INNAMORARSI DIPENDE DAL DNA

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Una ricerca dell’University of East Anglia ha dimostrato come l’innamoramento derivi da un fattore genetico che ci porta a scegliere un partner molto simile a noi.

Lo studio, pubblicato sulla rivista di settore Intelligence, è stato svolto analizzando il Dna di 1.600 coppie del Regno Unito. Tutte le coppie erano sposate o abitavano insieme. Il test ha sottolineato che i simili si attraggono o, come recita il detto, “chi si somiglia si piglia”. I ricercatori hanno dimostrato che coloro che avevano dei determinati geni, ad esempio quelli del successo scolastico, hanno scelto come partner per la vita una persona di buon livello culturale, quindi con un patrimonio genetico simile.

Scegliere il partner in base al Dna potrebbe portare a una ineguaglianza genetica e sociale in futuro, affermano gli studiosi, e si potrebbero creare forti squilibri in termini di educazione e reddito: “Le conseguenze di questo tipo di accoppiamento, che non è lasciato al caso, in materia di istruzione e capacità cognitive, sono rilevanti per la società e per il make-up genetico e quindi lo sviluppo evolutivo delle generazioni successive. Quando una crescente ineguaglianza sociale è guidata da una altrettanto crescente disuguaglianza biologica, le disparità nella società possono essere più difficili da superare e gli effetti possono sommarsi di generazione in generazione” ha affermato David Hugh-Jones, uno degli studiosi.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

LE COPPIE SERENE DORMONO MEGLIO

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Le coppie serene fanno sogni d’oro. E’ la cura e l’attenzione da parte del partner, il sentirsi considerati e la sensazione di sicurezza che trasmette il rapporto, che fa riposare meglio oltre a rendere migliori le giornate.

E’ quanto emerge da una ricerca della Middle East Technical University, in Turchia, in collaborazione la Bilkent University e tre Università americane, la Cornell University, la Wayne State University e la Penn State, pubblicata sulla rivista Social Personality and Psychological Science.

Gli studiosi hanno analizzato i dati relativi a 350 coppie americane tra i 30 e gli 80 anni. Ai partecipanti allo studio e’ stato chiesto come dormissero, se si svegliassero durante la notte e se prendessero qualche pastiglia per agevolare il sonno.

Alcune delle coppie hanno anche indossato un orologio da polso che ha monitorato i movimenti per una settimana, per fornire ai ricercatori dati oggettivi su quanto bene avessero effettivamente dormito.

Sono stati presi in considerazione anche altri elementi relativi a disturbi come l’ansia e altri problemi di salute.

Sommando insieme tutte le informazioni i risultati hanno evidenziato che coloro che avevano un partner sensibile, da cui si sentivano compresi e curati, dormivano meglio. “Nel loro insieme, le prove suggeriscono che la nostra migliore scommessa per una vita più felice, più sana e più lunga è avere un partner reattivo” conclude l’autore della ricerca Emre Selçuk.

SIMULARE L’ORGASMO

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Il 48% delle donne simula un orgasmo, secondo un sondaggio inglese diffuso dal Daily Mail, che ha coinvolto 3mila intervistate. Ed il 9% delle intervistate dice, addirittura, di fingere regolarmente. Il 7% delle donne chiude una relazione perché insoddisfatta sessualmente, magari colpevolizzando il partner, giudicandolo ‘troppo veloce’ (11%) o disinteressato ai preliminari (16%). In un caso su cinque, addirittura, mentre fanno l’amore, pensano ad un’altra persona, qualcuno di famoso o un amico. Senza mai confessarlo al partner, ovviamente.

Secondo un recente studio diffuso dalla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) il 30,1% delle donne lamenta problemi legati all’orgasmo, e il 26,9% di lubrificazione. Una ricerca analoga condotta in Usa dice, invece, che è del 43% la percentuale di donne statunitensi che soffrono di anorgasmia, in quanto l’orgasmo femminile è più difficile da raggiungere rispetto a quello maschile. Il problema è spesso di natura psicologica ma, secondo uno studio inglese, l’impossibilità di raggiungere il piacere dipende nel 45% dei casi dalla genetica.

Ma viene a vacillare anche la certezza dell’orgasmo maschile: stando ai dati di una ricerca condotta dall’Università del Québec, condotta su 230 ragazzi tra i 18 e 29 anni, il 28,68% degli intervistati ha confessato di aver finto l’orgasmo almeno una volta nel corso di una relazione durata almeno 4 mesi. Per la precisione, il 71% degli intervistati ha confessato di aver simulato l’orgasmo durante la penetrazione vaginale, il 21,7% durante quella anale. C’è anche un uomo su cinque che è riuscito a simulare durante una fellatio o un lavoro più, come dire, manuale. Ma, tecnicamente, non si sa come ci siano riusciti…

GLI OPPOSTI IN AMORE NON SI ATTRAGGONO

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Tendiamo a preferire persone che condividono i nostri stessi valori, punti di vista e persino pregiudizi secondo uno studio del Wellesley College e dell’Università del Kansas, pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology.

La somiglianza secondo gli studiosi è cruciale sin dall’inizio. “Pensiamo a due sconosciuti che iniziano a parlare perché casualmente si trovano seduti vicini in aereo, oppure a due persone a un appuntamento al buio. Fin dai primi momenti di battute imbarazzate, la somiglianza fra le due persone gioca un potente ruolo nelle interazioni future”, spiega la professoressa Angela Bahns, psicologa, una delle autrici dello studio.

Per la ricerca sono state analizzate 1.500 coppie, alle quali è stato chiesto di compilare un questionario su valori, punti di vista,pregiudizi. Dalla comparazione è emerso che c’era somiglianza fra i partner nella visione della vita, anche se le due persone si erano conosciute da poco. In un secondo esperimento, sono state analizzate coppie che si erano appena conosciute, che sono state poi seguite nel tempo. Non è stato osservato praticamente alcun cambiamento nella convinzioni. Per gli studiosi, questo significa che una relazione non cambia le opinioni di una persona. Tuttavia, concludono i ricercatori americani, per non chiudersi troppo è opportuno anche frequentare chi la pensa diversamente da noi.

L’abstract dello studio

L’AMORE ETERNO ESISTE E VA’ OLTRE LA MORTE

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L’amore eterno esiste e va oltre la morte secondo uno studio dell’Università dell’Arizona, pubblicato sulla rivista americana ‘Psychological Science’: il benessere di un partner continua ad essere influenzato dall’altro anche dopo la morte di uno dei due, con la stessa intensità di quando era in vita.

“Le persone a cui teniamo continuano a influenzare la qualità della nostra vita anche dopo la loro morte”, spiega Kyle Bourassa, dottorando di psicologia all’Università dell’Arizona e capo del progetto. L’equipe di Bourassa si era già concentrata in passato sull’apporto psicologico delle relazioni sentimentali alla vita delle persone. In studi precedenti i dottorandi di psicologia dell’Arizona avevano dimostrato come in una coppia la salute fisica e mentale dei partner fosse strettamente interdipendente.

Il nuovo studio mostra “che la qualità della vita di un vedovo o di una vedova – spiega Bourassa – risente dell’influenza del coniuge deceduto proprio come se questi fosse ancora in vita”. Gli scienziati hanno analizzato i dati provenienti dal progetto di ricerca Share, che coinvolge 80mila persone anziane di 18 diversi paesi europei più Israele.

Oltre a confermare la stretta dipendenza che c’è tra il benessere dei coniugi, la ricerca mostra che questo fenomeno continua anche dopo la morte di uno dei due partner, indipendentemente da età, stato di salute e anni di matrimonio. Ma ciò che colpisce è che il “legame” tra il partner deceduto e quello in vita non presenta differenze rispetto a quello tra coniugi ancora entrambi vivi.

Adesso la ricerca si focalizzerà sui motivi di questo stretto legame anche dopo la morte. “Quello che vogliamo sapere è se il solo pensare al coniuge è sufficiente per creare l’interdipendenza. Se è così, in che modo potremmo utilizzare queste informazioni per aiutare meglio coloro che hanno perso il coniuge?”

 

LA DIFFICILE RICERCA DEL VERO AMORE

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Il principe azzurro o la moglie perfetta si trovano solo dopo 22 appuntamenti , tre notti di passione e tre relazioni a lungo termine
LONDRA
L’amore arriva in media dopo 22 appuntamenti, tre storie di una notte e tre relazioni a lungo termine. Secondo alcune coppie intervistate nel corso del sondaggio del sito BT PodShow, la ricerca del principe azzurro o della donna della propria vita, può essere addirittura più ardua: occorrerebbero la bellezza di 50 appuntamenti con possibili partner che poi non si rivelano essere quelli giusti, e, secondo il 9% degli intervistati, almeno 10 notti di passione con persone che poi non si rivedono più. «Questi risultati potrebbero essere visti come una cattiva notizia da chi sta ancora cercando l’anima gemella», ha detto «l’esperto d’amore» del sito, il «dottor Cockney», che ha però aggiunto: «Per un fortunato 25% dei britannici tuttavia, sono necessari soltanto cinque appuntamenti per trovare la persona giusta». Le qualità più ricercate nell’altro sono la capacità di parlare e comunicare i propri sentimenti e una vita sessuale attiva. Tra i difetti nei confronti dei quali risulta impossibile fare compromessi, invece, spiccano la cattiva igiene personale, uno scarso senso dell’umorismo e poca destrezza sotto le lenzuola. A consolare i cuori solitari c’è ancora un altro dato. Secondo gli esperti questo fine settimana sarà uno dei momenti migliori dell’anno per trovare l’amore: oltre ad essere la prima giornata di primavera, domani sarà anche una notte di luna piena e i quattro giorni di vacanza pasquale contribuiranno a mettere tutti di buon umore. E si sa, un bel sorriso rilassato è sempre più sexy del volto preoccupato e stanco di chi farebbe di tutto pur di non andare al lavoro. «La primavera ha un chiaro effetto sul comportamento delle persone. È un periodo in cui la gente si sente più sicura di sè e aperta all’amore. I quattro giorni di vacanza ci danno il doppio del tempo libero di un fine settimana normale, quindi una doppia opportunità di divertirci e trovare l’amore», ha detto al Sun l’esperta di relazioni Jo Hemmings.
(21/3/2008 fonte www.lastampa.it)

PERCHE’ SI E’ FEDELI IN AMORE ?

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Volare di fiore in fiore o scegliere qualcuno per la vita? I misteri dell’amore hanno incuriosito per anni gli scienziati, che si sono interrogati a lungo sul perche’ molti siano felici di restare fedeli al proprio partner. E questo nonostante, a rigor di logica, rinunciare alla possibilita’ di relazioni adulterine non abbia senso, dal momento che l’uomo in genere privilegia i vantaggi immediati a quelli a lungo termine.
Ebbene, secondo lo psicologo sociale Gian Gonzaga il fascino della fedelta’ non e’ piu’ un mistero. L’esperto e’ convinto di aver capito come l’emozione d’amore ci tenga lontani dalle braccia di aitanti sconosciuti, e perche’ nel corso dei millenni la fedelta’ si sia evoluta come ‘collante’ delle famiglie.
Gonzaga, ex ricercatore dell’Universita’ della California attualmente al lavoro per un sito di cuori solitari, ha studiato 60 studenti che erano impegnati in relazioni sentimentali (in media da tre anni) sottoponendoli a un test per rilevare il grado di coinvolgimento amoroso e la fedelta’. Nel corso del test, a tutti venivano mostrate foto di un affascinante giovane, o di una bella fanciulla misteriosa. Mentre eseguivano l”esame’, gli studenti dovevano cliccare un’icona speciale, ogni volta che pensavano alla bellezza tentatrice.
In particolare, si legge sul ‘Daily Mail’, 20 studenti dovevano raccontare per iscritto i momenti in cui si erano sentiti piu’ innamorati del loro partner. Altri 20 dovevano descrivere gli episodi ‘bollenti’, in cui si erano sentiti piu’ attratti sessualmente, mentre gli ultimi potevano raccontare quello che volevano.
Cosi’ il ricercatore ha scoperto che il gruppo degli ‘innamorati’ cliccava la foto tentatrice solo un terzo delle volte rispetto al gruppo degli ‘accesi dal desiderio’, e un sesto rispetto al gruppo quelli di controllo.
Insomma, l’amore e’ come un antidoto contro le tentazioni. “Questo – dice infatti Gonzaga – suggerisce che l’amore abbia una funzione distinta dal desiderio, e possa agire come una sorta di dispositivo che aiuta a mantenere l’impegno”.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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AMORE PER I FIGLI

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L’amore per i figli nasce dalla testa
L’istinto di difesa si trova in una regione del cervello che guida i grandi a prendersi cura dei piccoli
LONDRA, (Regno Unito) – Sono tanti i motivi per cui papà e mamma si prendono cura della propria prole. Ci sono motivi romantici (figli dell’amore), motivi evoluzionisti (conservazione della specie), motivi di buon senso e motivi puramente organici. A questo proposito i neuro scienziati dell’Università di Oxford hanno scoperto la zona del cervello incaricata di questo tipico sentimento di cura genitoriale, giungendo a importanti conclusioni anche nella spiegazione dei cattivi comportamenti dei grandi.
LO STUDIO – La ricerca inglese, come riferisce l’agenzia di stampa Reuters, oltre a fornire una visione scientifica dell’amore parentale, è cruciale nello spiegare le crisi depressive post-parto e gli episodi in cui mamma e papà tradiscono questo istinto. Secondo Morten Kringelbach, neuro scienziato che ha collaborato alla realizzazione dello studio, «si tratta di una teoria che precede addirittura le teorie evoluzioniste di Darwin». In sostanza, se i genitori non prestano le cure necessarie ai piccoli sarebbe colpa di una scarsa attività di una zona del cervello chiamata corteccia media orbitofrontale, situata in prossimità di un’area deputata al riconoscimento facciale. Quest’area del cervello, come è stato osservato empiricamente, reagisce in maniera vistosa solo di fronte al viso dei bambini. E quando qualcosa si inceppa l’istinto di tenerezza può venire meno.
TUTTO L’AMORE CHE C’È – Desmond Morris, lo studioso che per primo ha applicato le teorie e le tecniche di osservazione dell’etologia all’uomo, aveva già spiegato moltissimo dell’amore per i figli, osservando come i neonati, per massimizzare le possibilità di sopravvivenza, possiedono naturalmente alcune caratteristiche fisiche che sembrano “studiate” per commuovere anche l’adulto più cinico, stimolando in maniera spontanea un istinto di protezione nei grandi. Le pupille dilatate, il modo di guardare, la forma della testa: tutto sembra congegnato da madre natura per suscitare la protezione. Ma la ricerca va molto oltre questa visione, e ne fa una questione di pura attività cerebrale: la velocità impressionante con cui il cervello reagisce alla vista di un viso infantile trasforma questa reazione in un istinto quasi irrefrenabile. E se tutto funziona, per l’equipe di Oxford, non basta il degrado culturale, sociale, economico, non basta l’egoismo e neppure la cattiveria (ammesso che esistano esseri umani naturalmente cattivi) a spiegare l’infanticidio o la negazione di cure ai nostri bambini.
Emanuela Di Pasqua27 febbraio 2008 (fonte www.corriere.it)

AMORE FRA COLLEGHI UTILE PER LA PRODUTTIVITA’

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Roma, 29 feb. (Adnkronos) – Scrivanie ‘roventi’ a vantaggio della produttività, almeno in Norvegia. Sembra infatti, secondo uno studio della sessuologa norvegese Elsa Aalmas, che l’amore faccia bene al lavoro: le relazioni tra colleghi favoriscono il rendimento. Alla ricerca, che confuta un diffuso pregiudizio contro i flirt in ufficio, fa eco uno studio condotto in Italia dall’associazione ‘Donne e qualità della vita’ che, sotto la guida dalla sessuologa Serenella Salomoni, ha approfondito l’argomento su un gruppo di 480 italiani fra i 25 e i 55 anni, concentrandosi sulle dinamiche di un eventuale rapporto con il proprio capo. Dalla ricerca norvegese emerge che un lavoratore su cinque ha avuto almeno una relazione con un collega, e una coppia su dieci si è formata proprio sul posto di lavoro. In generale, poi, la gran parte degli intervistati è convinta che una storia con un vicino di scrivania dia più felicità ed energia: dunque si rende di più. “Le persone che legano con i colleghi – assicura la Aalmas – conoscono meglio i propri sentimenti e questo produce più energia e più capacità di lavoro”. Ad analoghe conclusioni è arrivato lo studio italiano curato dalla Salomoni. Le persone intervistate e innamorate di un collega o di un superiore, sostengono di essere più produttive nel 65% dei casi. Un intervistato su tre afferma di superare abbondantemente l’orario di lavoro pur di stare vicino al partner. Con, a suo dire, ricadute positive per il proprio operato. Inoltre uno su due confessa di andare al lavoro più volentieri. Uno su cinque svela di portarsi perfino del lavoro a casa per mantenere un rapporto ideale e a distanza con la persona amata. Sempre secondo lo studio, non è vero che le relazioni in ufficio pregiudichino i rapporti di lavoro. Anzi: il 38% del campione sostiene di aver un buon rapporto con i colleghi, il 26% lo giudica discreto e il 36% grazie all’afflato amoroso pensa anche di più al lavoro. Inoltre, a tutto vantaggio dei datori di lavoro, chi è innamorato cambia posto mal volentieri. Un intervistato su sette ha addirittura rivelato di aver rifiutato offerte di altre ditte con aumenti di stipendio o promozioni solo per poter stare vicino alla persona amata. Nel dettaglio, il 65% delle donne innamorate in ufficio ha una relazione con un uomo in una posizione gerarchica superiore. Nel 20% dei casi la relazione è con un pari grado e soltanto il restante 15% del campione ha un flirt con un collega in una posizione inferiore. E le lavoratrici con una liason con un superiore sono anche disposte ad ammettere (una su tre) che tra i loro obiettivi c’è anche la possibilità di un avanzamento di carriera. Esigua, però, la percentuale di chi ammette di farlo esclusivamente per avanzare di grado. Appena il 15% delle donne definisce la propria relazione lavorativa ‘strumentale’, come il 5% degli uomini.
Dott. Roberto Cavaliere
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