IL MARITO SI SCEGLIE IN BASE AL PROPRIO PADRE

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Quante volte abbiamo sentito dire che noi donne scegliamo il nostro uomo secondo caratteristiche riconoscibili nei nostri padri? Fino ad ora sembrava essere solo frutto di un mix tra saggezza popolare da una parte e psicologia freudiana dall’altra. Certo i tratti comportamentali dei nostri genitori possono essere il frutto di un nostro modo di scegliere o meno un uomo: chi ha un padre violento può cercare un partner altrettanto violento; al contrario chi ha avuto un padre poco presente, cercherà un uomo più grande e dallo spiccato senso di protezione. Ora sembra esserci qualcosa di più.
Tuttavia uno studio condotto dalla University of Pecs in Ungheria avrebbe dimostrato che le donne tendono a scegliere partner somiglianti ai loro padri, sì, ma soprattutto nell’aspetto fisico. La medesima osservazione vale inoltre al contrario: anche gli uomini cercherebbero donne che somiglino fisicamente alle loro madri.
La spiegazione di questo fenomeno sarebbe da ricercare nel fatto che in quanto esseri umani, abbiamo impressi nella mente i tratti dei nostri genitori fin da piccolissimi, e che questi tratti sono per noi sinonimo di qualcosa se non di rassicurante, di molto importante, che ci spingerebbe poi a ricercarli continuamente anche crescendo, nella vita fuori casa. Insomma il tutto si spiegherebbe a causa di un imprinting presente nella psiche di tutti noi.

articolo completo al seguente indirizzo http://oggisposi.tgcom.it/wpmu/2010/10/04/il-marito-si-sceglie-in-base-al-proprio-padre-uno-studio-segue-la-tesi-freudiana/

per approfondimenti http://www.maldamore.it/scelta_del_partner.asp

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

CHI SI SOMIGLIA SI PIGLIA

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Che i detti popolari abbiano un fondo di verità è un sentore comune. Un gruppo di ricerca della statunitense Michigan State University ha indagato quale possa essere il fondamento del chi si somiglia si piglia.
Secondo lo studio pubblicato su Personality and Individual Differences se due partner alla lunga si assomigliano, non è perché lo stare insieme faciliti l’allineamento di gusti e personalità, ma perché i due, già in fase di scelta, condividevano interessi e inclinazioni.
Una teoria che contrasta con la scuola di pensiero secondo cui gli opposti si attraggono. Come spiega Mikhila Humbad, dottoranda in psicologia clinica: «Ricerche condotte in precedenza mostrano che due sposi sono più simili rispetto a uomini e donne presi a caso all’interno di un gruppo di persone. Questo potrebbe dipendere dal fatto che dopo le nozze i due partner si influenzano l’un l’altro, oppure dal fatto che già prima del matrimonio si somigliavano e che per questo si sono attratti. Il nostro obiettivo era proprio quello di capire quale delle due ipotesi trova maggiore riscontro nella realtà».
Gli studiosi hanno analizzato dati relativi a 1.296 coppie di coniugi, coinvolte in un’indagine del Minnesota Center for Twin and Family Research. Gli scienziati sono giunti alla conclusione che gli effetti da livellamento nel matrimonio sono molto sopravvalutati. Secondo la Humbad «Sposare una persona che ci somiglia aumenta le probabilità di trasmettere ai figli i tratti più caratteristici della personalità, comuni ai due partner».

FONTE http://www.sanihelp.it/news/11255/studio-amore-si-somiglia-si-piglia/1.html

PER APPROFONDIMENTI http://www.maldamore.it/scelta_del_partner.asp

 

Dott. Roberto Cavaliere

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UN TEST PER SCOPRIRE QUANTO DURERA’ UN AMORE

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SETTE anni fa Beigbeder Frédéric distrusse l’orizzonte cuoriforme degli innamorati dando alle stampe il bestseller “L’amore dura tre anni” (Feltrinelli, 139 p.). Nel suo libro lo scrittore e pubblicitario francese dimostrò, tra statistiche, biochimica ed esperienza personale, come l’innamoramento somigli più a un vasetto di yogurt che a un calice d’ambrosia, e abbia una data di scadenza. Se le sue conclusioni vi sono sembrate esagerate, preparatevi a quelle dell’ultimo studio dei ricercatori dell’università di Rochester, pubblicato sulla rivista Psychological Science: secondo il team dello psicologo Ronald Rogge, che ha condotto l’indagine, l’amore non solo ha una scadenza, ma è possibile stabilire quando gli innamorati si diranno addio. Gli annales delle storie d’amore pullulano di relazioni in cui apparentemente tutto fila liscio ma che poi scoppiano perché uno dei due, senza rendersene conto, comincia a non sentirsi felice come prima. Lo studio del professor Rogge è partito da qua, arrivando a sviluppare un test che fa venir fuori i “dubbi inconfessabili” e permette di calcolare quanto resta al cervello prima di sbottare e metter fine alla relazione.
Il test fa in modo che i componenti delle coppie rivelino ciò che pensano reciprocamente senza rendersene conto, così da dare risposte spontanee. Il risultato permette di comprendere se, nel profondo, c’è qualcosa che non va. Gli esami condotti fino a oggi su questo argomento, spiegano i ricercatori, si basavano sul chiedere direttamente alle persone un giudizio sul proprio partner, dando vita a risposte razionali e controllate, e quindi poco rivelatrici. “La difficoltà principale in una coppia – spiega Rogge – è che il rapporto presuppone che entrambi i componenti della coppia siano felici, ma non sempre è così. E spesso molte persone non vogliono ammettere che stanno iniziando a sentirsi meno bene all’interno del rapporto”.
Lo studio è durato 12 mesi e ha coinvolto decine di coppie per un totale di 222 volontari felicemente fidanzati o ammogliati. Tutti sono stati sottoposti a due prove: nella prima uomini e donne dovevano premere la barra della tastiera quando vedevano comparire su un monitor combinazioni tra parole positive e sostantivi da loro stessi collegati al partner, mentre nella seconda dovevano premere quando comparivano combinazioni tra parole negative e altre da legare al compagno. L’obiettivo dell’esperimento era quello di andare a stimolare reazioni automatiche, così da ottenere risposte immediate e dettate esclusivamente dall’inconscio. I risultati hanno mostrato che i volontari che hanno trovato più facile svolgere il secondo esercizio, associando al proprio partner parole negative e azioni difficili, avevano probabilità sette volte più alte di separarsi entro l’anno successivo. “Ciò che mi ha emozionato di più – spiega il professor Rogge – è che il nostro test è riuscito a interpretare lo stato di salute delle relazioni molto meglio delle parole dei partecipanti”. La tecnica in realtà non è nuova ma è innovativo il modo in cui è stata utilizzata e l’interpretazione che è stata data ai risultati. Finora, infatti, test come questo sono stati usati per individuare pregiudizi legati al razzismo o fobie nascoste, ma mai per stabilire le possibilità di durata di una relazione.
Non tutte le storie d’amore, comunque, sono destinate a finire. Un altro studio americano, pubblicato sulla Review of General Psychology, spiega infatti che la coppia può conservare il sentimento dei primi tempi, definito dagli scienziati “un mix di intensità, coinvolgimento e chimica sessuale”, anche nei rapporti duraturi. Gli ingredienti fondamentali sono comprensione e condivisione, ammettendo cosa va e cosa no. Secondo lo psicologo Roberto Cavaliere, esperto di problematiche legate alla coppia e responsabile del sito Maldamore.it, il test messo a punto dall’università americana va utilizzato come strumento di prevenzione. “Nella società di oggi siamo abituati a non usare i pezzi di ricambio, a gettar via una cosa quando non ci va più bene – spiega – Le coppie, per vari motivi, stanno perdendo la capacità di recuperare e riparare ciò che non va. Questo test potrebbe servire per aiutare due che si amano a non arrivare al punto di non ritorno”. L’esperto spiega che spesso si arriva alla terapia di coppia quando ormai non c’è più nulla da fare, e quello che manca è soprattutto un percorso di elaborazione personale. “Lo studio americano – continua Cavaliere – mette in evidenza come spesso chi ha un problema col partner non riesca a identificarlo, né tanto meno a confessarlo. A volte è difficile ammetterlo a se stessi, figuriamoci alla persona che ci sta accanto. Ma un percorso di autoanalisi è fondamentale. Solo dopo aver capito cosa ci da fastidio potremo affrontare il problema”. A quel punto, conclude lo psicologo, l’ultimo step è quello del dialogo: “La comunicazione è fondamentale. Senza, non c’è battaglia che possa essere vinta o relazione che si possa riparare”.
Una posizione in linea con quella di Bauman Zygmunt, che nel suo “Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi” (Laterza, 219 p.) sintetizzò l’universo delle problematiche amorose spiegando che non c’è nulla di programmabile in esse, se non la loro precarietà. Già nel 2003 il sociologo e psicologo polacco aveva definito l’amore “un prestito ipotecario fatto su un futuro incerto e imperscrutabile”, arrivando con anni di anticipo a conclusioni poi confermate da studi scientifici come questo: nel solco della convinzione che l’unico modo per prevedere il futuro di una relazione sia viverla.

Dott. Roberto Cavaliere

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DONNE E UOMINI: STESSO PIANETA IN AMORE ?

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BUTTARE via il vecchio per lasciar spazio al nuovo: la tradizione che accompagna l’anno nuovo non vale solo per noie e grattacapi ma anche per qualcosa di più concreto come i libri di neuroscienze. Uno studio dello University College London pubblicato su PLoS One suggerisce infatti di liberarsi dalle teorie del bestseller di John Gray, “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere”, in favore di una visione meno pessimistica del rapporto tra i due sessi. I neurobiologi Semir Zeki e John Romaya hanno infatti dimostrato che, quando si innamora, il cervello degli uomini funziona esattamente come quello delle donne: niente Marte e niente Venere, dunque, ma stesso pianeta, con buona pace di chi finora ha spiegato le incomprensioni di coppia dando la colpa ai neuroni. Per capirlo gli studiosi hanno chiesto a 24 volontari tra i 19 e i 47 anni (uomini e donne, eterosessuali e omosessuali) di osservare le immagini del proprio partner (tutti con una relazione sentimentale duratura, dai 4 mesi ai 23 anni), di amici e di persone a loro indifferenti. Analizzando le reazioni cerebrali tramite risonanza magnetica, è emerso un comportamento identico delle attività del cervello in risposta alla sensazione d’amore.

 

L’amore attiva dunque, nel cervello, un senso di appagamento comune a uomini e donne. Ma non bisogna dimenticare che una relazione è composta da più fasi sentimentali. “Anche sotto il profilo sociologico – spiega lopsicologo Roberto Cavaliere – nella fase dell’innamoramento il maschile e il femminile vivono il sentimento nella stessa maniera, ma nel prosieguo le differenze dovute ai sessi emergono in pieno. E non sono dovute alle strutture cerebrali, che possono essere simili nell’uomo e nella donna, ma ai condizionamenti di genere, culturali e sociali, appresi nell’arco della vita”.

articolo completo al seguente indirizzo:http://www.repubblica.it/scienze/2011/01/06/news/altro_che_marziani_e_venusiane_donne_e_uomini_stesso_pianeta-10763067/

 

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LA SERENITA’ DI COPPIA IN CINQUE REGOLE

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Secondo gli studiosi dell’University of Alabama di Birmingham (Usa), infatti, sono sufficienti 5 mosse per mantenere una relazione forte e felice.

«Mantenere l’amore in un rapporto significa capire le esigenze dell’altro partner e lavorare molto duramente per mantenere le linee di comunicazione aperte», spiega Josh Klapow.

Secondo Klapow, infatti, un rapporto è destinato a finire quando non si basa sulla comunicazione e sul dialogo.

«Molto spesso le piccole cose, i problemi di ogni giorno e le decisioni che le coppie devono prendere portano a problemi più grandi, imparare a prendere decisioni insieme è fondamentale per la sopravvivenza del vostro rapporto», continua l’esperto.

Ma come discutere serenamente e affrontare discorsi che a volte potrebbero apparire un po’ più complicati? Klapow, lo sintetizza in cinque – semplici – regole sa seguire.
Prima regola, concentrarsi su un obiettivo specifico
«Cosa desiderate? Siate precisi nel chiederlo. Andare a mangiare fuori, per esempio, non si può considerare un obiettivo specifico. Andare in un ristorante dove si può avere una bistecca e il vostro partner può richiedere gamberetti alla griglia e rilassarsi in una stanza tranquilla, è specifico. Più siete precisi meglio è».
Seconda regola, monitorare la discussione
«Quando state discutendo e, venendo al dunque, assicuratevi che si stia continuando sulla strada tracciata. Spesso le coppie cominciano a discutere senza concentrarsi sul vero obiettivo sfornando qualche altro argomento, tutto questo può portare alla frustrazione. Quindi, se notate che voi stessi o il vostro coniuge si sta allontanando dal problema, tornate verso l’obiettivo specifico».
Terza regola, concentrarsi sul successo
«Le decisioni non si riescono a prendere bene quando si è stanchi, affamati, con poco tempo a disposizione o pre-occupati in altre faccende. Prima di iniziare la discussione, assicuratevi che ciascuno di voi sia nel giusto stato d’animo e che abbiate tempo. In caso contrario, rimandate la discussione in quanto è probabile che vada storta o fallisca».
Quarta regola, Sostenetevi a vicenda
«Se non riuscite a trovare un compromesso perché volete vincere per forza, allora non state prendendo una decisione collettiva; state combattendo una battaglia. Ricordate l’un l’altra che siete una squadra e che ci si trova per vincere collettivamente, non necessariamente individualmente».
Quinta regola, i gesti d’affetto
«Festeggiate il successo di una decisione presa insieme. Un abbraccio, un premio celebrativo, tutto ciò che ricorda che insieme avete compiuto questo passo vi aiuterà a essere di nuovo motivati a prendere decisioni insieme».

articolo completo al seguente indirizzo: http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/lifestyle/articolo/lstp/387954/

 

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ABBRACCI PER SALVARE LA RELAZIONE

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Secondo un nuovo studio dell’Università della California (Usa), il tocco delicato e amorevole del partner è in grado di ridurre lo stress accumulato, diminuire il dolore e rafforzare il legame familiare.

Sono sufficienti quattro abbracci distribuiti nell’arco della giornata per garantirsi un matrimonio duraturo – Sempre che il rispettivo coniuge non faccia altrettanto con qualche amico/a, perché allora le cose si complicherebbero un pochino…

A ogni modo, oltre ai vantaggi per il rapporto a due, ne beneficia anche la salute: difatti, tenendo la mano del partner o avere di fronte lo sguardo dolce del proprio amato sembra diminuire l’intensità del dolore, sia esso fisico che psicologico.
Per arrivare a queste conclusioni sono stati presi in esame 25 volontari di entrambi i sessi, precedentemente esposti a ustioni lievi. Il dolore si riduceva anche solo alla vista della foto del rispettivo partner.
I risultati sono stati ancora migliori quando hanno preso la mano del loro partner: anche l’angoscia e il disagio diminuivano velocemente.
Per tale motivo lo psicologo Ludwig Lowenstein sostiene che abbracciarsi anche solo quattro volte al giorno possa essere il segreto per un matrimonio felice. A questi si possono aggiungere cene a lume di candela, sorprese e passeggiate romantiche che miglioreranno significativamente la propria vita coniugale.
articolo completo al seguente indirizzo:

PIU’ FELICI IN AMORE SE SI E’ CON ALTRE COPPIE

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La solitudine non fa bene alle coppie. Anzi, sembra le logori ogni giorno di più. Per vivere serenamente un rapporto di coppia che duri negli anni, la cosa migliore è coltivare diverse amicizie con altre coppie dato che, a quanto pare, la compagnia e il confronto sono utili per mantenere vivo un rapporto. Questo perlomeno è quanto suggerisce uno studio condotto dalla Wayne State University.

È lo psicologo B. Slatcher, del College WSU di Liberal Arts and Sciences ha consigliare alle coppie di passare più tempo possibile insieme ad altre persone per migliorare il proprio rapporto amoroso.

Per fare una simile affermazione ha scelto di condurre lo studio su 60 coppie che si potevano incontrare in un ambiente realizzato e controllato dal team di ricerca. Questo allo scopo di comprendere come si formano i rapporti affettivi e come le relazioni sociali possano incidere su questi.
A ogni coppia è stata assegnata un’altra coppia e a tutti è stato detto indicativamente l’argomento o gli argomenti di cui parlare insieme. A un gruppo è stato detto di interagire al massimo con l’altra coppia – quasi come se si trattasse di amici; all’altro è stato consigliato di parlare della vita quotidiana in maniera molto leggera: del più e del meno, in pratica.
«Con questo studio abbiamo scoperto che gli amanti si sentivano più vicini alle coppie con cui interagivano, e avevano più probabilità di incontrarsi di nuovo con loro nel mese successivo», spiega Slatcher. «Abbiamo anche scoperto che queste coppie sentivano che questa amicizia aveva messo una scintilla nei loro rapporti, e si sono sentiti molto più vicini ai loro [rispettivi] partner».
Il gruppo che interagiva di più mostrava un numero maggiore di sentimenti positivi dopo l’incontro imparando, allo stesso tempo, più cose sui propri partner. Nel gruppo più “leggero” tutto questo non è accaduto e la coppia non si è più incontrata dopo lo studio.
«Questo studio suggerisce che se la vostra relazione sentimentale è in stato di stasi, divertirsi con un’altra coppia può aiutare a rendere il vostro rapporto più soddisfacente», conclude Slatcher.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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DOPO I 40 ANNI L’AMORE SI TROVA SU INTERNET

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Trovare un amore o ricominciare tutto daccapo quando una storia è finita non è affatto semplice, soprattutto se a cercare l’amore sono persone di mezza età.
Vuoi che sia un po’ per il tenore di vita, un po’ perché si ha poca voglia di rimettersi in discussione, ma riuscire nell’intento spesso diventa proprio difficile.
In seguito all’avvento di Internet però, trovare l’anima gemella è diventato più semplice e sono sempre più le persone che attendono che cupido scagli su di loro la freccia dell’amore.
Questo è quanto suggerisce un recente studio condotto dall’Università di Oxford che ha fatto compilare un semplice questionario a ben 12.000 coppie di età compresa tra i 18 e i 70 anni. È stato dal sondaggio che è emerso che ben il 36 percento delle persone di mezza età (tra i 40 e i 69 anni) erano riusciti a trovare l’amore proprio grazie alla Rete.
Il portavoce di Relationships Scotland, Gay Hickey, afferma che il web è particolarmente utile per le persone di mezza età che non hanno altro modo per avere rapporti sociali utili alla ricerca di un nuovo amore o anche per quelle persone che sono troppo timide per farlo di persona.
«E’ abbastanza scoraggiante per le persone di una certa età esporsi al giudizio altrui, in particolare se è tutto si basa sulle apparenze e non hanno la possibilità di esprimere la propria personalità in anticipo – spiegano gli autori dello studio – Internet può dare la possibilità alla gente che non avrebbe mai risposto a un annuncio personale su un giornale o addirittura di andare al bar e al club alla ricerca di un rapporto romantico. Quindi, in generale, è una buona cosa».
«Trovare il proprio partner online una volta era considerato un po’ una novità, ma questo studio suggerisce che è diventato un modo comune, se non dominante, della ricerca di nuovi partner, soprattutto se siete tra i 40 ei 70 anni», commenta, l’altro autore dello studio, Bernie Hogan.
È bene comunque precisare che il sondaggio ha rivelato che ci sono persone di qualsiasi età che cercano un compagno su Internet: quasi un terzo delle persone che utilizza internet, infatti, ha dichiarato di essersi iscritto a un sito di incontri online e un quarto, persone dai 18 ai 40 anni, ammette di aver iniziato una relazione d’amore proprio grazie a Internet.
La crescita, poi, negli ultimi anni è stata decisamente esponenziale. Se nel 2007 si registrava un misero 6% di incontri online, nel 2009 si era arrivati già al 30%.
Ma non tutto è perso – per fortuna – perché dal sondaggio è emerso che rimangono in pole position ancora i rapporti “reali”, quindi gli incontri a casa di amici, al bar o nei club.

Dott. Roberto Cavaliere

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IL MANUALE D’AMORE SCRITTO DAGLI SCIENZIATI

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ROMA – È un vero e proprio manuale d’amore perché promette di dare i consigli adatti per trovare la persona giusta e perché la storia vada avanti solida. La specialità del libro – uscito a gennaio negli Usa con il titolo “Attached. The New Science of Adult Attachment and How it Can Help You Find, and Keep, Love” – è però che l’autore non è un qualche “esperto” da rotocalco, ma due signori scienziati – Amir Levine, psichiatra e neuroscienziato, e Rachel Heller, psicologa alla Columbia University – che esplorano le relazioni tra adulti e sostengono che sia l’esatta comprensione del ruolo che si assume in un rapporto ad aiutare a trovare e a sostenere l’amore.

Gli ansiosi – Quanto al tipo di attaccamento, il libro divide i partner in tre categorie: ansioso, sicuro, evitante. Gli ansiosi (circa il 21% delle persone) vogliono una relazione intima,  vivono preoccupandosi della qualità del proprio rapporto e della capacità del proprio partner di continuare ad amare. Hanno perlopiù un carattere indeciso, scarsa autostima, paure e insicurezza rispetto alle proprie scelte.
Gli ‘evitanti’ – circa il 25% delle persone – sono distaccati, esprimono autostima in forma narcisistica e forte disagio sociale, per cui equiparano l’intimità con altri a una perdita di indipendenza e per questo cercano costantemente di ridurre la vicinanza. È come se, di volta in volta, “negoziassero” la propria presenza in un rapporto.
I sicuri – il 54% delle persone – invece godono di una forte autonomia, della capacità di gestire e di affermare la propria autostima; questo tipo di soggetto vive a proprio agio con l’intimità ed è spesso coinvolto in relazioni. Il 4% infine è costituito da persone che incrociano i vari profili.
Una volta compreso a quale gruppo si appartiene (un test aiuta a farlo 1) bisogna interpretare i segnali di fumo, scrivono gli autori, comprendere cioè se l’altro ha uno stile di attaccamento evitante, ansioso o sicuro. “È come cercare un posto di lavoro – dicono Levine ed Heller – : bisogna fare le domande giuste, non vaghe e indirette, per capire se quell’occupazione è la più adatta al proprio profilo professionale. Non c’è niente di male”. La domanda da porsi a questo punto è: “Il mio benessere può essere una priorità per questa persona?”. E la risposta è nei comportamenti. Per capire se il partner è ‘evitante’, ad esempio, basta stare attenti a come usa le parole: il plurale per un’azione presente e il singolare per un progetto futuro. Oppure si può guardare al passato ed alle difficoltà che ha avuto per mantenere una relazione stabile e duratura.
Attenzione, però, la diversità non è necessariamente un ostacolo. Se c’è chiarezza al primo appuntamento, o se si cerca durante il rapporto, Amir Levine e Rachel Heller sono convinti: “È possibile cambiare l’altro. Ma i tempi generalmente non coincidono con quelli desiderati. Una persona su quattro infatti muta il proprio stile di attaccamento nell’arco quattro anni”. Perché questo succeda il rapporto deve avere l’effetto di un terremoto sulle convinzioni d’amore dell’uno o dell’altro. “Se sei un tipo ‘sicuro’ e stai con una persona ‘ansiosa’ – dicono gli autori di “Attached” – si ha una buona possibilità di cambiare l’altro. Al contrario, è molto difficile che un ‘ansioso’ muti il carattere di un ‘evitante’ o viceversa”. Insomma una relazione è come un passo a due, perché duri bisogna ballare insieme, e assicurarsi che l’altro abbia intenzione di impegnarsi a farlo.
“E se le cose vanno – scrivono gli autori – ne beneficia anche la salute. Il circuito di ‘attaccamento’ parte dal cervello, per cui è legato al nostro sistema nervoso autonomo, quello che governa il respiro, il sonno, la fame, la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna. Insomma una relazione serena coincide con il benessere fisico”. Viceversa, sono numerose le ricerche che dimostrano che la fine di una storia lascia delle ferite nel cervello e causano un dolore reale, paragonabile a quello di una frattura. E a chi chiede agli studiosi di sintetizzare il proprio lavoro in una frase, Levine ed Heller rispondono con un consiglio sia per single che per le coppie. La domanda giusta da porsi all’inizio di un rapporto, o quando le cose non vanno, non è “Mi piace davvero?”. Ma: “Ha la stoffa adatta a me?”.

Dott. Roberto Cavaliere

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DIPENDE DAL CERVELLO L’AMORE PER SEMPRE

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A quanto pare non siamo in mano solo alla coscienza, all’amore e alla comprensione del nostro partner. A incidere sulla scelta e a decretare il successo del “finché morte non ci separi”, sono semplicemente due sostanze chimiche presenti nel cervello. Sono queste le vere responsabili del comportamento degli amanti impeccabili o dei latin lover.
Ecco quanto suggerisce un nuovo studio condotto da uno degli antropologi più famosi al mondo: Helen Fisher. Fischer studia da quasi trent’anni il comportamento umano e i suoi rapporti amorosi. Anche l’attrazione per un partner o l’altro, secondo Fischer, è solo una questione di chimica.
In pratica, esistono, secondo l’antropologa, quattro tipi di personalità: gli esploratori, i costruttori, i direttori e i negoziatori. Ma ognuno di loro è diverso dall’altro solo a causa della solita chimica cerebrale. Parliamo di sostanze che conosciamo tutti molto bene: la dopamina e la serotonina. Queste due sostanze sarebbero implicate con il ruolo svolto da testosterone ed estrogeni.
La persona che è sotto l’effetto della serotonina, quindi, può comportarsi in maniera molto tranquilla, fedele, e può essere considerata come personalità “costruttiva”. Se invece è presente in maggior quantità la dopamina, è possibile che la sua personalità non sia affatto tranquilla e che sia sempre alla ricerca, per così dire, di novità.
Chi presenta elevati livelli di estrogeni, invece, può avere una personalità molto fantasiosa ed essere molto socievole; chi invece contiene livelli alti di testosterone mostra una mentalità più rigida e decisiva.
«Ci sarà sempre la magia di amare, ma la conoscenza è potere. Se sai chi sei, cosa cerchi e come puoi amare gli altri, è possibile catturare quella magia, trovare e mantenere il vero amore, e realizzare i tuoi sogni», conclude Fisher.
Niente di più vero. Le sostanze prodotte dal nostro cervello influiscono senz’altro sulla nostra personalità, ma sta a noi trovare la vera magia dell’amore e del nostro modo di essere.
articolo completo al seguente indirizzo:

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