IL TRADIMENTO DI LEI CON UNA ALTRA DONNA E’ PERDONATO, MA NON VICEVERSA

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I rapporti omosessuali tra donne a quanto pare sono visti di buon occhio dagli uomini – o, perlomeno, tollerati – tanto che se la propria partner tradisce con un’altra donna sono molto più propensi a perdonare e metterci una pietra sopra. La stessa cosa, tuttavia, non avviene se lei tradisce con un altro lui.
Al contrario, invece, le donne sono più propense ad accettare un tradimento eterosessuale che non omosessuale.
Per comprendere il meccanismo di tutto questo, la dottoressa Jaime C. Confer ha condotto uno studio in cui si scopre che i maschi mostrano più del doppio di probabilità  di continuare un rapporto di coppia con una partner che è stata infedele con un’altra donna che non con un altro uomo. Viceversa, le donne sono più propense a perdonare la scappatella con un’altra donna.
Per arrivare a scoprire questo curioso comportamento, la psicologa dell’Università del Texas a Austin (Usa) ha indagato presso 700 studenti universitari invitandoli a immaginare il tradimento del proprio partner, sia in un rapporto romantico che sessuale, protratto per tre mesi. Il tradimento doveva essere in un caso eterosessuale e nell’altro omosessuale. Per alcuni dei partecipanti il tradimento era stato con una sola persona; per altri con più persone. Infine, per alcuni era stato una volta sola; per altri più volte.
Dopo di che, è stato chiesto loro di raccontare quale era la reazione di fronte a questo tradimento.
Raccogliendo i responsi, come accennato, si è scoperto che le risposte sono state diverse per maschi e femmine. Se i primi sono più ben disposti ad accettare un tradimento omosessuale, non così lo sono le femmine.
Il fenomeno, spiega Confer, potrebbe essere spiegato da una questione di gelosia che differisce tra i due sessi. «Un meccanismo di forte gelosia è attivato in uomini e donne da diversi tipi di stimoli: quelli che minacciano la paternità negli uomini e quelli che minacciano l’abbandono nelle donne», spiega l’autrice dello studio.
Nello specifico, i risultati dello studio hanno mostrato che oltre il 50 per cento dei maschi intendeva continuare il rapporto con la propria partner quando il tradimento era avvenuto con un’altra donna. Soltanto il 22 per cento, invece, ha detto di essere disposto a perdonare il tradimento con un altro uomo.
Le femmine hanno detto che avrebbero perdonato il proprio uomo reo di aver avuto una relazione eterosessuale nel 28 per cento dei casi; nel caso che invece il proprio partner avesse avuto una relazione omosessuale, solo il 21 per cento ha detto che avrebbe continuato ad uscirci insieme. Un dato che mostra, comunque, una certa difficoltà al perdono del tradimento sia in un caso che nell’altro.
Secondo l’autrice dello studio, che ha pubblicato i risultati sulla rivista Personality and Individual Differences, questo dimostra proprio come l’uomo sia più preoccupato dal rischio che un rapporto eterosessuale della propria compagna possa mettere in discussione la sua paternità – cosa che, ovviamente, non avviene se lei ha un rapporto omosessuale. Per alcuni, poi, quest’ultima situazione può apparire come una possibile opportunità di avere rapporti sessuali a tre: due lei con un lui.
La preoccupazione della donna è invece l’essere stata abbandonata e privata delle attenzioni di cui ha esigenza.
In sostanza, due modi di approcciarsi alle diverse situazioni della vita che dimostra, ancora una volta, come maschi e femmine siano spesso pianeti diversi con orbite diverse.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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UNA RELAZIONE STABILE AIUTA A SOPPORTARE IL DOLORE FISICO

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Un nuovo studio, riportato sulle pagine del Toronto Star, suggerisce che chi ha una relazione d’amore di lunga data e stabile è meno sensibile al dolore. E per provare quanto affermato, la dottoressa Naomi Eisenberger e colleghi, hanno sottoposto a “punzecchiamento” doloroso 17 volontarie di sesso femminile.
Mentre facevano scorrere su un video le immagini dei loro partner, le donne sono state punzecchiate per provocarle dolore. Durante la visione, le donne hanno mostrato di sopportare il dolore; cosa che invece non facevano quando erano mostrate loro delle immagini raffiguranti, per esempio, ragni o altri oggetti sconosciuti.
Una prima ipotesi è che l’immagine di una persona cara può agire sulle emozioni e sulla risposta del cervello, a differenza di immagini sgradite o sconosciute, e quindi poco rassicuranti. La certezza di poter contare su qualcuno che si ama, quindi può far affrontare meglio il disagio.
«Sul piano pratico, se siete in una situazione di dover sopportare il dolore o vi dovete sottoporre a una procedura dolorosa portate una persona cara con voi o portare la foto di una persona amata con voi, può ridurre il dolore dell’esperienza», spiega Naomi Eisenberger al Toronto Star.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Proceedings of National Academy of Science (PNAS) e mostra, per la prima volta, quale sia l’area del cervello coinvolta nei sentimenti. Per individuarla, i ricercatori hanno utilizzato una risonanza magnetica per immagini (MRI). Durante l’esperimento le donne venivano sottoposte a scosse pungenti che provocavano del dolore. Le partecipanti dovevano dare un punteggio al dolore tramite una scala da 1 a 20, mentre guardavano le diverse immagini: quelle della persona amata, i ragni o altri oggetti sconosciuti.
Dalle risposte ottenute si è scoperto che i punteggi erano significativamente più bassi quando le donne avevano osservato la foto della persona amata. In più, confrontato le immagini ricavate con la risonanza magnetica, era evidente che, in quei casi, la maggiore attività nella corteccia prefrontale ventromediale, che è associata a una sensazione di sicurezza.
Infine, sempre tramite la MRI, i ricercatori hanno scoperto che la corteccia cingolata anteriore dorsale, un’area del cervello responsabile della risposta allo stress, era stata meno attiva quando le donne guardavano le foto dei loro amati. A questo proposito Eisenberger ha detto che si potrebbe sostenere che le persone che godono di un rapporto d’amore da lungo tempo vedono il loro partner come un forte punto di riferimento che offre sicurezza.

IL NARCISISMO MASCHILE FA’ MALE ALLA SALUTE

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Uomini che si piacciono troppo. E ci rimettono perfino la salute. Secondo i dati raccolti da Sara Konrath, psicologa dell’università del Michigan che ha pubblicato la sua ricerca suPLoS One, essere narcisisti può essere rischioso per il sesso maschile: «Oltre al prezzo che questi uomini pagano nelle loro relazioni personali, l’eccesso di amore per se stessi può mettere in pericolo il loro benessere fisico», riassume l’esperta, che in passato ha dimostrato come il narcisismo stia diventando una specie di epidemia nel mondo occidentale, proprio fra gli uomini.
ESPERIMENTO – La psicologa ha studiato i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, nella saliva di 106 ragazzi e ragazze. Ai partecipanti non è stato chiesto di fare qualcosa che potesse agitarli o affaticarli, l’intento era infatti quello di misurare i livelli di tensione basali in condizioni normali: se il cortisolo è abbondante anche in situazioni non stressanti, significa che c’è un’eccessiva e cronica attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e questo ha implicazioni negative per la salute, perché ad esempio si associa a un incremento del rischio cardiovascolare. Accanto ai dosaggi del cortisolo, Konrath ha anche valutato il narcisismo di ciascun partecipante attraverso un questionario di 40 domande che indagava cinque diverse espressioni di questo tratto caratteriale: due di queste, ovvero la tendenza a credere che tutto sia un proprio diritto e la propensione a strumentalizzare gli altri, sono considerate del tutto negative; vi sono invece lati “sani” o comunque migliori del narcisismo come il senso di superiorità (che però può diventare arroganza), la capacità di leadership (che in alcuni si trasforma in autorità), l’ammirazione per se stessi (che purtroppo può mutare nell’incapacità di vedere oltre al proprio naso).
EFFETTI NEGATIVI – La psicologa ha scoperto che i tratti narcisistici negativi si associano a livelli più alti di cortisolo e quindi di stress, ma solo negli uomini; il narcisismo positivo invece non incide sul cortisolo, in nessuno dei due sessi. «Il narcisismo non solo influenza il nostro modo di reagire a eventi stressanti, ma evidentemente incide anche sul modo in cui rispondiamo alle sollecitazioni quotidiane – considera Konrath –. I narcisisti hanno una percezione grandiosa di sé, ma dietro c’è in realtà una grande fragilità che spesso si manifesta con strategie difensive e aggressività, ad esempio quando si teme che venga in qualche modo intaccata la propria superiorità. Questi atteggiamenti però sono associati a una maggior reattività cardiovascolare, ad esempio a un incremento della pressione: ecco perché un narcisismo negativo può comportare un livello cronico di stress che impatta in maniera pericolosa sulla salute di cuore e vasi. In pratica, gli uomini narcisi sono sempre in allerta, anche senza una specifica causa di stress». Perché proprio gli uomini sono più a rischio? «Nell’idea generale di mascolinità l’uomo è arrogante e dominante, ha cioè tratti simili al narcisismo “cattivo”: gli uomini che cercano di adattarsi allo stereotipo e sono anche un po’ narcisi sono perciò particolarmente a rischio delle conseguenze negative del troppo amore di sé», conclude la psicologa.

Dott. Roberto Cavaliere

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LE COPPIE PIU’ UNITE SONO QUELLE CHE MANGIANO INSIEME

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Dividere il proprio cibo con la compagna o il compagno è indice di affiatamento e unità di coppia.
Non solo per la coppia che mette in pratica questo atteggiamento, ma anche agli occhi di chi osserva la scena, secondo quanto scoperto dai ricercatori dell’Università Clemson della California del Sud.

Immaginate quindi la scena, lei che spizzica del cibo e poi lo passa a lui, che avvicina la propria bocca e assapora quanto offertogli… Una scena che ispira tenerezza – o anche erotismo, se volgiamo – ma che agli occhi di chi osserva invia un messaggio inequivocabile: quella coppia è unita.
Non lo diciamo noi, ma uno studio pubblicato sulla rivista Appetite e condotto da un team ricercatori coordinati dal dottor Thomas Alley a cui hanno preso parte 118 volontari di entrambi i sessi.

Ai volontari i ricercatori hanno fatto visionare una serie di filmati della durata di meno di 1 minuto in cui si vedeva una coppia scambiarsi il cibo.
In alcuni di questi video era l’uomo ad alimentare con il proprio cibo la donna; in altri era la donna ad alimentare lui, sempre dopo aver prima dato un morso al cibo. In altri video lui dava a lei il cibo senza averlo morsicato; in altri così faceva la donna. Infine, in altri ancora ognuno mangiava senza dare nulla all’altro.
«La condivisione può comunicare un significato particolare se il cibo è “contaminato” dalla condivisione dei germi dell’altra persona – spiega il dottor Alley – come per esempio la condivisione di un cucchiaio o il mangiare lo stesso piccolo prodotto alimentare».
La dimostrazione che la coppia è unita ha tuttavia anche un impatto sanitario, sostengono gli autori dello studio. Infatti, il condividere insieme al cibo anche i germi contenuti nella saliva pare abbia un effetto protettivo contro alcuni virus. Questo, fanno notare i ricercatori, avviene in molte specie animali e non solo nell’uomo.
A ogni modo, al compito di valutare quanto secondo i volontari le coppie nei video fossero affiatate, attratti l’uno dall’altra e unite – con buone prospettive per il futuro – i partecipanti hanno indicato proprio le coppie che condividevano il cibo dopo averlo assaggiato. Il giudizio era lo stesso sia che a offrire il proprio cibo fosse la donna o l’uomo, con una propensione maggiore all’attrattività se a offrire il cibo fosse stato l’uomo – visto nell’immaginario collettivo come la persona che si occupa di procurare il cibo.
«I video con l’offerta di prodotti “contaminati” hanno costantemente prodotto rating più elevati circa il “coinvolgimento” rispetto a quelli che mostravano una condivisione non contaminata che, a sua volta, ha mostrato rating più elevati rispetto a quelli che non mostravano comportamenti alimentari di coinvolgimento», ha aggiunto Alley.
C’è dunque un maggiore coinvolgimento nel rapporto quando si condivide il cibo e una maggiore accettazione dell’altro. «I casi di condivisione di alimenti “contaminati” ha qualche somiglianza con la respirazione bocca a bocca, il bacio, nel senso che entrambi riflettono la volontà di accettare la “contaminazione” biologica da parte dell’altra persona», conclude Alley.
Contaminati e felici dunque.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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IL MATRIMONIO E’ IL NUOVO FARMACO SALVAVITA

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Ecco un caso in cui essere single ha degli svantaggi. L’essere operati al cuore può avere effetti diversi se si è sposati o meno. In particolare, il matrimonio pare faccia aumentare le probabilità di sopravvivere, secondo un nuovo studio pubblicato sul Journal of Health and Social Behavior.

L’uomo o la donna sposati, pare abbiano quindi maggiori chance di sopravvivere a un intervento chirurgico al cuore che non chi è single, il quale ha un rischio di morte quasi due volte maggiore. «Questa è una drammatica differenza nei tassi di sopravvivenza per le persone singole, durante il più critico periodo post-operatorio di recupero – commenta la dottoressa Ellen Idler, sociologa alla Emory University e autore principale dello studio – Abbiamo scoperto che il matrimonio ha incrementato la sopravvivenza sia che il paziente fosse uomo o donna».
E questa differenza, o effetto benefico del matrimonio, non si è mostrato soltanto nei primi tre mesi dopo l’intervento – il periodo più critico – ma anche dopo cinque anni dal bypass coronarico.

Lo studio ha preso in esame più di 500 pazienti sottoposti a intervento chirurgico di bypass coronarico elettivo, sia programmato che in situazione di emergenza. I pazienti coinvolti nell’indagine sono stati intervistati prima dell’intervento.
I dati ottenuti sono poi stati confrontati con quelli del National Death Index per ottenere i riscontri sullo stato di sopravvivenza dei pazienti.
Nonostante i dati ottenuti non siano conclusivi è risultato evidente che vi erano notevoli differenze nei tassi di sopravvivenza, in particolare nei primi tre mesi. Ma anche dopo cinque anni, le persone sole avevano il 70 percento in più di probabilità di morire, rispetto alle persone sposate.
«I pazienti sposati hanno una visione più positiva nei confronti dell’intervento chirurgico, rispetto ai pazienti single – fa notare Idler – Alla domanda se sarebbero stati in grado di gestire il dolore e il disagio, o le loro preoccupazioni circa l’intervento chirurgico, quelli che avevano un coniuge erano più propensi a dire, sì».
Il matrimonio dunque come medicina assai potente che può fare la differenza quando si tratti di affrontare situazioni critiche come un intervento al cuore.
«I risultati sottolineano l’importante ruolo dei coniugi come badanti durante le crisi sanitarie. E i mariti erano apparentemente altrettanto bravi a prendersi cura del paziente come le mogli», conclude Idler nel comunicato della American Sociological Association.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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IL MAL DI TESTA NON E’ UNA SCUSA

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«Le donne che soffrono di forti mal di testa riportano un alto tasso di sintomi sessuali e disagio sessuale», scrivono i ricercatori nella versione online di Sexual Medicine, la rivista ufficiale dell’International society for Sexual Medicine, dopo aver studiato 100 donne sotto cura per il mal di testa cronico.
L’età media delle partecipanti era 40 anni e i sintomi di cui soffrivano erano diversi. Alcune di loro lamentava tensione; altre mal di testa. La maggioranza soffriva di emicrania. Di queste, alcune soffrivano di mal di testa cronico, ossia che si presentava per oltre 15 giorni in un mese.
La maggioranza dei problemi collegati al mal di testa riguardava una sintomatologia ansiosa maggiore. Il calo di desiderio sessuale o dolore durante il rapporto invece si mostrava di più nei casi di tensione ed emicrania, si evidenzia nello studio.
Sebbene i ricercatori ritengano che i problemi sessuali siano collegati a qualsiasi tipo di dolore cronico – e non solo quello di testa – l’emicrania, le cefalee e altri problemi del genere causano maggiori disturbi dell’umore come, per esempio, ansia e depressione. Tutte queste situazioni possono influire negativamente sul desiderio sessuale, l’eccitazione e la soddisfazione. In più, alcuni farmaci utilizzati per trattare i sintomi del mal di testa possono influire negativamente sul desiderio sessuale.

In numeri, lo studio ha evidenziato che oltre il 90 percento delle pazienti lamentava problemi sessuali in genere. Di queste, il 20 percento ammetteva di aver sperimentato un calo del desiderio, mentre un 17 percento di aver ridotto quasi del tutto la propria attività sessuale a causa della propria condizione.
A conclusione dello studio, i ricercatori ricordano che sono necessari ulteriori studi per ottenere una migliore comprensione del fenomeno, e che i medici che hanno in cura donne con disturbi alla testa si accertino della presenza di eventuali problemi sessuali per poterne trovare un collegamento.

LE DONNE SONO ‘TIGRI’ IN CAMERA DA LETTO

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Il sondaggio che elegge le donne quali vere e proprie tigri delle lenzuola è stato condotto su un campione di oltre mille persone – precisamente 566 donne e 605 uomini – e la maggior parte delle volontarie di sesso femminile ha ammesso di essere molto più “rumorosa” durante i rapporti sessuali del proprio partner. La percentuale di rivelazioni è arrivata a superare il 94%. In sostanza, quasi tutte le risposte sono state positive. Ma è un’invenzione delle donne o il fatto è reale? A giudicare dalle risposte dell’universo maschile sembrerebbe che le volontarie abbiano proprio detto la verità. Il 70% degli intervistati, infatti, ha ammesso che la parte da “leone” la fa proprio la donna – tanto per rimanere nella metafora.
«Il sesso è in gran parte come il tennis a Wimbledon, le donne fanno molto più rumore!», si legge su Cosmopolitan.
Tuttavia, Tracey Cox, autore britannico esperto in sesso e relazioni sociali, afferma che non esiste alcun motivo per cui le donne dovrebbero essere più rumorose degli uomini quando si trovano in camera da letto.
«Si tratta di una fatto individuale. Alcune persone urlano durante un concerto, altri ascoltano senza far rumore. Ciò non significa che non si stiano divertendo!», spiega Cox.
Però potrebbe esserci anche un altro motivo per cui le donne sono fanno così tanto rumore: forse semplicemente perché sono più abituate a fingere degli uomini.
«Una teoria plausibile potrebbe essere che siccome le donne fingono [l’orgasmo] più spesso rispetto agli uomini, forse si sentono obbligate a fornire “prove” del loro divertimento – continua Cox – A ogni modo, abbiamo bisogno di stare alla larga dal pensare che tanto più la persona è rumorosa letto, tanto più sta godendo».

Dott. Roberto Cavaliere

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LE COPPIE CI PENSANO 14 VOLTE PRIMA DI DIRE TI AMO

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Altro che amore a prima vista, le coppie moderne ci vanno coi piedi di piombo e prima di pronunciare il fatidico “ti amo” ci pensano su almeno 14 volte: il numero di incontri che in media ci vogliono prima di poter dire di avere un reale rapporto d’amore con il partner.Che dunque l’amore a prima vista – o primo appuntamento – non sia più di moda lo ha decretato un largo sondaggio che ha coinvolto oltre 100mila persone europee che hanno risposto alle domande di un sito d’incontri, tale seekingarrangement.com.
Dalle risposte fornite dagli utenti si è scoperto che gli appuntamenti tra i partner di nuove coppie avvengono in media due volte a settimana, per cui si evince che se il “ti amo” viene pronunciato al quattordicesimo incontro, l’ufficializzazione del rapporto avviene in media dopo sette settimane.
Tra il suggello del rapporto con il dichiararsi innamorati e le attività correlate al rapporto stesso tuttavia i tempi cambiano e, prima dell’amore vero e proprio quale sentimento, c’è il fisico con lo scambio di effusioni e il sesso. Dal sondaggio è infatti emerso che le coppie tendono a baciarsi piuttosto presto: in genere dopo due appuntamenti o una settimana. Allo stesso modo, i rapporti sessuali avvengono in media dopo quattro appuntamenti o due settimane – insomma, ci si saggia a vicenda.
Secondo una portavoce del sito d’incontri questo rende giustizia più alle donne perché mette in evidenza come queste non si lascino andare in effusioni subito la prima volta, e decidano anche di fare sesso dopo che si sia conosciuto abbastanza la persona che si ha di fronte – in sostanza, anche il corpo ha un suo valore che va salvaguardato, così come la dignità.
Se poi la coppia ritiene che il rapporto possa avere un futuro viene il momento di presentare il proprio partner agli amici, cosa che avviene in media dopo sei incontri o tre settimane – un po’ dopo il sesso e, forse, perché si sono già piantate le basi per un possibile rapporto duraturo che ha già superato la prova dell’affiatamento, anche fisico.

Dott. Roberto Cavaliere

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GLI UOMINI STRESSATI PREFERISCONO LE DONNE FORMOSE

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Donne “curvy” contro donne “taglia 0”: nel confronto, di fronte a un uomo stressato, vince la donna formosa che, secondo uno studio, appare agli occhi di lui come più matura e affidabile e, forse, anche più “consolatoria”, che dà sicurezza.
La donna formosa è dunque più ben vista dall’uomo sotto stress finanziario o lavorativo , ritengono gli psicologi londinesi dell’Università di Westminster che hanno condotto uno studio pubblicato su PLoS ONE.
Lo ritengono dopo aver reclutato 80 uomini sani, di peso normale, e di cui la metà sono stati sottoposti a stress per mezzo di un’intervista di gruppo piuttosto impegnativa e progettata in modo che li facesse sentire a disagio. L’altra metà del gruppo non ha subìto alcuna intervista stressante.
Dopo questa prima fase tutti i volontari sono stati invitati a osservare delle immagini di donne di varia taglia: dalla più piccola alla più grande, ossia da molto magra a obesa – con tutti i passaggi intermedi.
I risultati delle scelte hanno subito mostrato che tutti gli uomini tendevano a scartare gli estremismi, ovvero le troppo magre e le troppo grasse. Tuttavia, gli appartenenti al gruppo sottoposto a stress hanno mostrato una spiccata preferenza per le donne curvy, in carne. A differenza, i partecipanti del gruppo di controllo hanno mostrato di preferire le donne più magre.
Secondo il dottor Viren Swami e colleghi, la scelta per le donne formose può essere dettata dal senso di maggiore sicurezza che queste infondono e dalla possibilità che siano in grado di gestire meglio una crisi – che sia economica che di lavoro, finanche di relazione. Per cui i ricercatori ipotizzano che la dimensione del corpo possa fungere da importante segnale di maturità fisica e psicologica.
Secondo quanto mostrato nello studio, i ricercatori ritengono che le preferenze fisiche delle persone in fatto di partner possano cambiare a seconda delle circostanze. Questo processo lo chiamano “Ipotesi di Sicurezza Ambientale”, per cui una donna che presenti certe caratteristiche, a seguito di determinate situazioni, può comunicare attributi specifici ricercati dalla persona di sesso opposto in quel momento. Tra questi, la forza, il controllo e l’indipendenza.
Insomma, in un periodo d’incertezza per il futuro e crisi come questo le donne formose pare possano avere più possibilità di trovare il proprio partner, se ancora non ce l’hanno: non resta che mettersi in mostra.

INCONTRARSI A PRANZO CON L’EX SCATENA LA GELOSIA

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Stando a una ricerca uscita su PLos One, condividere il pasto con l’ex fa aumentare nel partner la percezione del rischio, suggerendo che sedersi a tavola insieme implichi anche qualcosa di più. Una situazione percepita come più intima da uomini e donne: è interessante, sottolineano infatti gli studiosi, che non siano state trovate differenze significative in termini di gelosia nei partecipanti allo studio di sesso maschile rispetto a quelli di sesso femminile.
Il dottor Kevin Kniffin insieme a Brian Wansink di Cornell University hanno analizzato le risposte di un gruppo di studenti universitari cui era stato chiesto di valutare il grado di gelosia di fronte a diverse ipotetiche occasioni di contatto fra ex partner. Risultato: pranzo e cena battono il caffè – anche se quello mattutino risulta comunque meno pericoloso di uno nel tardo pomeriggio, più allusivo – come  fattori scatenanti la gelosia, davanti a scambi di email o telefonici.
“Alla luce del fatto che la commensalità è parte del tessuto delle relazioni più intime fra le persone”, scrivono gli autori nel loro lavoro, “diventa chiaro che la pratica di mangiare insieme può avere un significato funzionale che va al di là del mero consumo di calorie”. Mangiare insieme, argomentano, implica componenti fisiche e sociali. “E il fatto che la commensalità al di fuori della coppia faccia scattare reazioni di gelosia porta a pensare che le persone riconoscono che mangiare insieme tenda a implicare, o a portare, a qualcosa che va al di là del solo cibo”.
Negli intervistati, il grado di “rodimento” è risultato quindi più elevato quando, incontrando l’ex, c’era di mezzo una tavola apparecchiata. Potenzialmente galeotta? Almeno su questo, uomini e donne sono d’accordo.

Dott. Roberto Cavaliere

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