandono, quelle che ispiriamo lo contraggono; e l’abitudine riempie quello che rimane.

“Che peccato non avervi incontrata qualche settimana prima! Vi avrei amata ; adesso il mio cuore è impegnato. Ma non importa, ci vedremo spesso perchè sono triste per l’altro mio amore e voi mi aiuterete a consolarmi.” Sorridevo fra me, pensando a questa conversazione perchè in quel modo avrei dato ad Andree l’illusione di non amarla veramente. Così non si sarebbe stancata di me e io avrei approfittato con gioia e dolcemente della sua tenerezza. (tratto da Sodoma e Gomorra)

Ahimè, gli occhi frammentati, vaganti lontano e tristi, permetterebbero forse di computare le distanze, ma non indicano le direzioni. Davanti a noi, si apre il campo infinito dei possibili; e se, per avventura, ci si presentasse davanti il reale, esso sarebbe talmente fuori dei possibili che noi, presi da improvviso stordimento, cozzando contro il muro sorto d’improvviso, cadremmo riversi. Il movimento e la fuga, non è indispensabile osservarli; basta indovinarli per induzione. La nostra amica ci aveva promesso una lettera, eravamo tranquilli, amore per lei non ne sentivamo più. Ma ecco che la lettera non arriva, nessun corriere la reca; che cos’è mai accaduto? Rinasce l’ansietà e con essa l’amore. Sono soprattutto esseri consimili a ispirarci l’amore, per la nostra desolazione; perché ogni nuova ansietà che proviamo per causa loro sottrae ai nostri occhi qualcosa della loro personalità. Ci eravamo rassegnati alla sofferenza, nella convinzione che il nostro amore fosse fuori di noi; e ci accorgiamo che il nostro amore esiste in funzione della nostra tristezza, che il nostro amore è forse la nostra tristezza e che il suo oggetto è solo in piccola parte la tal fanciulla dai capelli neri. Tuttavia, a ispirare l’amore sono soprattutto esseri di questa specie. M. Proust, La prigioniera, Einaudi

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

GIBRAN SULL’AMORE, IL MATRIMONIO, LA RAGIONE E LA PASSIONE

Condividi

L’AMORE

Allora Almitra disse: parlaci dell’Amore. E lui sollevò la stessa e scrutò il popolo e su di esso calò una grande quiete. E con voce ferma disse: Quando l’amore vi chiama, seguitelo. Anche se le sue vie sono dure e scoscese. e quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui. Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire. E quando vi parla, abbiate fede in lui, Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino. Poiché l’amore come vi incorona così vi crocefigge. E come vi fa fiorire così vi reciderà. Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole, Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra. Come covoni di grano vi accoglie in sé. Vi batte finché non sarete spogli. Vi staccia per liberarvi dai gusci. Vi macina per farvi neve. Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli. E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio. Tutto questo compie in voi l’amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita. Ma se per paura cercherete nell’amore unicamente la pace e il piacere, Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall’aia dell’amore, Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime. L’amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso. L’amore non possiede né vorrebbe essere posseduto; Poiché l’amore basta all’amore. Quando amate non dovreste dire: “Ho Dio nel cuore”, ma piuttosto, “Io sono nel cuore di Dio”. E non crediate di guidare l’amore, perché se vi ritiene degni è lui che vi guida. L’amore non vuole che compiersi. Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, i vostri desideri hanno da essere questi: Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello che canta la sua melodia nella notte. Conoscere la pena di troppa tenerezza. Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d’amore, E sanguinare condiscendenti e gioiosi. Destarsi all’alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d’amore; Riposare nell’ora del meriggio e meditare sull’estasi d’amore; Grati, rincasare la sera; E addormentarsi con una preghiera in cuore per l’amato e un canto di lode sulle labbra.

L’amore, come un corso d’acqua, deve essere in continuo movimento, ed è proprio per quello che tu fai con me. Ma che cosa accade alla maggioranza delle coppie? Credono che le acque del fiume scorrano per sempre, e non se ne preoccupano più. Poi arriva l’inverno, e le acque gelano. Solo allora comprendono che niente, in questa vita, è assolutamente garantito.
SUL MATRIMONIO

Allora Almitra di nuovo parlò e disse: Che cos’è il Matrimonio, maestro ? E lui rispose dicendo: Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre. Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. E insieme nella silenziosa memoria di dio. Ma vi sia spazio nella vostra unione, E tra voi danzino i venti dei cieli. Amatevi l’un l’altro, ma non fatene una prigione d’amore: Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime. Riempitevi l’un l’altro le coppe, ma non bevete da un’unica coppa. Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane. Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo, Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale. Donatevi il cuore, ma l’uno non sia di rifugio all’altro, Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori. E siate uniti, ma non troppo vicini; Le colonne del tempio si ergono distanti, E la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.

SULLA RAGIONE E SULLA PASSIONE

E ancora la sacerdotessa parlò e disse: Parlaci della Ragione e della Passione. E lui rispose dicendo: La vostra anima è sovente un campo di battaglia dove giudizio e ragione muovono guerra all’avidità e alla passione. Potessi io essere il pacificatore dell’anima vostra, che converte rivalità e discordia in unione e armonia. Ma come potrò, se non sarete voi stessi i pacificatori, anzi gli amanti di ogni vostro elemento ? La ragione e la passione sono il timone e la vela di quel navigante che è l’anima vostra. Se il timone e la vela si spezzano, non potete far altro che, sbandati, andare alla deriva, o arrestarvi nel mezzo del mare. Poiché se la ragione domina da sola, è una forza che imprigiona, e la passione è una fiamma che, incustodita, brucia fino alla sua distruzione. Perciò la vostra anima innalzi la ragione fino alla passione più alta, affinché essa canti, E con la ragione diriga la passione, affinché questa viva in quotidiana resurrezione, e come la fenice sorga dalle proprie ceneri. Vorrei che avidità e giudizio fossero per voi come graditi ospiti nella vostra casa. Certo non onorereste più l’uno dell’altro, perché se hai maggiori attenzioni per uno perdi la fiducia di entrambi. Quando sui colli sedete alla fresca ombra dei pallidi pioppi, condividendo la pace e la serenità dei campi e dei prati lontani, allora vi sussurri il cuore: “Nella ragione riposa Dio”. E quando infuria la tempesta e il vento implacabile scuote la foresta, e lampi e tuoni proclamano la maestà del cielo, allora dite nel cuore con riverente trepidazione: “Nella passione agisce Dio”. E poiché siete un soffio nella sfera di Dio e una foglia nella sua foresta, voi pure riposerete nella ragione e agirete nella passione.

SUL DOLORE

E una donna disse: Parlaci del Dolore. E lui disse: Il dolore è lo spezzarsi del guscio che racchiude la vostra conoscenza. Come il nocciolo del frutto deve spezzarsi affinché il suo cuore possa esporsi al sole, così voi dovete conoscere il dolore. E se riusciste a custodire in cuore la meraviglia per i prodigi quotidiani della vita, il dolore non vi meraviglierebbe meno della gioia; Accogliereste le stagioni del vostro cuore come avreste sempre accolto le stagioni che passano sui campi. E veglieresti sereni durante gli inverni del vostro dolore. Gran parte del vostro dolore è scelto da voi stessi. E’ la pozione amara con la quale il medico che è in voi guarisce il vostro male. Quindi confidate in lui e bevete il suo rimedio in serenità e in silenzio. Poiché la sua mano, benché pesante e rude, è retta dalla tenera mano dell’Invisibile, E la coppa che vi porge, nonostante bruci le vostre labbra, è stata fatta con la creta che il Vasaio ha bagnato di lacrime sacre.

 

RIFLESSIONI DI NIETZSCHE

Condividi

Nietzsche in alcuni aforismi di “Umano, troppo umano” parla della donna, del suo rapporto con l’uomo e del matrimonio. Di seguito quelli che ritengo maggiormente significativi.

  1. Una specie della gelosia. Le madri sono facilmente gelose degli amici dei loro figli, quando questi conseguono successi particolari. Una madre ama di solito in suo figlio piú sé che il figlio stesso.
  2. Bontà materna. Certe madri hanno bisogno di figli felici, onorati; altre di figli infelici: altrimenti la loro bontà di madri non può manifestarsi.
  3. Amicizia femminile. Le donne possono stringere benissimo amicizia con un uomo; ma per poterla conservare – a tal fine deve ben aiutare una piccola antipatia fisica.
  4. Un elemento dell’amore. In ogni specie di amore femminile viene in luce anche qualcosa dell’amore materno.
  5. L’unità di luogo e il dramma. Se i coniugi non vivessero insieme, i buoni matrimoni sarebbero piú frequenti.
  6. Conseguenze abituali del matrimonio. Ogni rapporto che non eleva abbassa, e viceversa; perciò gli uomini scendono alquanto, quando prendono moglie, mentre le donne vengono alquanto innalzate. Gli uomini troppo spirituali provano in ugual misura bisogno e ripugnanza per il matrimonio, come per una repellente medicina.
  7. Matrimonio di buona durata. Un matrimonio in cui ciascuno dei coniugi vuol raggiungere tramite l’altro uno scopo individuale, si tiene bene insieme, come per esempio quando la moglie vuol diventare celebre per mezzo del marito e il marito popolare per mezzo della moglie.
  8. Natura da Proteo. Per amore le donne diventano veramente tali, quali esse vivono nell’immaginazione degli uomini da cui sono amate.
  9. Amare e possedere. Le donne amano per lo piú un uomo importante in modo da volerlo avere tutto per sé. Volentieri lo metterebbero in clausura se la loro vanità non le dissuadesse: questa vuole che egli appaia importante anche di fronte agli altri.
  10. Prova di un buon matrimonio. Un matrimonio si dimostra buono se sopporta per una volta un’“eccezione”.
  11. Onorabilità e onestà. Quelle ragazze che vogliono procurarsi col solo loro fascino giovanile una sistemazione per tutta la vita e la cui furberia viene ancora piú aizzata da madri smaliziate, vogliono esattamente la stessa cosa delle etère, solo che sono piú intelligenti e piú disoneste di queste ultime.
  12. Maschere. Ci sono donne che, per quanto la si cerchi in loro, non hanno interiorità, sono pure maschere. È da compiangere l’uomo che ha a che fare con tali esseri quasi spettrali, necessariamente insoddisfacenti; ma proprio esse possono eccitare al massimo il desiderio dell’uomo: egli cerca la loro anima – e continua a cercare.
  13. L’intelletto femminile. L’intelletto delle donne si manifesta come perfetta padronanza, presenza di spirito, sfruttamento di tutti i vantaggi. Esse lo trasmettono come loro qualità fondamentale ai loro figli, e il padre vi aggiunge il fondo piú oscuro della volontà. L’influsso del padre determina per cosí dire il ritmo e l’armonia, secondo cui si svolgerà la musica della nuova vita; mentre la melodia di essa proviene dalla donna. – Detto per coloro che sanno trarre profitto da qualcosa: le donne hanno l’intelletto, gli uomini il sentimento e la passione. Ciò non è contraddetto dal fatto che gli uomini giungano in realtà tanto piú lontano con il loro intelletto: essi hanno gli impulsi piú profondi e piú forti; sono questi che portano cosí lontano il loro intelletto, che di per sé è qualcosa di passivo. Spesso le donne si meravigliano segretamente della grande venerazione che gli uomini tributano al loro sentimento. Se gli uomini, nella scelta della loro compagna, cercano soprattutto un essere profondo, pieno di sentimento, e le donne invece un essere intelligente, fornito di presenza di spirito e brillante, si vede in fondo chiaramente come l’uomo cerchi l’uomo idealizzato e la donna la donna idealizzata, ossia non l’integrazione, bensí il perfezionamento dei propri pregi.

[…]

Le donne nell’odio. Nello stato di odio le donne sono piú pericolose degli uomini; innanzitutto perché esse, una volta che il loro sentimento ostile sia suscitato, non sono trattenute da nessun riguardo di equità e lasciano invece crescere indisturbato il loro odio fino alle ultime conseguenze; poi perché sono esercitate a trovare punti deboli (che ogni uomo, ogni partito ha) e a colpire in essi: nella qual cosa il loro intelletto, affilato come un pugnale, rende loro eccellenti servigi (mentre gli uomini alla vista delle ferite si trattengono e divengono spesso magnanimi e concilianti).

  1. Amore. L’idolatria che le donne professano per l’amore è in fondo e in origine un’invenzione dell’accortezza, in quanto con tutte quelle idealizzazioni dell’amore esse accrescono il loro potere e si presentano come sempre piú desiderabili agli occhi degli uomini. Ma con la secolare assuefazione a questa esagerata valutazione dell’amore, è avvenuto che esse sono cadute nella loro stessa rete e hanno dimenticato quell’origine. Oggi esse stesse sono illuse ancor piú degli uomini e soffrono perciò anche di piú per la delusione che quasi necessariamente arriverà nella vita di ogni donna, nella misura in cui essa abbia in genere abbastanza fantasia e intelletto per poter essere illusa e delusa.
  2. Sull’emancipazione delle donne. Possono le donne in genere essere giuste, quando sono cosí abituate ad amare, a sentire subito pro e contro? Perciò, anche, esse si infiammano piú raramente per una causa che per una persona; ma se si infiammano per una causa, ne diventano subito partigiane, sciupando in tal modo l’azione pura e innocente. Cosí un pericolo non piccolo sorge quando vengono loro affidate la politica e certi settori della scienza (per esempio la storia). Giacché: che cosa è piú raro di una donna che sappia veramente che cos’è la scienza? Le migliori nutrono addirittura in seno un segreto disprezzo nei suoi riguardi, come se in qualche modo le fossero superiori. Forse tutto ciò potrà cambiare, ma intanto è cosí.
  3. L’ispirazione nel giudizio delle donne. Quei repentini giudizi sul pro o il contro che le donne sogliono dare, le fulminee illuminazioni dei rapporti personali attraverso le loro prorompenti simpatie e antipatie, insomma, le prove dell’ingiustizia femminile sono state dagli uomini innamorati circondate di un’aureola, come se tutte le donne avessero ispirazioni di saggezza, anche senza il tripode delfico e la corona d’alloro; e le loro sentenze continuano per lungo tempo a essere oggetto di interpretazione e di applicazione, quasi fossero oracoli sibillini. Ma se si considera che si può sempre dire qualcosa a favore come a sfavore di ogni persona e di ogni cosa, che tutte le cose non hanno solo due, ma tre e quattro facce, è difficile, in pratica, con tali improvvisi giudizi, sbagliare del tutto; anzi si potrebbe dire: la natura delle cose è fatta in modo tale, che le donne hanno sempre ragione.
  4. Lo spirito delle donne nella società odierna. Come oggi le donne la pensino sullo spirito degli uomini, lo si indovina dal fatto che esse nella loro arte di adornarsi pensano a tutto fuorché ad accentuare particolarmente lo spirito dei loro tratti o i dettagli spiritosi del loro viso: al contrario nascondono cose simili, e sanno invece darsi, per esempio con una disposizione dei capelli sulla fronte, l’espressione di una viva e bramosa sensualità e materialità, proprio quando posseggono poco di queste qualità. La loro convinzione che nelle donne lo spirito spaventi gli uomini giunge al punto che esse stesse rinnegano volentieri l’acutezza del piú spirituale tra i sensi e si accollano intenzionalmente la reputazione di miopia; in tal modo confidano di rendere gli uomini piú fiduciosi: è come se intorno a loro si diffondesse un dolce, invitante crepuscolo.
  5. Grande e fugace. Ciò che muove alle lacrime colui che guarda è il fanatico sguardo di felicità con cui una bella e giovane donna guarda suo marito. Si prova in tale circostanza tutta la melanconia dell’autunno, tanto per la grandezza, quanto per la fugacità della felicità umana.
  6. Spirito di sacrificio. Molte donne hanno l’intelletto del sacrificio e non sono piú contente della loro vita, se i mariti non le vogliono sacrificare: allora non sanno piú a che cosa appigliarsi con la loro mente e si trasformano improvvisamente da vittime in sacerdoti sacrificanti esse stesse.
  7. Ciò che è non femminile. “Stupido come un uomo” dicono le donne: “vile come una donna” dicono gli uomini. La stupidità è nella donna il non femminile.

274. Il temperamento maschile e femminile e la mortalità. Che il sesso maschile abbia un temperamento peggiore del sesso femminile, risulta anche da ciò, che i bambini sono piú esposti alla mortalità delle bambine, evidentemente perché essi piú facilmente “escono dai gangheri”: la loro selvatichezza e incompatibilità peggiora facilmente tutti i mali fino a renderli mortali.

PLATONE E L’AMORE

Condividi

BRANI TRATTI DAL FEDRO

… gli innamorati , non appena sia venuto meno il desiderio , si pentono dei benefici che hanno arrecato agli amanti ; invece , per coloro che non sono innamorati non viene mai il momento di pentirsene . Essi infatti arrecano benefici non perchè spinti dalla necessità, ma spontaneamente, in base alle proprie possibilità , dopo aver valutato nel migliore dei modi possibili i propri interessi . Inoltre , gli innamorati passano in rassegna sia i loro affari danneggiati a causa dell’ amore , sia i benefici che hanno compiuto e aggiungendovi la sofferenza che hanno patito , ritengono di aver già da tempo contraccambiato degnamente gli amati . Invece , a coloro che non sono innamorati non é possibile nè addurre come causa il fatto di aver trascurato i propri interessi a causa dell’ amore , nè mettere in conto le sofferenze passate , nè chiamare in causa le discordie con i parenti . Di conseguenza , eliminati danni tanto gravi , non resta loro nient’ altro che fare volentieri ciò che credono farà piacere agli amati . Se poi valga la pena di tenere in gran conto gli innamorati per il fatto che dicono di avere a cuore quelli che amano e di essere pronti a compiacere gli amati , anche a costo di rendersi odiosi agli altri sia con le parole che con azioni , é facile notarlo perchè , se dicono il vero , essi terranno in maggior conto quelli di cui si siano innamorati successivamente rispetto ai primi ed é chiaro che , qualora agli ultimi sembri opportuno , faranno addirittura del male ai precedenti . Ebbene , come può essere ragionevole concedere un bene tanto prezioso a chi é affetto da una sventura talmente grave che nessuno , neppure se esperto , tenterebbe di rimuoverla ? Gli innamorati stessi , infatti , ammettono di essere malati piuttosto che sani di mente e di sapere di essere fuori di senno , ma di non riuscire a dominarsi . Di conseguenza , una volta rinsaviti , come potrebbero dare un giudizio favorevole sulle decisioni prese quando si trovavano in tale stato ? E ancora : se tu dovessi scegliere il migliore tra gli innamorati , la scelta ricadrebbe fra pochi ; se invece dovessi scegliere tra gli altri il più conveniente per te , potresti scegliere tra molti . Dunque , c’é assai più speranza che si trovi fra i molti colui che vale la tua amicizia . Inoltre , se temi che , quando la gente lo verrà a sapere , la mentalità corrente sia per te fonte di vergogna , considera che é naturale che coloro che amano , convinti di poter essere invidiati dagli altri così come se stessi si considerano degni di invidia , si esaltino a parlare del loro amore e a mostrare orgogliosamente a tutti che la loro fatica non é stata inutile . Al contrario , é naturale che coloro che non amano , essendo padroni di se stessi , scelgano ciò che é meglio in luogo della fama che viene dagli uomini . E non é finita : é inevitabile che molti vengano a sapere di quelli che amano e che li vedano seguire gli amati e occuparsi esclusivamente di questo . Di conseguenza , ogniqualvolta i due siano visti parlare tra loro , si crede che essi stiano insieme o perchè hanno soddisfatto il desiderio o perchè stanno per soddisfarlo . Al contrario , non si tenta neppure di incolpare coloro che non sono innamorati per il fatto di stare insieme agli amati , perchè si sa che é necessario parlare con qualcuno o per amicizia o per qualche altro piacevole motivo . Forse il tuo timore nasce dalla considerazione che é difficile che un’ amicizia perduri e che , nel caso in cui sorga una divergenza per un altro motivo , la sventura ricade comune su entrambi , mentre nel caso in cui fossi tu a gettar via ciò che hai di più caro , ne deriverebbe grave danno per te ? A maggior ragione allora dovresti temere gli innamorati ! Molti sono infatti i motivi che li fanno soffrire ed essi ritengono che tutto accada per danneggiarli . Perciò cercano di tenere lontani gli amati dalla compagnia degli altri , temendo che coloro che posseggono un patrimonio li superino in ricchezza , e che coloro che sono colti risultino migliori di loro per intelligenza ; e stanno in guardia dal potere di chiunque possegga qualche altro bene . Dopo averti convinto a inimicarti costoro , ti riducono senza amici . Se però tu , considerando il tuo interesse , sarai più assennato di quelli , verrai in urto con loro . Al contrario , quanti hanno ottenuto di soddisfare i loro desideri non per amore , ma per merito , non saranno gelosi di chi sta in tua compagnia , ma anzi odieranno coloro che non hanno voluto starci , ritenendo che tu sia disprezzato da questi ultimi e avvantaggiato invece da chi ti frequenta . Pertanto , c’é assai più speranza che da questo rapporto nasca in loro amicizia piuttosto che inimicizia . E ancora : molti degli innamorati provano desiderio del corpo dell’ amato prima di conoscerne l’ indole e di sperimentarne le alttre caratteristiche , al punto che essi non sanno se vorranno ancora essergli amici una volta che il desiderio sarà stato appagato . Diversamente stanno le cose per coloro che non sono innamorati di te e che ti erano amici anche prima di soddisfare i loro desideri : i favori di cui hanno goduto , verosimilmente , non diminuiranno in loro l’ amicizia , ma anzi resteranno come pegno dei favori futuri . Inoltre , dando retta a me piuttosto che a un innamorato , hai la possibilità di diventare migliore . Gli innamorati , infatti , lodano sia le parole che le azioni dell’ amato , anche se prive di qualsiasi merito , in parte perchè temono di divenirgli odiosi , in parte perchè anche la loro capacità di giudizio é compromessa a causa della passione . L’ amore produce tali effetti : agli innamorati sfortunati fa ritenere insopportabili le situazioni che agli altri non arrecano dolore ; i fortunati , invece , li costringe a elogiare anche ciò che é indegno di apprezzamento . Di conseguenza agli amati conviene provare ben più pietà che invidia verso gli amanti . Se poi tu mi darai retta , io starò con te mirando innanzitutto non solo al piacere presente , ma anche al vantaggio futuro , perchè non sono vinto dall’ amore , ma conservo il dominio di me stesso , non concepisco odio profondo per futili motivi , ma mi adiro poco e lentamente , ed esclusivamente per gravi ragioni ; perdono inoltre le colpe involontarie , e cerco di evitare quelle volontarie : questi , infatti , sono i segni di una amicizia che durerà a lungo . Ma se sei convinto che non possa nascere una salda amicizia senza l’ amore , allora occorre che tu consideri che non potremmo stimare molto neppure i figli , nè i padri e le madri , nè potremmo disporre di amici fidati , in quanto essi ci provengono non da una passione del genere , ma da rapporti di altro tipo . Ma non é finita : se é vero che bisogna compiacere soprattutto coloro che lo domandano con maggiore insistenza , allora anche nelle altre situazioni converrà far del bene non ai più meritevoli , ma ai più bisognosi ; infatti essi , per essere stati liberati da mali gravissimi , nutriranno la massima riconoscenza nei confronti dei loro benefattori . In tal caso , anche nelle feste private sarebbe giusto invitare non gli amici , ma i mendicanti e gli affamati . Costoro , infatti , ameranno i loro benefattori , li seguiranno , si presenteranno alle loro porte , proveranno grandissima gioia , nutriranno nei loro confronti una gratitudine non indifferente e augureranno loro molti beni . Forse però conviene compiacere non coloro che lo domandano con insistenza , ma coloro che sono maggiormente in grado di contraccambiare il favore ; e non coloro che si limitano a chiederlo , ma coloro che ne sono degni ; non quanti godranno della tua giovinezza , ma quanti ti renderanno partecipe dei loro beni quando sarai diventato vecchio ; non coloro che , raggiunto lo scopo , se ne vanteranno con gli altri , ma coloro che , per pudore , non faranno parola con nessuno ; non quelli che si curano di te per poco tempo , ma quelli che ti saranno amici allo stesso modo per tutta la vita ; non coloro che , una volta appagato il desiderio , cercheranno un pretesto per litigare , ma coloro che , quando sarà sfiorita la tua giovinezza , proprio allora ti mostreranno il loro merito . Ricordati quindi di quanto ti ho detto e rifletti sul fatto che , mentre gli amici rimproverano gli innamorati pensando che il loro sia un comportamento negativo , al contrario mai nessuno dei familiari critica coloro che non sono innamorati dicendo che a causa della loro condizione curano male i propri interessi . A questo punto probabilmente mi chiederai se ti esorto a compiacere tutti coloro che non ti amano . Io credo che neppure chi é innamorato ti inciterebbe a comportarti così nei confronti di tutti quelli che ti amano ; infatti , il favore non apparirebbe degno della stessa gratitudine per chi lo riceve nè , se tu volessi tenerlo nascosto agli altri , ti sarebbe possibile riuscirci nello stesso modo . Bisogna che dal rapporto non derivi alcun danno , ma un vantaggio per entrambi . Per quanto mi riguarda , ritengo che ciò che ho detto sia sufficiente , ma se tu desideri che venga aggiunta ancora qualche considerazione che pensi essere stata tralasciata , domanda pure.

… quale vantaggio o quale danno deriverà verosimilmente da parte di chi ama e da parte di chi non ama a colui che lo asseconderà . Chi é dominato dal desiderio ed é schiavo del piacere , necessariamente cerca di trarre dall’ amato il maggior piacere possibile . Per chi é malato , tutto ciò che non lo contrasta é piacevole , mentre gli risulta odioso ciò che é superiore o pari a lui . L’ amante perciò non tollererà volentieri un amato che sia superiore o pari a lui , ma cercherà sempre di renderlo inferiore e più debole . Ebbene , l’ ignorante é inferiore al sapiente , il vile al coraggioso , chi non é capace di parlare all’ eloquente , il tardo al perspicace . Quando tanti difetti e ancora di più o nascono o sono innati nell’ animo dell’ amato , necessariamente l’ amante o se ne rallegra o cerca di produrli , per non rimanere privo del piacere del momento . E’ inevitabile perciò che sia geloso e che allontani l’ amato da molte altre compagnie anche utili , perchè soprattutto grazie a queste potrebbe diventare un uomo vero , cagionandogli in tal modo un grave danno , gravissimo poi se lo allontana da quella compagnia grazie alla quale l’ amato potrebbe diventare saggissimo . Questa compagnia é la divina filosofia , da cui é inevitabile che l’ amante tenga lontano l’ amato , temendone massimamente il disprezzo . Quanto al resto , l’ amante escogita espedienti per fare in modo che l’ amato resti del tutto ignorante e non abbia occhi che per lui . Così facendo , l’ amato sarà fonte di grandissimo piacere per lui , ma di estremo danno per se stesso . Dunque , per ciò che riguarda l’ intelletto , un uomo innamorato non é utile in alcun modo nè come tutore nè come compagno . … quale vantaggio o quale danno procureranno ai nostri beni la compagnia e la cura dell’ amante . Certamente é chiaro a chiunque , ma soprattutto all’ amante , che sarebbe auspicabile innanzitutto che l’ amato fosse privo dei beni più cari , più preziosi e più divini : l’ amante , infatti , gradirebbe che quello restasse privo di padre , madre , parenti e amici , ritenendoli un impedimento e un ostacolo alla sua piacevolissima relazione con lui . Se invece l’ amato possiede oro o qualche altro bene , l’ amante penserà che non sia ugualmente facile da conquistare e , una volta conquistato , non ugualmente facile da trattare . Ne consegue inevitabilmente che l’ amante é geloso se l’ amato é ricco , ma si rallegra se la sua ricchezza va perduta . Inoltre , l’ amante auspicherebbe che l’ amato rimanesse il più a lungo possibile senza nozze , senza figli , senza casa , perchè desidera assaporarne la dolcezza il più possibile . Esistono anche altri mali , ma un dio ha mescolato alla maggior parte di essi un piacere momentaneo . Per esempio , all’ adulatore , che pure é una bestia terribile e un grave danno , la natura ha , cionondimeno , mescolato un piacere non privo di fascino . Potrebbe essere biasimata in quanto fonte di danno anche un’ etera , e così pure molte altre creature e attività del genere , che tuttavia , almeno per un giorno , possono essere piacevolissime . Per le persone amate , invece , l’ amante , oltre che dannoso , é anche quanto mai spiacevole per trascorrere con lui tutto il tempo . Infatti anche l’ antico proverbio dice che il coetaneo sta bene coetaneo : a mio avviso , proprio il fatto di essere della stessa età porta agli stessi piaceri e fa nascere un’ amicizia dovuta appunto a questa affinità . Ciononostante , anche la compagnia dei coetanei genera sazietà . Si dice inoltre che , a sua volta , ciò che é obbligatorio pesa a tutti in ogni campo ; ed é soprattutto la costrizione , oltre alla differenza d’ età , che lega l’ amante all’ amato . Infatti , quando uno più vecchio frequenta uno più giovane , non si allontana volentieri da lui nè di giorno nè di notte , ma é assillato da una necessità che , concedendogli continui piaceri , lo guida mentre vede , sente , tocca e percepisce ogni sensazione proveniente dall’ amato , al punto che gode a servirlo stabilmente . Ma quale allettamento o quali piaceri potrà offrire all’ amato per fare in modo che , in quello stesso tempo che trascorre con lui , egli non giunga al colmo del disgusto ? L’ amato infatti vede il suo aspetto più vecchio e sfiorito e tutti gli altri inconvenienti che ne conseguono e che anche solo a sentirli non sono piacevoli : figuriamoci poi quando si é costretti a toccarli con mano ! Inoltre é continuamente sorvegliato in tutti i suoi rapporti da custodi sospettosi ; sente lodi inopportune ed eccessive e , ugualmente , rimproveri che , se l’ amante é sobrio , gli risultano insopportabili , mentre se é ubriaco , oltre che insopportabili , risultano per lui fonte di vergogna , a causa della sfacciata e impudica libertà di parola che quello impiega . E se quando é innamorato l’ amante é dannoso e sgradevole , quando invece ha cessato di amare diventa inaffidabile per il futuro in vista del quale faceva all’ amato numerose promesse accompagnate da molti giuramenti e preghiere . Ciononostante era riuscito a stento , facendogli sperare beni futuri , a mantenere la relazione del momento , già faticosa da sopportare . E proprio quando é necessario onorare le promesse , l’ amante , essendo cambiato il principio che signoreggia in lui , dato che senno e saggezza hanno preso il posto di amore e follia , diventa un altro senza che l’ amato se ne accorga . E mentre questo gli chiede gratitudine per i favori passati , ricordandogli azioni e parole , convinto di parlare al medesimo uomo , egli invece per vergogna non osa dire che é diventato un altro e non sa come mantenere i giuramenti e le promesse fatti quando era dominato dalla dissennatezza , perchè ormai ha riacquisito senno e saggezza , per non diventare , comportandosi come in passato , simile a quello che era e di nuovo lo stesso . Allora rifugge da questi impegni e , costretto a mancare di parola , lui che prima era l’ amante , invertire le parti , cambia direzione e si volge in fuga . L’ altro perciò é costretto a inseguirlo fremendo d’ ira e imprecando contro gli dei per aver completamente ignorato fin dall’ inizio che non avrebbe mai dovuto compiacere un uomo innamorato e quindi necessariamente dissennato , ma avrebbe dovuto preferire uno non innamorato e assennato . In caso contrario , non gli sarebbe rimasto che affidarsi a un uomo infido , bisbetico , geloso , sgradevole , dannoso per il patrimonio , dannoso per la costituzione fisica e ancora più dannoso per l’ educazione dell’ anima , di cui nè per gli uomini nè per gli dei , in verità , c’ é nè ci sarà mai nulla di più prezioso . Dunque , ragazzo , bisogna riflettere su tutto ciò e sapere che l’ amicizia di un amante non nasce insieme alla benevolenza , ma nasce per soddisfare l’ appetito , come il desiderio di cibo . ” Come i lupi amano gli agnelli ” , così gli innamorati hanno caro l’ amato ! ” Ecco ciò che volevo dire , Fedro . Non mi sentirai dire altro ; anzi , considera ormai terminato il discorso .

LA NATURA DI AMOREPoiché, dunque, è figlio di Poro e di Penìa, ad Amore è toccata la sorte seguente. In primo luogo è sempre povero e ben lontano dall’essere delicato e bello, come credono i più, anzi è duro e lercio e scalzo e senza tetto, abituato a coricarsi in terra e senza coperte, dormendo all’aperto sulle porte e per le strade e, avendo la natura di sua madre, è sempre di casa col bisogno. Per parte di padre, invece, è insidiatore dei belli e dei buoni, coraggioso, audace e teso, cacciatore terribile, sempre a tramare stratagemmi, avido di intelligenza e ingegnoso, dedito a filosofare per tutta la vita, terribile stregone, fattucchiere e sofista. E per natura non è né immortale né mortale, ma ora fiorisce e vive nello stesso giorno, quando gli va in porto, ora invece muore e poi rinasce nuovamente in virtù della natura del padre. E infatti l’oggetto dell’amore è ciò che è realmente bello, grazioso, perfetto e invidiabilmente beato, mentre l’amante ha un altro aspetto, quale quello che ho esposto. (Platone, Simposio, 203b-204a)

SIMPOSIO

Simposio vuol dire banchetto, e questo dialogo di Platone narra di un banchetto del 400 a.c.circa sul tema dell’amore.
Questo banchetto si tenne a casa di Agatone, ed oltre ad egli vi erano: Fedro, Eurissimaco, Pausania, Aristofane, Socrate ed Aristodemo. Successivamente, si unì a loro, anche Alcibiade.

Il primo a dire la sua fu Fedro che all’epoca era ancora ragazzo.
“Amore è un Dio potente e meraviglioso per molte ragioni, non ultima la nascita: deve essere considerato infatti il più antico degli Dei, e, ovemai ne dubitassimo, ce lo conferma Esiodo allorquando sostiene che fu lui il primo a emergere dal Caos. Ebbene amici, cosi come Amore è un Dio meraviglioso, anche coloro che amano sono a loro volta meravigliosi, giacché sono tutti disposti a sacrificarsi per la persona amata.
Alcesti alla fin fine fu l’unica ad accettare la morte al posto del marito, sebbene questi aveva ancora in vita entrambi i genitori.
Ciò detto, io affermo che “chi ama è più divino di chi è amato, dal momento che solo lui è pervaso dal Dio”

Il secondo a parlare fu Pausania.
Egli parlò di due Dei, disse infatti che esisteva l’amore celeste di Afrodite Urania e quello volgare di Afrodite Pandemia. Gli uomini che praticano l’amore volgare corrono dietro alle donne, e desiderano solo i loro corpi, e per questo finiscono col prediligere le persone stupide, cioè le donne. Il vero amatore, quello celeste, preferisce i maschi, ammirandone la natura forte e l’intelligenza più viva.

Poi parlò Eurissimaco.
Egli disse che esistevano numerosissime forme d’amore, non solo tra gli uomini e nelle donne, ma anche negli animali, nelle piante e in tutte le altre specie viventi, praticamente ovunque esiste una contrapposizione di valori. Inoltre Amore deve essere apportatore di armonia.

Il quarto a parlare fu Aristofane.
Egli dice che in origine l’umanita comprendeva tre sessi: gli uomini, le donne e gli androgini, che erano maschi e femmine nello stesso tempo. Questi individui avevano tutto doppio: avevano quattro braccia, quattro gambe, quattro occhi, ecc…, e ciascuno di essi aveva due organi genitali, entrambi maschili negli uomini, tutti e due femminili nelle donne, e uno maschile e l’altro femminile negli androgini. Questi camminavano a quattro gambe, ma potevano procedere in qualsiasi direzione, come i ragni. Questi avevano una forza incredibile e una sovrumana superbia, al punto di sfidare gli Dei. Zeus in particolare era indignato e voleva punirli. Un giorno decise di dividerli in due, in modo che ciascuna parte avesse due gambe e un solo organo genitale. A questo punto gli uomini erano diventati infelici, perché ciascuno di essi sentiva la mancanza della sua metà. I semiuomini cercavano i semiuomini, le semidonne cercavano le semidonne, e la metà maschile degli androgini cercava la metà femminile. Per ritrovare la felicità perduta ognuno di loro cercava di riunirsi con l’anima gemella. Ed è appunto questa smania che quando il suo maestro parla gli batte il cuore. Alcibiade aveva creduto che Socrate apprezzasse la sua bellezza, e allora lo invitò in palestra, dove fecero ogni tipo di esercizio, anche quelli + coinvolgenti, lottarono insieme l’uno avvinghiato all’altro senza che per questo accadesse mai nulla di significativo. Dopodiché lo invitò a casa sua, e lo convinse a dormire con lui. Alcibiade prese coraggio, ma Socrate lo respinse e da allora che il suo allievo soffre d’Amore.

L’AMORE SECONDO SAN PAOLO DI TARSO

Condividi

Il famoso Inno all’amore tratto dalla Prima Lettera ai Corinti:

“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,

ma non avessi l’amore,

sono come un bronzo che risuona

o un cembalo che tintinna.

E se avessi il dono della profezia

e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,

e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,

ma non avessi l’amore,

non sarei nulla.

E se anche distribuissi tutte le mie sostanze

e dessi il mio corpo per esser bruciato,

ma non avessi l’amore,

niente mi gioverebbe.

L’amore è paziente,

è benigno l’amore;

non è invidioso l’amore,

non si vanta,

non si gonfia,

non manca di rispetto,

non cerca il suo interesse,

non si adira,

non tiene conto del male ricevuto,

non gode dell’ingiustizia,

ma si compiace della verità.

Tutto copre,

tutto crede,

tutto spera,

tutto sopporta.

L’amore non avrà mai fine”.